Il Papa : pietà per il popolo iracheno

Il Papa: pietà per il popolo iracheno Il Papa: pietà per il popolo iracheno Ma in Bosnia la non interferenza è colpa grave L'APPELLO PIETÀ' per il popolo iracheno, e soprattutto per i suoi «civili innocenti»: questo è il commento di Giovanni Paolo II alla situazione nella zona del Golfo Persico dopo il raid compiuto dagli aerei alleati, e la visita in Vaticano del viceministro degli Esteri di Baghdad, Al-Zahawi. Nessun riferimento specifico ai fatti recentissimi, tutt'al più si può leggere nelle parole del Pontefice una condanna dell'embargo. «Non possiamo neanche dimenticare - ha detto Papa Wojtyla nell'attesissimo discorso annuale al Corpo Diplomatico schierato nella Sala Regia dei Palazzi Apostolici - che le guerre hanno conseguenze di lunga portata e che obbligano i civili innocenti a sopportare sofferenze lunghe. Tale è il caso delle popolazióni dell'Iraq che, per il semplice fatto di vivere in quel Paese, continuano ancora oggi a pagare un pesante tributo di crudeli privazioni». Ma se Giovanni Paolo II è stato, prudente, quasi scarno parlando dell'Iraq, per la Bosnia ha superato ogni precedente livello di drammaticità. Il Papa ha dedicato alla tragedia in corso nell'ex Jugoslavia due pagine grondanti di toni biblici e di sofferenza interiore. E in un altro punto della sua allocuzione ha stilato un «codice» di comportamento internazionale, in base al quale, «una volta che tutte le possibilità offerte dai negoziati diplomatici, le procedure previste dalle convenzioni e dalle organizzazioni internazionali siano state messe in opera», e che, malgrado ciò le popola¬ zioni siano sul punto di soccombere sotto i colpi di un aggressore ingiusto, gli Stati non hanno più «il diritto dell'indifferenza». Il loro dovere è di disarmare quest'aggressore, se tutti gli altri mezzi si sono rivelati inefficaci. Ieri Giovanni Paolo II ha ampliato ulteriormente i confini dell'«assistenza umanitaria». «I principi della sovranità degli Stati e della non ingerenza nei loro affari interni - che mantengono tutto il loro valore - non potrebbero comunque costituire un paravanto dietro al quale si potrà torturare e assassinare. Perché è di questo che si tratta». E' un'affermazione dalle conseguenze incalcolabili, e Giovanni Paolo II ha sentito il bisogno di aggiungere che «certo, i giuristi dovranno studiare ancora questa nuova realtà e affinarne i con¬ torni». Dalla teoria al caso specifico: il Papa è tormentato dal pensiero di ciò che accade nei Balcani, e «tutta l'Europa ne è umiliata. Tutti gli sforzi di pace degli anni recenti sono come annientati». E' con vero dolore che Giovanni Paolo II ha ricordato nel suo discorso i disastri della seconda guerra mondiale, la decisione dei Paesi europei di non usare mai più le armi per risolvere controversie, la Conferenza sulla Pace e la Sicurezza in Europa, i suoi principi firmati da tutti. «Il diritto umanitario, conquista laboriosa di questo secolo, non è più rispettato. I principi più elementari sono stravolti da vere orde che seminano il terrore e la morte», e sono tornati ad esistere i lager, «che si credeva spariti per sempre». «La comunità internaziona¬ le deve mostrare di più la sua volontà di non accettare l'aggressione e la conquista territoriale con la forza, né l'aberrazione della purificazione etnica». E all'Europa, e alle altre nazioni coinvolte, il Papa grida: «L'indifferenza pratica di fronte a tali azioni è un'omissione colpevole». Mentre è durissimo il giudizio sugli aggressori: «Chi si abbandona a queste ingiustizie, chi le scusa o le giustifica ne risponderà non solo di fronte alla comunità internazionale, ma più ancora davanti a Dio». Il Papa mistico lancia un anatema con le parole del profeta Isaia: «Sventura a quelli che chiamano il male bene e bene il male, che fanno delle tenebre la luce e della luce le tenebre». Marco Tosarti

Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Papa Wojtyla

Luoghi citati: Baghdad, Bosnia, Europa, Iraq, Jugoslavia