Il re e il suo boia (modalità d'uso)

16 l patibolo. A Saint-Just, strettamente personale Il re e il suo boia (modalità d'uso) DNA definizione di «mio prossimo», che posso amare perché c'è parola, c'è scambio, mi è facile: è mio prossimo chi abbia il senso della storia, con un po' di date e di nomi nella memoria. E' mio prossimo chi sappia darmi una risposta qualsiasi se dico: pesa ancora, quel regicidio, o più nulla? E' ancora più mio prossimo chi risponda che quell'evento non si è esaurito, che attende ancora di essere chiarito in quel che non ne apparve, e sappia nello stesso tempo che, se la storia pesa, non è però che simbolo e nulla. L'uomo porta dei carichi, ma sotto quei carichi c'è veramente qualcuno? Tuttavia, è una parola di Victor Hugo sulla Rivoluzione, non si può restare indifferenti davanti a quel «grande passaggio d'ombre». Memoria e storia Immensa è la quantità dei libri di storia coi quali non ci si annoia, pieni di materia su cui riflettere, ma se non c'è la memoria, se nel cuore non penetra nulla, se i fili col passato sono spezzati, quei libri sono una nebulosa spettrale, specchi del vuoto. Ed è penoso sondare nella gente se c'è o no memoria: in un vorticare senza freni di memorie artificiali con giganteschi apparati, senti con un disagio di avvertimento che il ricordo non sussiste più che nelle masticazioni senza fine (di rancore o di struggimento) di un Io miserabile prigioniero della propria infanzia, un Io intrauterino che non conoscerà mai l'aperto, più pericoloso che misterioso, mentre un rapporto veramente cordiale presuppone almeno mille anni di riconoscibile patrimonio mentale comune. L'età innanzitutto. Già i,quarantenni oggi non hanno più un passato. E via via che gli anni calano e arriviamo alle recenti anagrafi i cuori perdono i riferi- menti storici, le fascinazioni televisive mostrano i loro effetti di abbuiamento, per tanti giovani crateri lunari Luigi XVI chi sarà stato? E i Romanov? E il 19 luglio 1936? E MacArthur? E Gesù Cristo? Saranno pur sempre umanità, ma mio prossimo non sono. L'amputazione di memoria storica crea dune in movimento di vite sonnolente, ai margini dell'ebetudine, viziose, impenetrabili... Mancare di memoria è il più profondo dei peccati biblici: esclude dalla comunità eletta, cancella dal libro.dei viventi. , ,■„ Modernamente, l'assenza di memoria rende capaci di tutto, e di subire, anche, tutto, senza fiatare. Se c'è un resto, ancora, di paesaggio italiano, è dovuto ad un resto di trasmissione di memoria: ma gli amputati definitivi sono già nati da un pezzo. «Fui giovane e ora vecchio» canta il salmo 37, e mentre il secolo in cui fui ributtato all'esistere dopo una pausa di cui ignoro la durata e le combriccole, sgranava il suo rosario d'infamie, la mia vispa memoria piantava le bandierine e ricorda tutto, da Bresci a Saddam, e non finisce d'interrogare ombre e «abbracciar l'urne», e uno storico non sono per niente, filostorico neppure, sono semplicemente uno che ha la passione del destino umano. Manzoni rammentava i nomi di tutti i deputati della Convenzione: all'epoca del regicidio Alessandro era un ragazzino, e non è mai, la sua, erudizione superflua, è predominio di passione umana. Nella mia camera non ci sono dei santi: c'è una stampa col ritratto di Carlotta Corday, pugnale sacro: forse non proprio somigliante alla vergine girondina, ma veglia e protegge. Dove c'è il ricordo, lì ci sono Dei. L'assemblea che votò la morte del re era un manicomio,-come lo Smolny dell'ottobre 1917 a Pietroburgo o il Senato romano quando doveva inchinarsi a divinità che si chiamavano Nero- ne, Caligola, Domiziano, Eliogabalo e consentire a tutto. Ma non stava trionfando la Ragione dei filosofi? Era così: tuttavia la scatola cranica in quel feroce semicupio di razionalità aveva cominciato a sciogliersi e dai buchi di quel trionfo uscirono il 17 gennaio 1793 i 387 voti dei regicidi, una maggioranza netta, ma contrastata (334 voti incruenti). Nel 1791 la persona del re era stata legalmente giudicata inviolabile: due anni dopo, il terrore giacobino lo consegnava al boia. Si era premuto bene il respiro della citta: un ordine terroristico quasi perfetto, esemplare per il futuro, con la mobilitazione totale dei cittadini, la canaglia entusiasta, i renitenti e i curiosi, tra migliaia di guardie armate e cannoni, e caterve di spioni. Il voto per la morte, dato da un grande artista, David, specialmente rattrista. Chi sa riprodurre col segno e i colori la figura umana non ha il diritto di disfarla versandone il sangue. «La rivoluzione comincia quando il tiranno .. finisce» (Saint-Just.-discorso del 27 dicembre 1792). Lenin dovette ricordarsi di queste parole, quando ordinò il massacro di casa Ipatiev. L'eloquenza di SaintJust è perfetta: è la Ragione in uno dei suoi culmini di demenza: «Questa umanità di cui vi parlano, è crudeltà verso il popolo», «Se il re è innocente, il popolo è colpevole», «Quale rapporto di giustizia ci può essere tra l'umanità e i re?», «quest'uomo deve regnare o morire», «egli deve morire per assicurare la tranquillità del popolo, perché era nei suoi piani l'oppressione del popolo per assicurare la tranquillità propria», «la regalità è un crimine eterno contro il quale ogni uomo ha il diritto di ribellarsi e di armarsi». I geni dell'inglese Applica bene l'orecchio: il diamante di queste argomentazioni è sporco, il sottofondo di questa eloquenza perfetta è il crepitare di un delirio implacabile e verranno giorni, dopo di allora, in cui sarà sparito il velo superficiale di una catena di raziocina apparenti come questi, eleganti ruffiani di omicidio, e non ci sarà,più che, il crepitare della mitraglia dei, deliri, in tedesco, in russo, in italiano, in arabo, in spagnolo... (Grazie a Dio, la lingua inglese si è salvata, finora; ha un genio refrattario). Redigiamo pure il più comple¬ to elenco dei disastri delle monarchie di diritto divino, ma la sterminata filza di repubbliche laiche, teocratiche, totalitarie nate dal sangue dell'ultimo Capete vorrei mostrargliela, a Saint-Just, fargli tremare le ginocchia, farlo arretrare di spavento. I tamburi del 21 gennaio 1793 aprirono la marcia verso il crescere indefinito del rimbecillimento umano. Ci furono delle pause, qualcuno c'è ancora che si sforza di fermarlo, ma la corsa, duecento anni dopo, si è fatta frenetica. Il numero delle repubbliche è in continuo aumento, e anche quello dei professori: quel che non è in diminuzione tangibile è il delirio. Ma Saint-Just era un Jeckyll-Hyde repubblicano: quando era Jeckyll ragionava da illuminato; per questa sua duplice natura e genialità è più interessante di tutti gli altri. Tutti i re primitivi erano sacrificati: era legge della tribù, volontà di un Dio. Il sacrificio consumato il 21 gennaio 1793 è la perla più grossa di quella collana di anonimi sacrificati: la differenza è che gli altri non lo furono per motivi filosofici, con voto assembleare, e non furono uccisi per distruggere un mondo, una cultura: la loro morte perpetuava una discutibile tradizione. Grattando però il regicidio giacobino, riemergono i motivi ancestrali, e la parola potrebbe passare all'etnologo e allo junghiano. Un'altra differenza è che gli antìchùre tribali sacrificati non trascinarono con sé, nei regni dell'ombra, una discussione interminabile e una instaurabile lacerazione. Nessuno si sogna di discutere se fu giusto o no scannare e divorare un re australiano, sia pure con attributi e aura divina, mentre il giusto e l'ingiusto nella messa a morte sacrificale di i Luigin,XVI tuttora bruciante, dovè c'è una coscienza soggetta al martirio della riflessione. Guido Ce ranetti IH ""MBk

Persone citate: Bresci, Carlotta Corday, Gesù, Hyde, Lenin, Luigi Xvi, Manzoni, Romanov, Victor Hugo

Luoghi citati: Pietroburgo