miti e riti del #»3 In Inghilterra scompare il bobby, la monarchia frana, l'economia langue

miti e riti del #»3 In Inghilterra scompare il bobby, la monarchia frana, l'economia langue miti e riti del #»3 In Inghilterra scompare il bobby, la monarchia frana, l'economia langue Totem infranti LONDRA ■ L fatto è casuale, pura I coincidenza, ma vi è I qualcosa di bizzarro, di _*] beffardo, nell'uscita, in questi primi giorni del '93, di due libri proprio sui «miti e riti» britannici. Uno è un testo famoso, pubblicato la prima volta dieci anni fa, una raccolta di acutissimi e aleutissimi saggi di studiosi diversi, a cura di Eric Hobsbawn e Terence Ranger. Titolo: The invention of traditìon. Anche l'altro volume, a opera di Roy Porter, offre un florilegio di saggi, ma e una novità e si presenta con il nome Myih ofthe English. Tutti questi scritti giungono alla medesima conclusione: che nessuna società, sul nostro pianeta, è stata feconda e abile come l'Inghilterra a ideare, costruire, scolpire «tradizioni». Ha saputo cogliere frammenti del passato e plasmarli e foggiarli fino a trasformarli in maestose, emotive «verità» storiche. Menzioniamo questi due libri perché nel '93 tutta questa mitologia riceverà nuove e più dolorose ferite. L'opera di'■demolizione, cominciata nel '91 e nel '92, continuerà violenta, talvolta crudele, abbattendo statue e templi, sfregiando effigi, sbrindellando corone d'alloro. Già conosciamo la sorte di uno dei miti più cari a questi isolani, quello del bobby, il poliziottone buono, paterno, paziente, onesto. La. leggenda voleva che il bobby fosse amato dal popolo, un popolo che avrebbe visto in lui un simbolo della nazione, con tutte le sue virtù, una specie di nòbile «sceriffo», eroe. Certo, in tempi più tranquilli, vi furono dei bobbies, ma era un mito. Ed oggi più non esiste, il policeman è armato e grifagno e una marea di scandali ne ha inquinato la reputazione. Non è più un bobby, è un cop. Ricordiamole per un istante, alcune di queste «tradizioni inventate». Tutti quegli antichissimi e gloriosi pedigree nobiliari, ad esempio, una leggenda che Oscar Wilde canzonò con queste Una sla fam parole: «Studiate l'aristocrazia. E' la miglior opera inglese di fantasia». Possente è altresì il contributo dell'immaginazione, e del calcolo politico, alle romantiche tradizioni gallesi e scozzesi. Quest'ultima, in particolare, è farsesca, con la sua visione delle Highlands, la regione più settentrionale della Scozia, abitate esclusivamente da celti, tutti nei pittoreschi costumi in tartan. In realtà, come ricordava lo storico Macaulay, «prima della Unione con l'Inghilterra, nel 1707, nove scozzesi su dieci consideravano quell'abbigliamento l'uniforme dei ladri». Dopo l'Unione, lo Highlands dress si diffuse come gesto patriottico di sfida antinglese, oggi il gonnellino è di moda fra i giovani rampanti. Il mito che mostra le crepe più profonde è quello della monarchia. Non occorre ricordare tutti i disastri dell'annus horribilis 1992, e anche il lettore che più disdegna i pettegolezzi saprà che il '93 si è aperto con due nuovi, incandescenti rovai scandals. Prima, le rivelazioni, semiufficiali, che Diana, lungi dall'essere creatura ingenua e inerme, reclutò, sfrutto e pilotò certi giornali, per oltre due anni, nutrendoli con succose indiscrezioni sui suoi guai coniugali. Indi, adesso, la pubblicazione, prima in Australia, poi in mezzo mondo, della libidinosa telefonata di Carlo con Camilla Farker-Bowles. (E' la terza conversazione misteriosamente registrata. Fu preceduta da quella fra Squidgy, Strizzolina, e l'amico James Gilbey, e da quella di Andrea, che parlava da una nave, con la moglie Sarah). Sono mazzate tremende. Sullo Spectator si legge: «Assistiamo al disfarsi del mito reale». «Un mito assurdo - aggiunge subito la stessa penna -. Come ben sanno coloro che conoscono la storia, ma il cui dissolversi sarà certamente causa di rammarico». Perché «assurdo»? Non ha qui la monarchia radici profondissime, millenarie? Sì, giusto, ma fu soltanto durante il regno di Vittoria che si cominciò ad aggiungere all'istituzione un alone di magia, una luce da fiaba. Con l'inizio del secolo, e tra le due guerre, si scavò nella storia e si esumarono, cromatizzandoli, riti dimenticati; il premier Lloyd George «inventò» una maestosa «investiture ceremony» per il Principe di Galles. Dopo l'ultima guerra, governo, partiti (soprattutto il laborista), la stampa e Buckingham Palace tessero 0 più seducente, il più illusorio e il più insidioso dei miti reali, quello della famiglia modello, perfetta, felice. «The dream family», la famiglia da sogno. Ora il doloroso risveglio. Che non è l'unico. Molti altri miti sono sempre più opachi. Il '93 non potrà che offuscare il mito di un'Inghilterra ancora robusta, sana, influente, ancora capace, in parecchie attività, di essere «the best in the world», la migliore del mondo. Un malinconico articolo sul Financial Times conclude che, anche dopo questa lunghissima recessione, anche quando l'economia tornerà a vibrare, quest'isola continuerà ad arrabattarsi, a tirale avanti alla meno peggio, di crisi in crisi, «verso ima destinazione incerta». Si spegne il mito di un'Inghilterra con una feconda, coesiva pace sociale. La nazione è divisa, un'estesa, tetra e crescente povertà corrode la solidarietà fiorita negli Anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Invidie virulente avvelenano i rapporti fra le classi e gli individui. Il mito del bobby, dunque, è già tramontato, ora si smorza quello dei magistrati. Era un vanto grande e luminoso di questo regno l'amministrazione della giustizia. Ora, dopo una lunga sequela di tragici errori, con innocenti condannati ad anni e anni di carcere, la justice ha bisogno di terapie urgenti e intensive. E i politici? Il pubblico si è fatto scettico, cinico anzi, non li raffigura più come i «fedeli e integerrimi servitori dello Stato», li osserva con diffidenza, condivide la politicofobia sempre più diffusa in tutto l'Occidente. Il medesimo partito, quello conservatore, è al potere qui dal '79, i «miracoli» promessi da Maggie Thatcher non si sono avverati, tutt'altro, e i suoi successori sono grigi e deludenti. Il '93 comincerà forse a sanare qualche ferita economica, ma continuerà l'opera di demitizzazione. In teoria, poteva anche essere un bene, si lacerano i veli che proteggevano molte ipocrisie, com'è avvenuto in questi giorni con le rivelazioni su una «lottizzazione» all'inglese. Un quinto della spesa pubblica è controllata qui da 2410 «quangos», la sigla di quasi-autonomous non-governmental organi zations, agenzie che amministrano per conto del governo. Orbene, chi dirige i «quangos»? In maggioranza, uomini emersi dalle file «tory». Lo storico-articolista Paul Johnson, eurofobo incurabile, prende lo spunto dal declino nella vita politica britannica - la «riluttanza» ad esempio dei ministri a dimettersi, quale ne sia il motivo - e, allarmato e furente, indica il pericolo di una «italianizzazione». HObserver paragonava ieri l'Inghilterra a una terra di «totem infranti». Fra questi totem, torreggiava la sterlina, che in passato qualcuno definì ironicamente un «simbolo della virilità britannica». Finita la guerra, ricorda YObserver, «eravamo tanto fieri di questa moneta, che ci siamo assoggettati a contorsioni dolorose sempre nel tentativo di tenerla sopravalutata». Nella scala dei valori nazionali, la sterlina era considerata dalla gente «un bene superiore alla Chiesa d'Inghilterra e alla Chiesa di Scozia», ma tutte e tre, sterlina e le due Chiese, hanno continuato a declinare irreversibilmente. Sì, in teoria, dovrebbe giovare alla Gran Bretagna questa falcidia di falsi idoh. Purtroppo, cadono le maschere e, sovente, ciò che si scorge non è bello. Basta un esempio. Questa rovai family senza veli offre uno spettacolo pietoso, non commuove, non appassiona, non tocca né il cuore, né la mente. Anche l'Italia sta cambiando, eccome: è una rivoluzione silenziosa Ma il nuovo è certo più attraente del vecchio, mentre, per ora almeno, la New England fa spesso rimpiangere la Old England, con tutti i suoi fronzoli e orpelli. Mario CirieJio Una serie di errori sgretola la fama della magistratura SoSoAdiunchInad Sopra: la regina Vittoria. Sotto: Elisabetta. Accanto: un gruppo di magistrati, un altro mito che sta crollando. In basso a sinistra: addio al vecchio bobby