Bobbio: niente illusioni la guerra continua
Il senatore a vita: «Mi resta una grande angoscia quando penso a Falcone e Borsellino» Il senatore a vita: «Mi resta una grande angoscia quando penso a Falcone e Borsellino» Bobbio: niente illusioni, la guerra continua «Vorrei sapere chi ha protetto Riina in questi anni» TORINO. «Ho esultato appena appresa la notizia dell'arresto di Riina, come tutti. Ma poi, ho pensato a Falcone e Borsellino, e devo confessare di aver passato una giornata d'angoscia. Perché io non sono ancora riuscito ad accettare il loro sacrificio. E' una macchia enorme, che l'arresto di un boss sia pure così importante non può cancellare». Norberto Bobbio lancia l'allarme. «Non facciamoci illusioni aveva detto ieri mattina all'agenzia AdnKronos -, la mafia non è stata sconfitta, perché è un'idra dalle mille teste. E' forse una grande vittoria l'arresto di Riina a Palermo, dove viveva indisturbato da anni? In realtà si tratta di una lunga sconfitta. Il fatto che il superlatitante non sia stato preso in un bunker o all'estero, ma nel capoluogo siciliano, induce a ritenere che fosse protetto». E sulla «lunga sconfìtta» dello Stato, il senatore a vita ritorna rispondendo alle domande della «Stampa». Professore, lei non crede che alla «cupola» sia stato portato un colpo decisivo? «Io dico che certamente l'arresto di Riina è una vittoria, ma rifletto sulla lunga serie di sconfitte che l'hanno purtroppo preceduta. Perché non possiamo non ricordare le due morti terribili di Falcone e di Borsellino. Ecco perché l'arresto del superlatitante, come lo chiamano i giornali, è venuto troppo tardi». Lei pensa che Riina abbia effettivamente guidato Cosa nostra anche in questi ultimi mesi? «Bisogna rendersi conto che la mafia è una cosa orrenda. Una delle maggiori organizzazioni criminali che ci siano nel mondo, perché ha propaggini ovunque e non conosce altra pena che la morte. Pensiamo ai delitti che ci sono stati in Sicilia in questi anni: poliziotti, magistrati, uomini politici. E' qualcosa di così terribile che talvolta non ce ne rendiamo nemmeno conto. Si tratta di un vero e proprio cancro che divora il Paese. Ora, il fatto che Riina girasse tranquillamente per le strade di Palermo grida allo scandalo, proprio perché dimostra che le cosche si sentivano padrone del territorio. E questa è una caratteristica fondamentale dello Stato». Dunque, professore? «Dunque l'impressione è che si sia creato un vero e proprio antistato, che ha probabilmente avuto connivenze con lo Stato stesso. Riina, per vivere in pace a Palermo mentre era ricercato, doveva contare su connivenze in alcuni apparati dello Stato: parlo di un senso di assenza, di indifferenza, magari comprensibile perché la mafia terrorizza, ma certo pericoloso. Ma temo che tutte queste cose resteranno un mistero». Qual è il vero mistero a cui lei pensa in queste ore? «Credo che tutti ci stiamo do¬ mandando come mai questa operazione non ha potuto realizzarsi prima. Perché se Riina fosse stato catturato prima, tante vittime della mafia sarebbero ancora vive. Non dobbiamo mai dimenticare le vere e proprie stragi mafiose di quest'ultimo periodo, oltre naturalmente a tutte le altre. Negli ultimi assalti, Cosa nostra ha potuto uccidere otto poliziotti, e i suoi due principali nemici, quei due giudici che insidiavano il suo potere. Una dimostrazione di potenza che ha denunciato in modo clamoroso l'impotenza dello Stato». Oggi si può parlare di rivincita dello Stato? «Una cosa è certa: i carabinieri perché l'operazione è loro - hanno dimostrato che lo Stato può fare sul serio. Per il resto, io mi auguro che davvero si sia voltato pagina, e che qualcosa stia cambiando nella lotta alla mafia. Ma devo ripetermi: mentre Falcone e Borsellino saltavano in aria, Totò Riina era lì, a Palermo, in qualche modo protetto. Protetto da chi? Non lo sappiamo, e vorremmo saperlo. Sappiamo soltanto che in Italia esiste un'organizzazione criminale così potente da uccidere chi vuole, dove vuole e quando vuole. E' intollerabile anche solo il sospetto di connivenza con un'organizzazione simile. Ecco perché oggi gioisco per la cattura di Riina, ma non riesco a rassegnarmi al sacrifìcio di Falcone e Borsellino: e so che non si rassegna nemmeno il giudice Caponnetto. Riina finalmente è in galera, e noi plaudiamo ai carabinieri che lo hanno preso. Ma questa vittoria non può cancellare la macchia terribile di quei due giudici ammazzati a poche settimane di distanza, disarmati nel loro senso dello Stato e del dovere». [r. cri.] «Questa vittoria non cancella tutti quegli orribili omicidi» Norberto Bobbio non nasconde la sua gioia per la cattura del numero uno di Cosa Nostra, ma rivela la perdurante angoscia per la morte di chi si è sacrificato lottando contro la mafia come i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
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