Viaggio allucinante all'interno dell'uomo di Alessandra Levantesi

ese »se^J PRIME CINEMA «Il pasto nudo» di Cronenberg, fantasticheria liberamente tratta da Burroughs, autore «culto» della beat generation Viaggio allucinante alPinterno dell'uomo Tutto accade nella mente delprotagonista e prende laforma dei suoi incubi DA «Brood la covata malefica» a «La mosca» a «Inseparabili», il cinema di David Cronenberg è iscritto intorno a tre parole chiave: mutazione, identità e corpo. C'è chi fruga nei recessi della psiche, lui è un esploratore del mondo segreto delle viscere, degli «interiore» in perpetua trasformazione dell'organismo umano. Può non piacere o suscitare ripugnanza questa sua poetica soprattutto quando produce visioni di mostri e scarafaggi, ma bisogna riconoscervi il segno di una personalità importante. In questo senso era fatale l'incontro tra il regista canadese e l'eversivo scrittore americano William Burroughs, autore del libro di culto della beat generation «Il pasto nudo» (Sugarco), pubblicato nel '59 e più volte perseguito per oscenità. Il film di Cronenberg non è l'adattamento dell'infumabile testo, bensì una fantasticheria allucinata sul processo creativo della sua scrittura. Apparentemente ambientata nella New York degli Anni 50, la vicenda si svolge nella mente del protagonista Wiliam Lee (era lo pseudonimo di Burroughs ai tempi di «La scimmia sulla schiena») e prende la forma degli incubi da droga che la popolano. Scrittore in crisi che esercita il mestiere di disinfestatore (come capitò per un breve periodo all'autore), Bill anziché eliminare gli insetti si trova a dialogare con loro e finisce con l'obbedire agli ordini di uno scarafaggio gigante che lo invita a liberarsi della moglie Joan. Ed è così che giocando a Guglielmo Teli, Lee ferisce a morte la consorte (proprio come successe a Burroughs) e fugge a Interzone, un luogo immaginario simile a Tangeri (dove lo scrittore portò a termine «Il pasto nudo»). Qui incontra un'altra Joan, in tutto identica alla prima, sposata allo scrittore americano Tom (è un'allusione alla coppia Paul e Jane Bowles di «Il tè nel deserto»), agenti segreti che gli scatenano un'ossessiva paranoia, oltre a un giovanotto che smaschera la sua latente omosessualità. Nel tentativo di rimetterei al lavoro, il protagonista è costretto a confrontarsi con le orripilanti metamorfosi della sua macchina per scrivere, che tramutata in insetto parla dall'orifizio anale, seccrne strani liquidi e batte da sola i tasti, metaforicamente rappresentando le difficoltà e i tormenti dell'atto creativo. Nella cornice di una scenografia onirica inquietante esaltata dalla claustrofobia fotografia di Peter Suschitzky, Peter Weller è un antieroe perfettamente ritagliato sulla figura di Burroughs; e Judy Davis nella doppia parte di Joan una e due conferma il suo talento di attrice ultrasofisticata. In loro compagnia, sul filo di un'ironia nerissima, Cronenberg ci conduce in un altro dei suoi viaggi fantasmatici ai confini dell'indicibile. Alessandra Levantesi Julian Sands in una scena de «Il pasto nudo» tratto dal libro di William Burroughs

Luoghi citati: New York, Tangeri