COM'È FINITA MALE LA PRIMA REPUBBLICA

COM'È'FINITA MALE LA PRIMA REPUBBLICA COM'È'FINITA MALE LA PRIMA REPUBBLICA LA prima repubblica è proprio finita. Non lo dico, come la maggior parte degli italiani, con un sospiro di sollievo o addirittura con aria di trionfo. Lo dico con un senso di amarezza, non perché creda che non meriti di fare la fine ingloriosa che ha fatto o sta facendo, ma perché una conclusione così miseranda è l'espressione del fallimento di tutta intera la nazione, e non solo della classe politica che è ormai continuamente e rabbiosamente messa sotto accusa da parte di coloro che per anni l'hanno sostenuta e le hanno offerto il consenso necessario per governare. Come Paese democratico, come Stato di liberi cittadini, abbiamo fatto, bisogna riconoscerlo, una pessima prova. Non lancio accuse indiscriminate, a destra e a sinistra, in alto e in basso, perché, quando tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole. Ma se la maggior responsabilità spetta a coloro che, occupando per anni indisturbati con uria continuità che non ha confronti in altri Paesi i posti da cui si prendono le decisioni che valgono per tutti, non le hanno permesso di sopravvivere, una parte di responsabilità spetta anche ai molti (mi ci metto anch'io fra questi) che l'hanno lasciata morire. Da quanto tempo eravamo certi, anche se non ne avevamo prove giudiziali, che un bel numero di nostri uomini politici fosse corrotto, perché viveva ostentatamente al di sopra delle sue possibilità, ma abbiamo dovuto aspettare che un gruppetto di magistrati, più solleciti e coraggiosi di altri, scoprisse quel che vi era di perverso nei rapporti tra affari e politica? Ci rendiamo conto di quel che accadrebbe se in tutte le città d'Italia si svolgessero analoghe inchieste? Da quanto tempo avevamo la certezza che la mafia fosse un cancro che corrodeva il Paese, e dalla Sicilia dov'era di casa si stava estendendo in tutta l'Italia, una piaga vergognosa, occasione di giudizi sprezzanti e sferzanti in tutto il mondo civile, ma quanto tempo è oc corso perché ci si decidesse a combatterla con fermezza, serietà e rigore, e quante volte questa battaglia è stata co¬ minciata e poi interrotta, e quanti morti ammazzati abbiamo dovuto commemorare prima di poter ammettere che forse, sì, la piovra poteva essere sconfitta? La prima repubblica è finita, anche se da tempo era sopravvissuta a se stessa. Almeno da quando, dopo la crisi internazionale del 1989, la nostra democrazia zoppa che si reggeva soltanto su una gamba, la coalizione dei partiti non comunisti, cosiddetti democratici, avrebbe potuto cominciare a camminare con tutte e due, sicché il pentapartito, ultimo baluardo di una democrazia senza alternativa, aveva perduto la propria ragion d'essere, e a maggior ragione l'ha persa ora il quadripartito, che non solo è più debole ma è destinato a perdere voti a ogni elezione. Basta clare un'occhiata alle statistiche elettorali per^accorgersi che i quattro partiti dell'attuale coalizione, che hanno sempre avuto nelle elezioni passate più del 50% dei voti, per la prima volta sono scesi al di sotto nelle elezioni del 5 aprile e in quelle locali del dicembre scorso sono ulteriormente scesi a poco più del 40%. La forza dell'attuale coalizione, di cui sarebbe stolto negare, almeno sinora, lo stato di necessità, dipende esclusivamente dalla debolezza dell'opposizione, anch'essa più che mai frantumata e composta da partiti che hanno ben poco in comune tra loro. Accanto a una sinistra estrema e a una destra estrema che hanno formato gli schieramenti d'opposizione per decenni, si è oggi formato un partito di opposizione, la Lega, che si potrebbe chiamare paradossalmente di estremo centro, che, in quanto tale, mette in pericolo i tradizionali partiti di centro, il socialista e il democristiano, i maggiori responsabili della crisi mortale di oggi. Accanto al partito di estremo centro sono sorti, a rendere più complesso e meno efficace lo schieramento dell'opposizione, piccoli partiti di mera protesta e non di proposta. Un partito di protesta può Norberto Bobbio CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Norberto Bobbio

Luoghi citati: Italia, Sicilia