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I LETTERE AL GIORNALE IL LUNEDI' DI O.d.B. Scalfaro, cravatta al collo efuoco a volontà Ce n'è per tutti I lettori della Stampa sono sempre più severi. Capisco che si tratta della gravità del momento. Ma proprio non si salva nessuno. Hanno la stessa intransigenza e lo stesso orgoglio dei loggionisti di Milano e di Parma, grandi capitoli di melodramma. Chiedendo scusa perché lo spazio è quello che è e devo limitarmi appena a qualche esempio, comincio dall'alto. Nella prima lettera d'oggi, il bersaglio del pubblico è, infatti, il Presidente della Repubblica. E quindi, eccoci in ballo. [o.d.b.] II mio pensiero Gent.mo Del Buono, leggo sempre le sue risposte, a volte le condivido, a volte no. In assoluto non condivido la sua contentezza per gli interventi di Scalfaro (La Stampa del 12 dicembre) a proposito della necessità di sapere la verità sul caso dell'lrpinia. Credo che sappiamo ormai tutti com'è andata e dove sono finiti i soldi destinati ai terremotati. Senz'altro, una parte anche al partito dell'onorevole Presidente, e lui non è un novellino arrivato or ora. E, quando Scalfaro dice che i politici compromessi nelle ruberie sono una minoranza e non bisogna generalizzare, vorrei solo ricordargli che non sono una minoranza quelli che hanno rubato, ma una minoranza sono quelli che hanno preso con le mani nel sacco; gli altri, probabilmente, continuano a intascare tangenti in attesa di un Di Pietro! Nella Ferrera, Torino Gentile signora Ferrerò, a me aveva fatto piacere sentirmi comunicare dal Presidente l'impegno a far sì che la verità sia stabilita una volta per tutte. A ogni modo le lettere di critica al Presidente si infittiscono. Ci penserò sopra, e intanto pubblico almeno un'altra lettera in proposito, dato che la corrispondenza è abbastanza copiosa. [o.d.b.] Alla mìa verde età Egregio signor Del Buono, visto in che putiferio si è cacciato Angelo Pisciotta studente del D'Azeglio (La Stampa 13 dicembre), reo di avere espresso un'opinione che non collima con quelle dei reggenti? Povero ragazzo, si vede che sua madre non ha ancora trovato il tempo per spiegargli in che mondo gli toccherà vivere. Parliamo del presidente Scarfaro, lui sì che ha sempre saputo vivere. Su La Stampa del 20 dicembre Renato Ambiel titola un articolo «Fine di un rimorso per Scalfaro». Noi novaresi che non abbiamo dimenticato i processi di quel tragico dopoguerra ci chiediamo stupiti: il signor Scalfaro sente rimorso per una condanna a morte da lui inflitta e non eseguita e non sente rimorso per l'avvenuta fucilazione del prefetto Vezzalini e di altre cinque o sei persone, si dice condannate da lui a morte? I gravi delitti di cui si macchiarono le autorità del governo del Nord furono gli stessi dei comandanti dall'altra parte della barricata che - da notare - seguitarono ad ammazzare anche a guerra finita. Ma questi fecero carriera e furono la classe dirigente della nazione. E' pur sempre vero il detto: «Guai ai vinti». La Storia, la scrive il vincitore. E' una lettera impubblicabile, vero? Alia mia verde età sono ingenuo come il ragazzino del D'Azeglio. Mario GarabeJlo, Torino Mi dispiace, gentile signor Garabello, lei non è affatto ingenuo come il ragazzino in questione. E sa che cosa la tradisce? Non l'anagrafe che, a volte, non vuol dire nulla. La tradisce quel «si dice» che le fa assumere la responsabilità di cedere alla voglia di affermare una cosa di cui non è sicuro. Quei tempi sono stati orribili ed egoisticamente mi felicito che la prigionia me ne abbia salvato in cambio di qualche disagio. Ma ormai devo introdurre un'altra lettera. Ancora una signora e questa volta a favore del Presidente della Repubblica. [o.d.b.l Mi vergogno Alla cortese attenzione del dr. Del Buono. Sono indignata! Ho appreso da La Stampa che in occasione dell'inaugurazione della stagione lirica alla Scala, alla quale l'onorevole Scalfaro ha presen¬ ziato, il nobilissimo popolo presente, facoltosi commercianti, notabili, ecc. ecc. del «Ducato di Milano» non si è alzato ad applaudire la comparsa del nostro Presidente della Repubblica. E' vero, forse loro si sentono degli aristocratici rappresentanti del nobile Nord truffaldino, spregiudicato ed evasore fiscale e non dei semplici cittadini italiani che invece questo Presidente amano per il suo rigore morale e per la limpida personalità. E' appena il caso di sottolineare che una semplice torinese come me si vergogna profondamente per l'accaduto e che, se potesse fedo, vorrebbe chiedere scusa a nome dei maleducati cugine* mi!anesi. Mi vergogno di questi leghisti. Carla Cerri, Torino Gentile signora Cerri, le chiedo scusa di pubblicare con ritardo la sua lettera del 10 dicembre, ma l'ho messa da parte per pubblicarla insieme con le altre sullo stesso argomento. Ammiro la sua eleganza nel regolare i conti con i milanesi, rendendo onore al Presidente. Io non sono di Torino né di Milano e neppure completamente d'Italia, essendo nato all'Elba, ma non credo che si possa parlare con estrema sicurezza di torinesi e di milanesi con determinati caratteri e virtù. Troppo pochi sono gli autoctoni immersi in una massa di gente che è simile in tutta Italia. Se posso farle un'osservazione è che tra i torti dei milanesi nell'occasione dell'inaugurazione alla Scala va annoverato senz'altro il non riuscito spettacolo, penoso non solo per la stecca di Pavarotti ma anche per la messa in scena di Zeffirelli che pareva uscita dalle dispense Nerbini illustrate da Giove Toppi. Ma passiamo a un'altra lettera, ancora una signora. [o.d.b.] Vorrei dire Egregio dottor Del Buono, vorrei dire al signor Sgarbi che le sue cravatte in tv sono scialbe, prive di gusto, infelici accostamenti di colori quasi mai in accordo col completo blu che perennemente indossa. Come osa, non essendo un crìtico di moda, criticare la cravatta del presidente Scalfaro, un galantuomo che potrebbe essergli padre? La cravatta del presidente Scalfaro era di ottimo gusto, personale, ricercata e, se fosse stata scelta dalla figlia, sarebbe un motivo in più da apprezzare... Un momento, gentile signora. La sua lettera è troppo lunga, e poi vedo in fondo al secondo fitto foglio un «soltanto per lei la mia firma» che non m'incoraggia a proseguire. A ogni modo, a me le cravatte del professor Sgarbi piacciono. [o.d.b.]

Luoghi citati: Italia, Milano, Torino