Ma Zaffra spara a zero

Ma Zaffati spara a zero Ma Zaffati spara a zero «Perché sfidare i giudici? Era meglio trattare il condono» MILANO. «Craxi sbaglia. Nel non aver preso atto che il sistema era finito e, adesso, nel vedere complotti e giudici mossi da scopi politici». Accusa Loris Zaffra, ex «pupillo» del segretario e oggi nemmeno più socialista. Due volte a San Vittore per «Mani pulite»: 77 giorni in carcere, 19 agli arresti domiciliari, da 4 libero, Loris Zaffra adesso spara a zero sul suo ex partito. E sul suo ex segretario. Craxi si difende e attacca per 40 memorabili minuti? E Loris Zaffra se ne va a Treviglio, insieme al figlio piccolo, a vedere la partita. Tutto quello che aveva da dire Loris Zaffra l'ha già detto ai magistrati. «Ho visto in lui, in Craxi, un leader che ha segnato una svolta fondamentale nel psi», ricorda al settimanale Panorama. Ma poi aggiunge il suo successivo disaccordo con la «guida monolitica ed autoritaria di Bettino», che era diventata «una vera corte dove erano ammessi i giullari ma non il dissenso politico». Non c'è male per uno come lui, definito, prima, uno dei «fedelissimi» del segretario e poi, mentre era in carcere, una «vittima della persecuzione dei giudici», come tuonava l'Avanti! quasi ogni giorno. Vittima di una persecuzione? Zaffra, dalle colonne del settimanale, risponde a tono: «I magistrati possono abusare della carcerazione preventiva, ma non estorcono false confessioni. Alla fine l'imputato racconta la verità». E anche Zaffra, ai magistrati, ha raccontato la sua: le mazzette sull'ospedale Pini e quella storia dei 280 milioni, presi dal segretario amministrativo del psi Vincenzo Balzamo, e costati a Craxi il secondo avviso di garanzia. Rincara la dose Loris Zaffra e attacca ancora Craxi: «Anziché dichiarare guerra ai magistrati si sarebbe dovuto cercare una via d'uscita, magari ragionare sulla proposta di condono». Il segretario socialista, dice ancora Zaffra, per affrontare la nuova situazione «aveva una strada maestra da seguire: quella che lui stesso aveva tracciato in Parlamento», quando aveva denunciato che «il sistema delle tangenti è conosciuto ria tutto il sistèma pohtico». Va avanti Zaffra, e ricorda di aver «cominciato a capire» Tangentopoli quando era segretario regionale, incarico dal quale si dimise perché «avevo capito che eravamo arrivati al capolinea e venni preso per pazzo». Avvenne nell'autunno dell'89 quando ai politici «sembrava fantascientifica» la possibilità che il traffico di tangenti venisse alla luce. Da segretario regionale del partito Zaffra divenne capogruppo a Palazzo Marino, dopo un passato di dirigente Uil. Una carriera tutta all'interno del garofano, vicinissima al segretario nazionale. «Tangentopoli - aggiunge Zaffra - ha messo a nudo, oltre al giro dei finanziamenti illeciti, la slealtà dei rapporti politici: sei stato arrestato? peccato per te». Bordate a 360 gradi contro il partito e contro il «sistema» ma anche il riconoscimento della levatura politica del segretario. Secondo Zaffra, infatti, Bettino Craxi non solleciterà l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti. E dice: «Per lui è una battaglia politica. La combatterà fino in fondo». Tahiti WiiIjIH r auto "04©Tu Loris Zaffra L'ex fedelissimo attacca il segretario in una intervista a «Panorama»

Luoghi citati: Milano, Treviglio