E' il re della giungla

Mostra di quaranta disegni sul mitico Tarzan Mostra di quaranta disegni sul mitico Tarzan E il re della giungla Artisti tracciano la figura del personaggio creato da Burroughs] Si descrive il «viaggio italiano» compiuto da questo eroe cartaceo Ottant'anni tra liane e città perdute. Tarzan continua a volare sulle ali della fantasia che gli regalò Edgar Rice Burroughs nel 1912. In omaggio al re più famoso di tutte le giungle del mondo, il Circolo Culturale «La Città e i Segni» ospita una mostra con 40 tavole di disegnatori italiani. La mostra, che si inaugura domani, rimane aperta fino al 20 febbraio presso la sede di via Montebello 21/a. E' organizzata da Eric Balzaretti (dell'Atif) in collaborazione con l'Associazione nazionale amici del fumetto e dell'immagine e con l'Aics. Edgar Rice Burroughs, scrittore americano abile a miscelare mondi lontani e fantasy nel solco di Kipling, London e Verne, inventò il personaggio del re delle scimmie per la rivista «The Ali Story». La sua creatura riscosse un immediato successo, accese sogni esotici nella fantasia di milioni di lettori e fu presto ospitata da altri media. Il cinema muto collocò Tarzan in mezzo a foreste di cartone, tra pallide Jane con gli occhi cerchiati di nero, finti cannibali e animali cattivi. Finì ben presto anche nei fumetti, pronti ad accogliere l'eroe dal sapore rousseauviano. Le prime matite che lo presero in cura furono quelle di Harold Foster, nel gennaio del '29. Il geniale illustratore lo lasciò in fretta per inseguire la mitica spada di Frince Valiant. Subentrò Rex Maxon, e fu subito gloria. Il figlio di Lord Greystoke continuò a traslocare tra comics e mondo di celluloide: nel '32 trovò l'attore migliore, con il nerboruto ex nuotatore Johnny Weissmuller. Nel '37 il re delle scimmie a fumetti finì nelle mani di Burne Hogarth che lo disegnò fino al 1950: è questo il Tarzan più muscoloso e più dinamico, anche perché Hogarth era uno stimatissimi autore di libri d'anatomia (la mostra di Torino propone una preziosa tavola di Hogarth realizzata nel '43). In otto decenni di avventure cartacee Tarzan ha attraversato infinite variazioni. La rassegna della «Città e i Segni» ricostruisce bene il viaggio italiano del re della giungla. Da noi arrivò nel '34 sui «Romanzi di Cappa e Spada», poi girovagò per varie testate, dall'«Audace» all'«Intrepido», passò in mezzo a fore¬ ste, sorrisi, ironie, parodie. Si va da Giancarlo Alessandrini a Claudio Villa; da Aurelio Galeppini a Magnus. Impacciato, con naso bitorzoluto e pancetta, aleggia sulle liane pericolanti di Altan. Con lo sguardo di Manara si culla in una dolce sensualità. Nel «Topolino» di Romano Scarpa assume i connotati di Pippotarzan, con gonnellino tigrato e fionda pendula. Il tratto austero di Sergio Toppi lo porta in un'Africa di misteri e lontananze. Nei disegni di Bonvi, s'ode l'eco del tam-tam delle Sturmtruppen. Nell'immaginario anarchico di Jacovitti, diventa «L'onorevole Tarzan» che ricorda le strampalate vicissitudini di «Totò Tarzan», l'esilarante film di Mario Mattoli. Bruno Ventavo!)

Luoghi citati: Africa, Torino