Sammer fuga dall'equivoco
Dopo Dobrowolski e Ruggeri, è il terzo straniero che lascia il campionato più ricco del mondo Pellegrini e Bagnoli sono responsabili d'aver confuso ruolo Sammer, fuga dall'equivoco Regista soltanto per chi lo ha comprato Dal caso Vialli al caso Sammer. Giocatori «spostati» (di ruolo), e tagliati (dalla Nazionale), quando non rispediti al mittente (su gentile richiesta); Sul fronte del ridicolo, il calcio italiano non perde colpi. Risibile, sia chiaro, non è l'epilogo di queste vicende, bensì la genesi: tormentata, contorta, sospetta. Trasportare a centrocampo 40 miliardi d'attaccante, è operazione che richiede non pochi punti di distacco dal Milan (undici, difatti) e non pochi peli sullo stomaco. Vialli è un argomento chiuso (ma sarà vero?), dal momento che sin da oggi, contro il Pescara, tornerà in prima linea. Parliamo, allora, di Sammer. E' il terzo straniero che ci pianta a gioco in corso, dopo Dobrowolski (dal Genoa al Marsiglia, in prestito) e Ruggeri (Ancona, sostituito da Glonek). Sammer fa gara a sé, visto che è stato lui a forzare la mano alla società, e non viceversa. Alle origini del divorzio, equivoci tattici e scarso spirito d'adattamento. Milano, in passato, fu già fatale a Jimmy Greaves: 10 partite e 9 gol nel Milan edizione 1961-62, e poi la grande fuga, in un crescendo (notturno) di whisky e sbronze. Viani e Rocco lo rim- piazzarono con Dino Sani, e dal cambio ci guadagnarono pure uno scudetto. Ian Rush, lui venne depennato dalla Juventus a fine stagione, e non durante, come a più riprese, e in tutte le birre (che preferiva alle salse) aveva implorato. Sempre alla Juve, si narra del boemo Arpas, per Boniperti una spia dell'Est, «scappato» dopo 18 partite e 6 gol (stagione 1947-48). Non meno leggendario, l'anno prima, lo stravagante migrare di tre sudamericani dell'Inter, Celioni, Bovio, Volpi. La «fuga» di Sammer non è romanzesca ma concordata, e conferma quanto miopi siano i gestori dei nostri club. Il suo ingaggio venne perfezionato, a cavallo fra il '90 e il '91, da Paolo Giuliani, allora amministratore delegato dell'Inter. «I sette miliardi e mezzo di partenza diventarono quasi dieci - ricorda Giuliani - per colpa di Pellegrini, che tergi¬ versò e rimandò la firma. Allenatore, era Trap. La storia del regista è un grosso abbaglio. Sapevamo perfettamente che non lo era, e che non lo sarebbe mai diventato. I piani erano altri: Matthaeus perno centrale, e Sammer al suo fianco, più avanzato». Furono così chiarì, quei patti, che Sammer ebbe una crisi mistica e rifiutò di lasciare subito Stoccarda; che Trap mollò Pellegrini al termine di quella stagione; che Pelle- grini scelse Orrìco; che il presidente e il nuovo tecnico presero per oro colato la posizione (centrale) tenuta da Sammer nel corso dell'amichevole Stoccarda-Inter del luglio '91 ; che Pellegrini, forte di quella visione, «vendette» a Bagnoli il Sammer regista, e che Bagnoli abboccò. Nel frattempo, i tedeschi della vecchia guardia erano stati smantellati: via Brehme (a Saragozza), via Klinsmann (a Monaco), e via Matthaeus di suo pugno (al Bayern, di nuovo). D'accordo, i presidenti investono fior di quattrini e dunque reclamano l'ultima parola in materia di acquisti, si pensi ai Cocchi Gori e ai loro strilli, ma occhio al succo del discorso che ci fa Nevio Scala, allenatore di quel Parma che, guarda caso, proprio oggi sfida l'Inter a San Siro: «Io non voglio l'ultima parola. Io voglio la prima. Quando c'è da muoversi sul mercato, mi confronto con Tanzi, Pedraneschi e Pastorello: loro ascoltano me, io ascolto loro. Ma l'input viene dal sottoscrìtto. Sempre. Le faccio un esempio, non poi così diverso. Brolin. A giugno gli scade il contratto. Se resta, felicissimi. Ma se non resta, pazienza. Ho pregato la società di non corrergli dietro. Aspettiamo una risposta. Il tempo sta per scadere». Brolin ha già scelto: Sampdorìa. Anche Bagnoli ha già scelto: Sammer torni pure a casa. Meglio tre stranieri convinti, sempre che un aggettivo del genere vada bene per l'ultimo Pancev, che quattro col buco. «Noi del Parma, aggiunge Scala, ne abbiamo addirittura cinque. Troppi. Dal prossimo torneo ne tessereremo quanti ne potremo schierare. Non uno di più. Ha ragione Blatter, lo straniero in tribuna è uno scandalo». Se a Milano il tempo di Sammer è scaduto, a Parma non è più l'ora di Osio («Sono deluso, chiederò di essere ceduto»). Però, com'è la vita. Sammer pianta tutti perché si sente sacrificato, Trap «sacrifica» tutti per fare posto a Moeller. Sammer, doppione di Shalimov. Moeller, copia di Roberto Baggio. I soldi non c'entrano. E a proposito di penali, ci permetta una domanda, ingegner Boschi: le sembra giusto che a pagare sia il Sammer regista? Vivaddio, il Sammer regista non è mai esistito. Roberto Beccanti™ Dopo Dobrowolski e Ruggeri, è il terzo straniero che lascia il campionato più ricco del mondo Pellegrini e Bagnoli sono responsabili d'aver confuso ruolo Matthias Sammer, acquistato dallo Stoccarda per 9 miliardi, ritorna in Germania e vestirà la maglia del Borussia di Dortmund
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