Mosca è pronta a mediare di Cesare Martinetti

Mosca è pronta q mediare Mosca è pronta q mediare EEltsin ingiunge a Washington «La prossima volta consultateci» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mosca è pronta ad un ruolo di «mediazione» tra Iraq e alleati, ma attende un gesto di buona volontà politica da parte di Baghdad. Annunciata lunedì con una dichiarazione che la smarcava dalle posizioni alleate dopo l'ultimo bombardamento americano, la svolta nell'atteggiamento russo è arrivata ieri sera con questa dichiarazione del portavoce del ministero degli Esteri, Iastriembskj: «Se davvero vi fosse un gesto di buona volontà da parte irachena, la Russia potrebbe condurre azioni politiche per attenuare l'isolamento internazionale dell'Iraq, anche perché abbiamo sempre conservato un contatto con Baghdad e siamo pronti alla mediazione tra il governo iracheno e gli alleati». In mattinata, in modo più sfumato, quasi per preparare il terreno alla svolta che sarebbe stata annunciata più tardi dal suo portavoce, il ministro degli Esteri Andrey Kozyrev aveva invece voluto semplicemente chiarire che non vi sono «ambiguità» nella politica russa sull'Iraq. Kozyrev ha confermato di volere un riesame della situazione nel Golfo all'interno del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ma precisando di non averne chiesto la convocazione straordinaria. Per sottolineare l'importanza del nuovo ruolo autonomo giocato nella diplomazia internazionale, Mosca ha fatto sapere di aver comunicato la richiesta in sede Onu a tutti i Paesi del Golfo e di aver ricevuto dagli Emirati Arabi e dall'Arabia Saudita espressioni di «apprezzamento della linea seguita per sostenere la legalità internazionale». Kozyrev ha poi aggiunto che vi sono ragioni «sufficienti per esaminare la questione della convocazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu». E queste «ragioni» sono le stesse espresse lunedì: «La richiesta della realizzazione delle risoluzioni Onu deve essere ancora sostenuta perché Baghdad non le vuole osservare». Resta dunque inalterata l'adesione della Russia alle ragioni della coalizione alleata. Dove sta il dissenso? Nelle azioni militari, cui peraltro Mosca non ha mai partecipato. Ha spiegato il ministro degli Esteri: «La Russia e le forze di coalizione avrebbero dovuto collaborare più strettamente nella decisione delle azioni da intraprendere. Per noi è estremamente importante la sicurezza dei cittadini russi che vivono a Baghdad». Questo scarto dalle posizioni alleate (sottolineato anche dalla richiesta presentata dall'ambasciatore Lukin di essere consultato prima di ogni ulteriore attacco militare) consente ad Eltsin di raggiungere un obbiettivo all'esterno e uno all'interno riducendo tensioni con l'opposizione conservatrice e con il centro moderato dell'Unione civica, il cui giornale, Rabochaja Tribuna, ha definito l'ultimo bombardamento su Baghdad un «atto di banditismo contro l'Iraq reso possibile solo grazie alla posizione della Russia». Cesare Martinetti Il presidente russo, Boris Eltsin

Persone citate: Andrey Kozyrev, Boris Eltsin, Eltsin, Kozyrev, Lukin