Clinton: bravo George farò come te

Elogi a Bush a poche ore dal passaggio di consegne, «una risposta appropriata e potente» Elogi a Bush a poche ore dal passaggio di consegne, «una risposta appropriata e potente» Clinton: bravo George, farò come te // nuovo Presidente alterna feste e consigli di guerra WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A una manciata di ore dall'inaugurazione della sua presidenza, Bill Clinton alterna cerimonie e festeggiamenti con «briefing» militari, ma non sembra affatto a disagio e ieri ha espresso il suo sostegno alla stategia di George Bush contro Saddam Hussein in forme ancora più decise che nei giorni scorsi. «Io appoggio pienamente l'azione del Presidente Bush - ha dichiarato il presidente-eletto durante un incontro con i diplomatici della capitale, svoltosi alla Georgetown University . Le continue provocazioni di Saddam Hussein - ha aggiunto sono state fronteggiate con una risposta appropriata e potente. La politica di questo Paese - ha assicurato - rimarrà la Politica Americana anche dopo il 20 gennaio». Le maiuscole erano nel testo. Dopo l'oscillazione della scorsa settimana, quando, in un'intervista al «New York Times», pur riaffermando il suo sostegno a Bush, ha lasciato intuire la possibilità di future «relazioni normali» tra Stati Uniti e Saddam, se quest'ultimo rispetterà le risoluzioni dell'Orni, Clinton, protestando di essere stato male interpretato, ha ripetutamente ribadito la sua irriducibile ostilità al dittatore iracheno. «Non ci potranno mai essere relazioni normali con l'Iraq finché Saddam è al potere», ha annunciato il suo vice Albert Gore. Clinton, per il resto, ha mostrato di aver molto apprezzato il bagno di folla che lo ha accolto domenica nella capitale e non ha mostrato alcun segno di fastidio per il fatto che le televisioni erano più impegnate a trasmettere immagini della guerra nei cieli sopra Baghdad che,quelle della cerimonia al Lincoln Memoria!, dove cantanti come Diana Ross, Michael Jackson e Tony Bennet intonavano per lui i loro successi. In qualche modo, questa è stata per lui una scelta obbligata. Se avesse protestato perchè Bush gli rubava la scena o preso le distanze dall'azione delle forze armate del suo Paese, gli americani non lo avrebbero perdonato. Ma Clinton è apparso particolarmente convinto e questa, oltre che obbligata (e forse sentita), è stata anche una scelta astuta. Gli uomini del suo «staff», a chi insinua che forse Bush ha rovinato la festa al nuovo Presidente, rispondono decisi e quasi sorpresi: «E' vero esattamente il contrario. Bush ha fornito a Clinton la possibilità di dimostrare una cosa importante: che siamo una nazione unita e che c'è una perfetta continuità di potere». Alcuni aggiungono che, se la guerra, come si dice in gergo, ha tolto a Clinton, un po' di «minutaggio» televisivo, ha in compenso creato una tensione politica che ingrandisce e magnifica la sua entrata in carica. Alloggiato con Hillary e Chelsea alla Blair House, la foresteria della Casa Bianca, collocata sul marciapiede opposto proprio di fronte ad essa, Clinton potrebbe essere quasi visto dallo sfrattato Bush la mattina quando si fa la barba. Ma Bush non c'è, essendo rimasto a Camp David, per lasciare al suo successore la città intera. Ieri mattina, il presidenteeletto è uscito dalla Blair House all'alba per il consueto «jogging» al piccolissimo trotto, coprendo circa 5 chilometri in mezz'ora. La sera prima aveva disertato il tanto annunciato «Blue Jeans Bash», il ballo informale in cui erano di rigore i pantaloni di tela stinta, e possibilimente ventilati da qualche strappo secondo la moda attuale, che sono stati il simbolo della generazione di Clinton e sono ancora la bandiera di tanti giovani. Era una festa a cui Clinton teneva, ma ha dovuto rinunciarvi per un incontro con il capo di stato maggiore Colin Powell, che gli ha fornito le ul- time informazioni sulla situazione in Iraq. Più tardi, nella giornata di ieri, il presidente quasi in carica ha incontrato un migliaio di giovani della Georgetown University, fiera di salutare in lui il suo unico alunno diventato primo cittadino degli Stati Uniti. E' seguito un pranzo, programmato da tempo e organizzato dopo molto lavoro anche da parte di investigatori privati, con 53 «Facce della Speranza», 53 cittadini che avevano particolarmente colpito Clinton durante i suoi viaggi in campagna elettorale. Persone umili, afflitte da diversi tipi di disgrazie, spesso rintracciate con fatica. Benjamin Edwards, per esempio, un barbone di Philadelphia. Oppure Ricky Mullins, un disoccupato del Tennessee. O Patricia Wetzel, del Texas, colpita da Aids per un'iniezione con un ago infetto. «Pompa e populismo», ha titolato ieri, in prima pagina, il «New York Times». Paolo Passarmi Il suo vice Albert Gore: con Baghdad non ci potranno essere relazioni normali fino a quando Saddam resterà al potere . *v«r v a." Le famiglie di Bill Clinton e Al-Gore nella festa di Washington sullo sfondo della folla e del Lincoln Memorial Qui a fianco il generale Colin Powell si reca all'incontro con il Presidente eletto [FOTO ANSA e AP]

Luoghi citati: Baghdad, Iraq, Stati Uniti, Tennessee, Texas, Washington