IL GIUDIZIO DELLA VERITÀ di Furio Colombo

IL GIUDIZIO DELLA VERITÀ' IL GIUDIZIO DELLA VERITÀ' CLINTON era sulla strada di Washington, nella grande colonna di autobus che ripercorreva simbolicamente la strada di Jefferson, e già i commentatori televisivi, i columnist, gli esperti di «presidenza» (una specialità americana che equivale al nostro infinito dibattito sui partiti) parlavano di promesse infrante, come se fosse questa la grande notizia del momento, più ancora di quella della tregua appena offerta da Saddam. Per capire come si possa giungere così presto a giudicare quello che non è ancora accaduto, bisogna ricordare che l'America è ancora sotto shock, lo shock della famosa frase di George Bush: «Read my lips, no new taxes» (leggete le mie labbra, non ci saranno nuove tasse). L'America è un Paese ossessionato dalla verità. Una cosa o è o non è. E' anche un Paese realistico e sa che sono necessari sacrifìci. Ma detesta l'inganno. Questo, naturalmente, accade dovunque. Ma negli Stati Uniti i politici hanno un margine di manovra più stretto perché non esiste cinismo. Se dici una cosa la devi fare. Un presidente che godeva stima, come George Bush, aveva promesso in modo solenne di non toccare le tasse. Ha infranto la promessa e non è stato più perdonato. Comincia in quel punto la strada di Bill Clinton, il vento di vittoria che oggi lo porta a Washington. Finita la festa, Clinton farà bene ad adottare uno stile sobrio, un comportamento severo, e a tenere d'occhio il perìcolo di ap- Furio Colombo CONTINUA A PAGINA 2 TERZA COLONNA

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, George Bush, Read

Luoghi citati: America, Stati Uniti, Washington