l'Onu dà il via libera a Bush di Paolo Passarini

Respinte le condizioni di Baghdad sugli ispettori internazionali; l'Iraq ha sparato contro aerei Usa Respinte le condizioni di Baghdad sugli ispettori internazionali; l'Iraq ha sparato contro aerei Usa l/Onu dà il via libera a Bush Sta per scattare un nuovo blitz contro Saddam WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La commissione dell'Orni responsabile del disarmo dell'Iraq ha respinto le condizioni poste da Baghdad per riammettere i voli degli ispettori sul proprio territorio. Ne ha dato notizia la rete televisiva Cnn, precisando che l'offerta di garantire la sicurezza solo di quei voli che passano dall'Ovest, cioè dalla Giordania, è da considerare «inaccettabile». Dopo questa risposta delle Nazioni Unite, adesso ogni momento è buono per un nuovo blitz. George Bush aveva detto ieri che avrebbe atteso le decisioni dell'Onu prima di decidere. Ma era parso chiaro a tutti che il tono cauto con cui il Presidente americano aveva ieri reagito a un'altra accettazione condizionata dei voli Onu sul suolo iracheno non significava che gli Stati Uniti e i loro alleati avessero escluso una nuova risposta militare. Più probabilmente, si è trattato di una mossa tattica per non dare l'impressione di voler forzare la mano al Consiglio di sicurezza. Resta il fatto che, proclamandosi disposto a garantire l'incolumità dei commissari dell'Onu solo se i loro voli entreranno nello spazio aereo iracheno attraverso il corridoio giordano, il vice primo ministro di Baghdad, Tareq Aziz, non solo ha ribadito che il suo governo non riconosce le zone protette create sulla base di risoluzioni del Consiglio di sicurezza, ma ha anche lanciato una minaccia: ogni aereo considerato nemico sul cielo iracheno sarà considerato un bersaglio dalla contraerea. La minaccia si è materializzata ieri, quando le batterie di Saddam Hussein hanno preso di mira tre aerei alleati, di cui due americani, sui cieli che dovrebbero invece essere proibiti solo all'aviazione irachena. Una nuova azione punitiva alleata stava già per scattare venerdì notte, quando il governo americano ha giudicato «insoddisfacente» la riposta irachena all'ultimatum spiccato qualche ora prima da Bush. Anche l'Onu ha considerato inaccettabile che gli iracheni, nel dirsi disposti a far atterrare i suoi commissari, dicessero di non poterne garantire l'incolumità sui loro cieli «a causa di un'attività ostile in corso ad opera di aviazioni nemiche». «Mandereste 50 o 60 persone in aereo sull'Iraq in queste condizioni?», ha dichiarato Tim Trevan, un portavoce del palazzo di vetro. Però l'Onu ha poi deciso di concedere all'Iraq altre 24 ore di tempo per fornire una risposta più soddisfacente. Così Bush ha sospeso l'esecuzione dell'ordine, già dato, di lanciare un altro attacco. Ma la nuova risposta fornita ieri da Aziz non ha affatto migliorato le cose, anzi, se possibile, le ha peggiorate. E secondo la Cnn un nuovo raid alleato sarebbe in programma per questa sera e «non sarà limitato alla zona a Sud del 32° parallelo». «Possiamo garantire la sicurezza dei voli solo se entreranno attraverso la Giordania - ha detto il vice primo ministro di Saddam -, perché, nelle due regioni a Nord del 36° parallelo e a Sud del 32° le nostre postazioni hanno ricevuto l'ordine di fare fuoco su velivoli intrusi». Le risoluzioni dell'Onu che hanno autorizzato la creazione delle due «no fly zones» stabiliscono che gli iracheni non possono volarvi, mentre autorizzano le aviazioni alleate a pattugliarle. A rendere la situazione ancora peggiore è il fatto che la minaccia di Aziz si è rivelata reale, dal momento che la stessa radio irachena ha proclamato con orgoglio che. «velivoli nemici entrati nello spazio aereo nazionale sono stati spinti in fuga dal fuoco della contraerea». Il Pentagono ha confermato. Mentre il giornale del regi¬ me «al-Qadissya» ha definito Bush «un criminale che sbuffa e ansima come un mulo agonizzante per trascinare il suo successore Bill Clinton nel conflitto», il braccio destro di Saddam ha ribadito che «la grande e eterna madre di tutte le battaglie è ancora in corso». Dietro le parole reboanti, altri fatti preoccupanti. L'Iraq ha infatti violato ieri mattina un altro ultimatum dell'Onu, che gli imponeva di smantellare sei posti di polizia, costituiti dopo l'invasione, in territorio kuwaitiano. Ostilità ai voli Onu e mancato rispetto dei confini con il Kuwait erano state le due cause scatenanti del «raid» aereo alleato di mercoledì scorso. Paolo Passarini Donne irachene hanno manifestato ieri a Baghdad contro i raid Usa [foto epa]