Agroppi e Mondo cuori ribelli contro

Fiorentina-Torino è sfida tra tecnici e frizzante amarcord di due ex giocatori granata Fiorentina-Torino è sfida tra tecnici e frizzante amarcord di due ex giocatori granata Agroppi e Mondo, cuori ribelli contro Insieme nel '68 e poi al corso allenatori di Coverciano Si sono già affrontati una volta in Cremonese-Perugia Aldo Agroppi del '44 ed Emiliano Mondonico del '47, due «mister» che si sfidano domenica in Fiorentina-Torino, il primo allenatore viola e tifoso granata, il secondo allenatore granata e tifoso viola, si incontrarono in una città, una società, una squadra chiamata Torino nell'anno 1968. Agroppi stava già in prima squadra, Mondonico era stato preso per sostituire nei limiti del possibile il grande povero Meroni, morto la sera della domenica in cui Agroppi aveva esordito al suo fianco in maglia granata. * Mondonico era spesso a pranzo o a cena da Agroppi, già sposato. Dice Aldo: «Convocavamo i giovani, nella stessa casa abitavano anche Poletti, Rosato, Sala, Meschino, e abitava il cappellano del Toro, don Francesco: così il Mondo veniva sfamato e confessato, e gli faceva pure bene, era magro di corpo e strambo di pensieri». «Agroppi mi dava tanti buoni consigli», dice il Mondo in una sorta di dialogo a distanza, di cui ci siamo fatti ponte-telefonico. Agroppi: «Gli dicevo che con la mia testa e le sue gambe sarebbe diventato un fenomeno, perché aveva dentro una classe spaventosa, come Meroni che ricordava anche nel fisico: solo che era pazzo». Mondonico: «Mi diceva anche che con quella testa non sarei mai diventato allenatore. In effetti, se un calciatore mio sapesse il dieci per cento appena di quello che io facevo di folle, di indisciplinato in quei tempi, non mi darebbe credito. Ma la testa è stata cambiata. Però neanche lui lasciava intravedere l'allenatore: piuttosto, di quel gruppo, Puia, o Moschino». Ancora Agroppi: «Io ero il mattocchio saggio,- con il mio lessico toscano e le mie battute semifilosofiche, lui era il grande folle genialoide». In due anni di Torino, Agroppi e Mondonico hanno cominciato a essere amici. Poi hanno fatto insieme i matti al supercorso di Coverciano, dove pare che facessero i compiti in classe anche per Sacchi e Zeman. Come allenatori si sono trovati soltanto, pare, in un Cremonese (Mondonico)-Perugia (Agroppi), lai ricorda Aldo. «Io credevo addirittura che Aldo fosse sulla panchina dell'Ascoli un anno fa, quando abbiamo vinto 4 a 0», dice Mondonico. In televisione si sono seduti fianco a fianco una volta sola, alla Domenica Sportiva, per il resto collegamenti via etere, come questo. La partita che li attende va vista asetticamente, un tremendo impegno di lavoro che non deve cambiare niente nei loro rapporti. Anche se Mondonico magari è al Torino perché nel 1990 Agroppi disse di no a Gerbi-De Finis: se avesse detto di sì, se la squadra non fosse andata in B, se... «Una questione di fiducia, volevo il contratto per due anni, non mi andava di arrivare al Toro per un bocca a bocca e basta. Il Toro per me è affettivamente il massimo, c'è il Toro e poi lontano c'è il resto del mondo con la Fiorentina ben davanti a tutti. Ma questo domenica pomeriggio non deve voler dire niente, è una pratica che sbrigo tutta dentro di me». Mondonico: «Il suo è un grandissimo amore dovuto, per lui il Toro ha voluto dire tutto». Cosa faranno domenica? Mondonico: «Una stretta di mano, magari un abbraccio, se lo merita, è del Toro, e poi avanti con il lavoro, il mestiere». Agroppi: «E cosa sennò? Tanto, un giorno tornerò al Torino. Avevo detto che sarei tornato alla Fiorentina, fatto». Agroppi allenatore ha sostituito Mondonico al Como: «Gli ho detto di stare attento, gli ho dato qualche consiglio, ma è destino che debba essere lui a consigliare me: infatti il Como lo ha liquidato presto». Agroppi: «Rivedendo il Mondo vorrò fortemente sorridere con lui della nostra vita. In questo nostro mestiere si perde il sorriso. Cerco di spiegarlo ai ragazzi che dicono di voler fare l'allenatore: non sanno che tormento, che strazio è». Mondonico: «Comunque Aldo lasciava già intravedere l'uomo di pubbliche relazioni, l'opinionista che è diventato, quello capace di raccontare la barzelletta sboccata ma poi di fare il censore, quello che conosce il peso di certi impegni, di certe circostanze». Agroppi: «Mi sono fatto dare nove rigori, in un anno, e soltanto la metà erano falli veri. Se non sono pubbliche relazioni queste... Quanto alla barzelletta, mi piace sempre: ma come faccio a raccontarne una dopo Udine?». Ora Mondonico è catalogabile tra i «vecchi cuori granata»? Agroppi: «Onestamente, no. Puia, Ferrini, Cereser, io, Claudio Sala, e poi Pillici e oraziani...: vecchi cuori si diventa anche con la lunga permanenza». Mondonico: «Comunque i miei due anni di giocatore del Torino sono stati importanti, mi hanno insegnato molto, anche se per capirlo ci ho messo un po' di tempo, non ho fatto certo tesoro subito degli insegnamenti. D'altronde, un consigliere come Aldo aveva la faccia da bravo ragazzo che ti prende un giro, diffìcile capire quando parlava seriamente». Impegnarli sentimentalmente sulla sfida di domenica sarebbe convenzione, anzi convenzionalismo. Gli auguri, il «vinca il migliore», il «comunque l'amicizia è una cosa, il lavoro un'altra»: c'è tutto, per chi lo vuole, ma ci sembra che onestà e persino intelligente sfacciataggine di vita dei due li possano adesso esentare dalla recita. Gian Paolo Ormezzano Ricorda Aldo: che classe, ma era pazzo E il cremonese: sempre arduo capire se scherzava o no Mondonico ieri e oggi: era stato chiamato al Toro per sostituire il povero Meroni Dice: «Aldo allora sosteneva che non avrei mai potuto fare l'allenatore» Ricorda Aldo: che classe, ma era pazzo E il cremonese: sempre arduo capire se scherzava o no Mondonico ieri e oggi: era stato chiamato al Toro per sostituire il povero Meroni Dice: «Aldo allora sosteneva che non avrei mai potuto fare l'allenatore» Agroppi in campo (a lato) e neo-tecnico viola: con il Mondo sorriderò della nostra vita

Luoghi citati: Coverciano, Perugia, Torino, Udine