Baldassarre una mina sotto Cosa Nostra

L'uomo che ha tradito Riina avrebbe svelato nomi eccellenti, affari e coperture politiche L'uomo che ha tradito Riina avrebbe svelato nomi eccellenti, affari e coperture politiche Baldassarre, uaa mina sotto Cosa Nostra Conosceva tutti i segreti perché era l'autista del capo Si è «pentito» quando la cosca lo haìcondannato a morte TORINO. «La cattura di Totò Riìna? Un colpo magistrale dei carabinieri. Ma questo successo rischia di impallidire se paragonato a quanto potrebbe innescare nelle prossime settimane: arresti ancora più clamorosi, una probabile mattanza all'interno di Cosa Nostra e, soprattutto, la soluzione di enigmi che da anni gravano sul Paese e non hanno mai avuto risposte certe». L'investigatore che profetizza questi scenari non vuole rendere pubblico il proprio nome, ma vanta una straordinaria «patente» di credibilità: alcune settimane or sono, insieme ad altri inquirenti, ha raccolto la confessione dell'uomo che ha decapitato la Piovra. Le rivelazioni del mafioso che ha consegnato su un vassoio d'argento ai carabinieri dei Ros la testa di Totò Rima aprirebbero uno sconvolgente squarcio nell'intreccio tra mafia e politica, mafia ed economia, mafia ed appalti pubblici: nomi ed affari eccellenti, meccanismi di corruzione, coperture e complicità al di sopra di ogni sospetto. A «vendere» il capo dei capi e a sollevare il coperchio di questo vaso di Pandora è stato un uomo sui trent'anni, spinto dall'odio per Riina o, più probabilmente, dalla paura per la sua vendetta (ma c'è chi dice anche sollecitato da un cospicuo «aiuto» finanziario): di lui, sino ad ora, è trapelato solo il nome di battesimo, Baldassarre. Ma le indiscrezioni e le voci che giungono da Palermo hanno portato ad un'identificazione ormai quasi certa: si tratterebbe di Baldassarre Di Maggio, di San Giuseppe Jato, arrestato una quindicina di giorni fa nella zona di Borgomanero (Novara) in un garage colmo di armi durante un'operazione coordinata dal tenente colonnello Giuliani. Quest'uomo d'onore, di cui nessuno conosce il volto perché laTùa cattura non è mài stata divulgata ai giornali e alle tv, sarebbe stato il penultimo autista di «Totò 'u curtu». E, grazie alla sua posizione di accompagnatore fedele e sempre disponibile, avrebbe avuto modo di conoscere alla perfezione tutti gli spostamenti, gli incontri, i dialoghi ed i rifugi più segreti del capo della Cupola. Il suo arrivo al Nord ha il colore della fuga: si pensa che Riina, forse subodorando un possibile tradimento, avesse firmato una condanna a morte. E Di Maggio, avrebbe, allora, cercato rifugio in una zona che negli ultimi tempi ha avuto non pochi sussulti per reati di stampo mafioso legati, in particolare, a falsi leasing, fatturazioni fasulle, estorsioni. Gli abitanti della periferia di Borgomanero appena ricordano questa cattura lampo: l'uomo uscendo dal garage in cui era stato sorpreso chiese ed ottenne che i carabinieri che lo scortavano gli mettessero sul capo una coperta. Oggi è possibile, in base alle mezze ammissioni e alle mezze smentite degli inquirenti, rico- struire il cammino di Baldassarre verso il «tradimento» di Totò 'u curtu. Alla confessione potrebbe non essere estraneo un particolare: il comandante della regione carabinieri è il generale Francesco Delfino che, alla fine degli Anni 80, ha guidato, come colonnello, la regione di Palermo e che non ha dimenticato i nomi di certi «uomini d'onore». Dopo l'arresto, Baldassarre è stato ascoltato a lungo: fino a 12 ore al giorno nell'ultima settimana. Sembra certo che all'interrogatorio abbia partecipato anche il giudice Caselli, prima di insediarsi come procuratore capo di Palermo. E pare che anche l'on. Violante, capo della Commissione antimafia, sia giunto a Torino per raccogliere il racconto di quest'uomo che per odio e paura ha scelto di trasformarsi in pentito. Frugando nei segreti di Cosa Nostra, Baldassarre ne ha tratto elementi tanto sconvolgenti che più d'un investigatore s'è domandato in quelle ore dove finisse la verità ed incominciasse la fantasia. Ma a dare credibilità al pentito ecco arrivare la cattura di Riina. Baldassarre dà suggerimenti precisi per sorprendere il boss: indicazioni che, poche ore dopo, riassunte in frecce e cerchi d'identificatore giallo tracciati sulla mappa stradale di Palermo, sono portate in Sicilia da alcuni ufficiali dell'Arma. Le manette che imprigionano i polsi del capo dei capi in viale della Regione Siciliana sono l'avallo che gli inquirenti torinesi aspettano: il mafioso è riuscito dove tutti gli altri pentiti hanno fallito, ha fatto chiudere in gabbia il latitante forse più ricercato del mondo che, da 23 anni, sfuggiva ad ogni appostamento, eludeva ogni agguato. Per Baldassarre ancora interrogatori, ancora domande, ancora quesiti-trappola per valutare la sua sincerità. E tra confessioni ed ammissioni emerge la personalità di quest'uomo implacabile: uno che ha frequentato a lungo il vertice di Cosa Nostra e sembra conoscere alla perfezione la struttura dell'organizzazione ed i compiti dei singoli affiliati. E il pentito parla, tagliandosi sempre più i ponti alle spalle, specie dopo aver ricevuto la promessa d'una assoluta protezione dello Stato estesa anche alla famiglia che, a quanto pare, sarebbe già stata allontanata dalla Sicilia. Ed ora? Ora per molti, in Italia, è il momento della paura. Lo sottolinea implicitamente il giudice Caselli quando afferma che «occorre pensare agli sviluppi» che la cattura di Riina determina. «All'interno di Cosa Nostra è l'analisi d'un investigatore chi viene ucciso o va in carcere è prontamente sostituito da quanti occupano posti subalterni. Ma, oggi, la mafia deve rimpiazzare il proprio capo e questo corsa al potere determinerà sicuramente mia guerra tra famiglie. Sarà urla scalata su. sentieri di sangue perché le candidature s'impongono con la forza delle armi». Il mafioso che ha tradito Riina avrebbe distrutto con la propria confessione molti dei gangli vitali che uniscono la Piovra al mondo della politica e dell'economia. E, nello stesso tempo, indicato alla giustizia picciotti e capi e consigliori, ricostruito organigrammi, raccontato la tragica contabilità di crimini lontani e vicini. Chi siederà, domani, al centro della Cupola si troverà, quasi certamente, un trono pericolante e assediato dal terrore: c'è un uomo con il nome da Re Mago e la ferocia del killer che spara dal buio d'un rifugio imprendibile e segreto. Renato Rizzo «In cambio avrebbe ottenuto protezione del governo per sé e per la sua famiglia» Sopra Luciano Violante, a fianco l'uomo che guidava l'auto su cui è stato sorpreso Riina A fianco il giudice Caselli, appena nominato procuratore generale a Palermo, alla sua destra il generale Francesco Delfino