Per gli iracheni è stato un missile Usa, per Washington un proiettile della contraerea

Per gli iracheni è stato un missile Usa, per Washington un proiettile della contraerea Per gli iracheni è stato un missile Usa, per Washington un proiettile della contraerea Colpito l'albergo degli stranieri: 3 morti Bush: bombarderemo ancora se l'Iraq non si piega all'Onu Ifrancesi fanno sapere: con questo raid non c'entriamo WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una quarantina di missili «Tomahawk» lanciati dalle navi americane nel Golfo Persico e nel Mar Rosso si sono abbattuti ieri nei pressi di Baghdad dopo una giornata di guerra, come messaggeri di probabili nuovi attacchi. Le televisioni hanno mostrato il cielo notturno sopra la capitale irachena rischiarato da esplosioni e traccianti come avvenne esattamente due anni fa nella notte in cui iniziò l'operazione «Desert Storm», mentre, di lì a poche ore, altri lampi, prodotti dai fuochi di artificio, avrebbero salutato, davanti al Lincoln Memoria!, l'arrivo nella capitale del nuovo presidente Bill Clinton, che entrerà alla Casa Bianca mercoledì. Marlin Fitzwater, portavoce di George Bush, nell'annunci are ufficialmente l'attacco avvenuto, ha detto che le azioni militari contro l'Iraq continueranno fino a che Saddam Hussein non rispetterà pienamente le richieste dell'Orni. Gli alleati britannici hanno fatto sapere, per bocca del premier Major, di appoggiare l'attacco, i francesi hanno invece fatto notare che si trattava di un'operazione «interamente americana». «Nessun apparecchio francese ha partecipato all'operazione, per cui il ministero della Difesa non ha da fare alcun commento», ha fatto sapere Parigi. La pioggia di missili, diretti all'impianto nucleare di Zaafaraiyah, collocato una ventina di chilonetri a Sud-Est di Baghdad, è cominciata poco dopo le 21 e 30 ora irachena (19 e 30 ora italiana) ed è durata per una ventina di minuti (Gli iracheni hanno poi sostenuto che i missili hanno fallito il bersaglio). Terminato l'attacco, la «Cnn» ha mandato in onda immagini di rovine in un ala del più prestigioso albergo della capitale irachena, il Rasheed Hotel, dovè vivono tutti i corrispondenti stranieri. Non si è capito se l'albergo sia stato colpito da un missile americano, oppure da un pezzo della contraerea irachena. Ma è stato rinvenuto un cratere profondo tre metri. Tre morti e 19 feriti è il primo bilancilo delle vittime. «Saddam Hussein porta intera tutta la responsabilità di quanto è successo», ha dichia- rato Fitzwater, precisando che la decisione di condurre l'attacco solo attraverso missili e senza usare mezzi dell'aviazione, è stato dettato dalla preoccupazione di non mettere a repentaglio la vita dei soldati americani. Più probabilmente, Bush non ha voluto correre 0 rischio di lasciare in eredità a Clinton, oltre a un conflitto aperto, anche il fardello di qualche prigioniero, nel caso un aereo americano fosse stato abbattuto. Se è così, questa preoccupazione dovrebbe valere a maggior ragione anche nelle prossime ore e, quindi, se vi saranno nuovi attacchi, sembra improbabile che vengano utilizzati i caccia dell'aviazione, almeno nel cielo sopra Baghdad, dove sono concentrate le difese contraeree più forti. L'attacco di ieri era stato ampiamente annunciato e non ha sorpreso nessuno, a cominciare dagli iracheni. Nella notte di sabato, l'Onu aveva respinto una nuova offerta di compromesso condizionato da parte di Saddam. Prima gli iracheni avevano detto di non poter garantire la sicurezza in volo dei commissari delle Nazioni Unite, cha, a Bahrein, aspettavano di poter raggiungere a Baghdad, causa il persistere di «attività ostili nello spazio aereo iracheno». I commissari erano stati fermati. Poi, con una formulazione apparentemente più morbida, che era suonata in realtà come una sfida e una minaccia, gli iracheni avevano detto che si sarebbero assunta la responsabilità di garantire la sicurezza del volo Orni solo se fosse entrato dal canale aereo giordano, evitando i cieli sopra le zone protette, create daìl'Onu, nel Sud e nel Nord del paese. I commissari sono stati tenuti a terra. E, a quel punto, era chiaro che il giorno dopo sarebbe scattato un nuovo attacco punitivo, dopo quello condotto mercoledì scorso dall'aviazione americana e inglese. «E' evidente che Saddam vuole rifare la guerra», ha concluso ieri mattina il Segretario per la Difesa Dick Cheney, intervistato da una televisione. Quando Cheney ha parlato, Fitzwater aveva già fornito la notizia ufficiale, anticipata qualche minuto prima dal Pentagono, che un aereo iracheno era stato abbattutto nel Nord dell'Iraq, nella regione curda. Da almeno 24 ore, le batterìe contraeree irachene stavano facendo ripetutamente fuoco sugli aerei americani in pattugliamento, fino a che un Mig-23, alzatosi in volo per dare la caccia a un velivolo americano, è stato abbattutto. Gli F-16 dell'«Air Force» hanno anche fatto fuoco contro una postazione radar a terra, distruggendola. Ormai non c'è più alcun dubbio che Saddam, forse anche per far fronte a una situazione interna difficile, intende riaprire il conflitto, anche perchè questo è l'unico modo che ha per rinegoziare i termini della pace che ne dovrà seguire. Certamente conta su una maggiore malleabilità di Clinton e il suo vice primo ministro, Tareq Aziz, non ne ha fatto alcun mistero. Anche ieri Clinton, attraverso il suo portavoce e il Segretario di Stato da lui designato, Warren Christopher, ha fatto sapere di essere «spalla a spalla» con Bush nella gestione della vicenda irachena. Per lui, dopo le feste e le canzoni nel Mail della capitale, verrà Saddam nella «situation room» collocata sotto i pavimenti della Casa Bianca: Dovrà prendere in fretta delle decisioni, perchè lo scontro sta diventando sempre più grosso. Paolo Passa ri ni

Luoghi citati: Baghdad, Bahrein, Iraq, Parigi, Washington