polemica. Il Nouvel Observateur contro l'editore gauchiste di Gabriella Bosco

polemica. Il Nouvel Observateur contro l'editore gauchiste polemica. Il Nouvel Observateur contro l'editore gauchiste SOS, Gallimard razzista? «Dietro quel saggio c'è Le Peti» I PARIGI AZZISMO dell'antirazzismo e viceversa. Si apre nella sinistra francese una polemica pericolosa e destabilizzante che fingendo di giocare sulle parole sfocia nell'assurdo più estremo. A innescarla è un giornalista del Nouvel Observateur, Laurent Joffrin, con una feroce requisitoria contro un intellettuale chic, il giovane sociologo universitario Paul Yonnet, di già chiara fama grazie al prestigio culturale dei nomi che lo ((portano»: primo fra tutti Pierre Nora, più che rispettabile storico, direttore di Le Débat, rivista di solida e provata tradizione edita da Gallimard. Qui sta il punto che scandalizza sommamente Joffrin. Accettando di pubblicare in una collana legata a Le Débat l'ultimo saggio di Yonnet - Voyage au centre du malaise frangais, in uscita il 2 febbraio - l'editrice Gallimard si sporca pericolosamente le mani e diventa sospetta, come tutto il gruppo che gravita intorno a Nora. Nel suo libro, Yonnet parla di identità nazionale. Secondo Joffrin lo fa in termini volutamente fumosi, onde far passare in maniera subliminale un messaggio razzista. Prima che il saggio arrivi in mano ai lettori, nobilitando con l'avallo dell'istituzione universitaria un'ideologia infame, Joffrin decodifica per loro il messaggio. La spiegazione passa per tre fasi. Pruno: Yonnet denuncia come sbagliata la politica di integrazione degli stranieri immigrati in Francia, e propone come alternativa quella dell'assimilazione. Distinguo specioso, che in altri termini significa: le comunità di immigrati, se vogliono vivere in un Paese diverso dal loro, devono dimenticare il loro Paese e accettare di assumere a tutti gli effetti la nuova identità. Ibrido sarebbe, secondo questa tesi, voler salvaguardare i propri connotati nell'ambito di una realtà diversa. Per Joffrin, Yonnet tra scura che l'integrazione è un solido principio repubblicano (ade sione degli stranieri presenti in Francia e dei loro figli ai principi fondamentali della Repubblica francese), mentre l'assimilazione è quanto va proponendo da tem po il più notorio e grottesco degli xenofobi francesi, il leader del Fronte nazionale, Jean-Marie Le Pen. Secondo punto: Yonnet de nuncia come «ansiogena» la politica dell'associazione di Harlem Désir «Sos Racisme», che preconizzando una società multietnica e multirazziale ha fo mentato l'insorgere del «diffe renzialismo» - bandiera degli Anni Ottanta - e ha fatto paradossalmente nascere il razzismo laddove non c'era altro che «dife sa del sentimento di identità na zionale». Per Joffrin, Yonnet demonizza Harlem Désir e la sua meritoria associazione in termini che solo la rozzezza culturale di un Le Pen potrebbe accettare. E trascura un altro fatto fondamentale: se in effetti «Sos Racisme» lottò all'inizio per il ricono- scimento del «diritto alla differenza», molto presto, sotto l'effetto di una polemica lanciata fin dal 1986 da Alain Finkielkraut e anche per maturazione interna dell'associazione, l'ideologia del differenzialismo venne abbandonata. In favore, per l'appunto, dell'integrazione repubblicana. Terzo e ultimo punto, che fa crollare la requisitoria di Joffrin: Yonnet propone l'assimilazione degli immigrati perché la considera irrealizzabile. Mai un maghrebino potrebbe lisciarsi i capelli per calcarvi un basco e dimenticare il cuscus per il Camembert senza sentirsi sminuito nella sua dignità. Per Joffrin, Yonnet intende arrivare alla conclusione di Le Pen: gli immigrati sono inassimilabili, quindi devono andarsene. Questo terzo punto fa crollare la requisitoria di Joffrin perché in realtà Yonnet si guarda bene dal giungere a tale conclusione lepenista e xenofoba. Joffrin ha il grave torto di banalizzare il discorso di Yonnet. Attribuendogli un padre volgare e poco sedu¬ cente come il leader del Fronte Nazionale, egli passa a lato, sottovaluta il rischio ideologico ben più temibile insito nel libro dello scandalo. Se è vero, verissimo che la riflessione di Yonnet non èautono^ ma, ben altri ne sono i padri, e ben più imprevedibili di Le Pen. Alle spalle del libro di Yonnet c'è in realtà il gruppo di Philippe Sollers, il fondatore della storica rivista Tel-Quel che con gli anni ha cambiato nome, si chiama ora L'Infini ed è pubblicata come Le Débat da Gallimard. Del gruppo fa parte fin dagli Anni 60 la sociologa e psicanalista Julia Kristeva, moglie di Sollers. Bulgara di nascita, la Kristeva ha studiato molte forme di diversità prima di arrivare a quella che la riguarda più da vicino: la condizione psicologica dello straniero. Le sue motivazioni sono ovviamente tutte opposte a quella grossolana dell'espulsione degli immigrati cui mira il Fronte nazionale. Ciò nonostante, sin dal '90 Julia Kristeva denuncia la politica dell'integrazione come specchio per le allodole, frutto colpevole del tìemagogismo gauchiste. Lei stéssa, ben prima di Yonnet, scrisse una Lèttera aperta a Harìém Désir per metterlo in guardia da tale pericolo. Come dire: la ragazza che porta in classe il chador non può che fomentare episodi di intolleranza. Perché alla Kristeva Joffrin non replicò? Perché è straniera, perché è donna, perché alla Kristeva non si replica o per quale altra ragione? | In un romanzo di Eugène Ionesco, Il Solitario, di cui è protagonista un individuo che gradualmente si autoemargina dalla società, due personaggi discutono di razzismo. «Ma lei non sarà mica razzista?», dice uno dei due. «Oh sì - gli risponde l'altro rallegrandosi:-. Certo che lo sono, a me le razze piacciono tutte». Era il 1974, una battuta per far sorridere e riflettere. Può essere che in meno di vent'anni tanta confusione ideologica, in cui ogni cosa è uguale al suo contrario, sia diventata realtà? Gabriella Bosco 7/ libro stroncato prima ancora di uscire L'autore è un giovane intellettuale chic MaaiPaGIMlF Manifestazione antirazzista a Parigi. Sotto il sociologo Paul Yonnet, a sinistra editore AntoinGallimard. In basso JeanMarie Le Pen, leader del Fronte nazional

Luoghi citati: Francia, Parigi