Gran finale di Bush nei cieli iracheni

Le vittime sarebbero ventuno, falso allarme in Arabia Saudita per il lancio di uno Scud Le vittime sarebbero ventuno, falso allarme in Arabia Saudita per il lancio di uno Scud Gran finale di Bush nei cieli iracheni Dieci attacchi, abbattuto un altro caccia di Baghdad WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per la terza volta in sei giorni gli Stati Uniti hanno scaricato, ieri mattina, bombe sull'Iraq. Agli attacchi, una decina, si sono associati, come mercoledì scorso, aerei delle aviazioni inglese e francese. Più tardi nella giornata, un FI5 americano ha abbattuto un altro Mig25 iracheno nella regione curda. Sette degli obiettivi della mattina erano collocati nella zona protetta a Sud del 32° parallelo e due nell'altra «no fly zone» a Nord del 36°. Sono stati prese a bersaglio postazioni missilistiche e impianti radar. «Abbiamo cercato di finire il lavoro lasciato a metà la scorsa settimana», ha informato un funzionario della Casa Bianca. Ma non è affatto chiaro se l'uso del verbo «finire» significa, in questo caso, che non ci saranno più attacchi almeno di qui all'insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti, che avverrà domani a mezzogiorno. Anzi, il rappresentante iracheno all'Onu, Nizar Hamdoon, che, data la sua posizione, ha mantenuto un filo di contatto con le diplomazie occidentali, si è detto convinto che «seguiranno presto altri attacchi». L'agenzia di stato irachena, Ina, sostiene che, come conseguenza dei nove attacchi di ieri, sono morte 21 persone e che il totale delle vittime di questa nuova ondata di guerra tra la coalizione occi- dentale e l'Iraq è salito a 42. L'azione di ieri ha avuto luogo in piena luce a partire dalle 9 e 30 del mattino, ora irachena (quando negli Stati Uniti era l'I e 30 di notte), a meno di 24 ore dal lancio di una quarantina di missili «Tomahawk» su Baghdad. E' durata in tutto circa tre ore. Vi hanno partecipato, complessivamente, circa 75 aerei, compresi alcuni Tornado inglesi e un paio di Mirage francesi, questi ultimi, a quanto si è saputo, con semplici compiti di copertura. A differenza dell'attacco di mercoledì scorso, per quanto riguarda gli americani, l'operazione è stata condotta interamente dal'Aviazione, mentre gli aerei della Marina, collocati sulle navi che pattugliano il Golfo Persico e il Mar Rosso, ' hanno svolto soltanto compiti di appoggio. La parte della missione che era stata pianificata è quella che ha interessato la regione meridionale irachena, mentre gli attacchi nel Nord, nei pressi di Mosul, hanno avuto luogo dopo che aerei americani in pattugliamento hanno rilevato di essere stati inquadrati da radar iracheni a terra. Il grosso degli obiettivi presi di mira era collocato nelle vicinanze di Samawa, circa duecentocinquanta chilometri a Sud di Baghdad, e di Nasiryia. Lì erano collocati quasi tutti i bersagli mancati durante il primo attacco, quello di mercoledì scorso. «Questa azione - si legge in una dichiarazione della Casa Bianca letta ai pochi giornalisti presenti all'alba nella sala stampa - è stata intrapresa in risposta alle mosse irachene volte a ricostituire i sistemi missilistici terra-aria nella regione a Sud del 32° parallelo e alla politica apertamente proclamata da parte dell'Iraq di sfidare le zone di non volo». «Il governo iracheno - conti- nuava la dichiarazione - è stato avvertito che ulteriori tentativi di minacciare le operazioni di volo condotte dagli aerei della coalizione per controllare la sua osservanza alle risoluzioni dell'Onu saranno affrontate con la forza e senza preavvisi». Non c'è quindi ragione, almeno per il momento, di prevedere una cessazione degli atti di guerra, dal momento che le Nazioni Unite hanno rinnovato ieri la richiesta per l'atterraggio in Iraq dei loro commissari nei prossimi tre giorni e il governo di Baghdad non ha ancora risposto. Nella serata di ieri, prima che il Pentagono annunciasse che un altro Mig iracheno era stato abbattuto nel Nord, le sirene di allarme avevano suonato ancora a Baghdad, il cui cielo è stato di nuovo illuminato da sinistri traccianti. Ma le autorità americane hanno negato che un nuovo at- tacco fosse in corso sulla capitale irachena. Anche nella capitale dell'Arabia Saudita è risuonato minaccioso il suono delle sirene come due anni fa, in questo caso per segnalare il possibile arrivo di un missile Scud iracheno. Ma si trattava di un falso allarme. Sul piano politico, la Russia, per la prima volta, ha manifestato qualche segno di disagio dopo i missili piovuti su Baghdad. Un portavoce del ministero degli Esteri di Mosca ha auspicato che le ritorsioni alleate siano «proporzionate» alle violazioni irachene e ha annunciato la richiesta che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu venga riconvocato per fare il punto sulla situazione. Anche la Lega Araba mostra di non apprezzare la pioggia di bombe sull'Iraq, pur non denunciandola apertamente e mentre i rappresentanti di molte diplomazie arabe si chiedono soprattutto perché Saddam continui a provocare e quali siano le sue intenzioni. L'opinione pubblica americana appare ancora piuttosto compatta. Bush sa di essere esposto a critiche, ma la sua principale preoccupazione sembra quella di dimostrare che, anche se lui è politicamente sconfìtto mentre il suo nemico Saddam è ancora in piedi, questo non significa che Saddam alla fine ha vinto la partita e gli Stati Uniti l'hanno invece persa. Paolo Passarmi Un portavoce Usa «Siamo andati a finire il lavoro» Ma sono attese nuove missioni GLI AEREI USA PARTITI DAL QUARTIER GENERALE DI DAHREIN [ARABIA SAUDITA] COLPISCONO DUE POSTAZIONI RADAR A SUD DI MOSUL SEMPRE A NORD DEL 36° PARALLELO NELLA ZONA CURDA.UN MIG IRACHENO VIENE ABBATTUTO DA UN F15 DELL'AIR FORCE TEHERAN ALTRE INCURSIONI AMERICANE A SUD DEL 32° PARALLELO, NELLA ZONA SCIITA: ALMENO 3 POSTAZIONI DI RADAR E MISSILI VENGONO COLPITE NELLA REGIONE DI NASIRIYA

Persone citate: Bush, Nizar Hamdoon