«Nureyev e l'Aids 13 anni segreti»

Parigi, il medico racconta le paure, le sfide e i capricci del grande danzatore scomparso Parigi, il medico racconta le paure, le sfide e i capricci del grande danzatore scomparso «Nureyev e l'Aids, 13 anni segreti» «Temeva gli chiudessero le porte» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tredici anni con l'Aids. Rudolf Nureyev li ha vissuti tra angoscia, ribellione, oblio, speranza. «E' bello essere vivi», ripeteva agli intimi. Ma dopo l'ultima, commovente apparizione pubblica, l'8 ottobre, guardò negli occhi il suo medico e gli chiese: «And now, is the end?», allora, è la fine? Avrebbe preferito farsi cogliere dalla morte in scena o «sulla mia isola, fra sole e mare». L'Aids - un nome che non volle pronunciare sino all'ultimo l'obbligò invece a spegnersi in ospedale, con le fleboclisi unica risorsa per sopravvivere e attorno - medici, infermieri, primari commossi dal suo coraggio nell'affrontare il male: mai un lamento. Lo attendevano ogni sera dopo mezzanotte, in autunno, per somministrargli dopo le faticose prove per la «La Bayadera» farmaci e terapie sempre più inutili. Hanno tenuto il segreto per mesi. Non una fuga di notizie, nessuna confidenza giornalistica, banditi i fotoreporter. Ma ora il silenzio lascia posto alla rievocazione. Se ne incarica, in un lungo colloquio apparso ieri su «Le Figaro», il medico curante di Nureyev, Michel Canesi. Annunciò lui il decesso: «Complicazioni cardiache, morbo crudele». Ades- so non conosce più reticenze a pronunciare la parola tabù: Aids. «E lo dico perché non esistono malattie di cui vergognarsi. Rudolf era troppo celebre: impossibile nascondere la verità. Ma temeva, in vita, ripercussioni professionali. Il mondo avrebbe potuto chiudergli un'altra volta le porte». Ricorda l'ultimo Nureyev con grande pena: «Il suo carattere si faceva più dolce, toccante. Era ormai Petrouchka, una marionetta disarticolata, rotta e infelice». Il dermatologo Michel Canesi, all'epoca trentenne, inizia a curare Nureyev dieci anni fa, per un banale disturbo. Lo ri- vede nell'84. Il ballerino sta vivendo all'Opera de Paris trionfali successi, eppure avverte che «qualcosa non gira bene». Canesi gli suggerisce un test nell'unico ospedale parigino che li praticava: La Salpetrière. Responso: Nureyev è sieropositivo, presumibilmente da 4-5 anni. «Gli diedi io la notizia. Era turbato, ma non oltremisura». All'epoca, aggiunge il medico, si riteneva che la sieropositività sviluppasse il morbo appena in un caso su 10. Nondimeno, partono le cure. Un'endovena al giorno, che gli pratica lo stesso Canesi seguendolo nelle varie tournée. La voce inizia a spargersi, tanto più che alla Salpetrière qualcuno l'aveva riconosciuto. Nureyev vive nel terrore che Washington gli applichi la discussa legge anticontagio negandogli l'accesso. In realtà sta bene e il mondo l'applaude. I pettegolezzi sul virus perdono credibilità, rinfrancandolo. Ma nell'87 implora da Milano Canesi: «Voglio l'Azt». Il dermatologo esita, teme gli effetti secondari. Alla fine si rassegnerà a prescriverglielo. «Scopersi poi che'lo prendeva solo saltuariamente», dice. Con l'estate '91 inizia il vero declino. Primavera '92: Rudi si ammala a San Pietroburgo. Febbrone a 40, ma vuole egualmente dirigere un concerto in Crimea. Lo imbarcano sul primo aereo per Parigi. «Era in uno stato catastrofico. Credevo stesse morendo». Ricovero in ospedale, il «Perpétuel-Secours» di Levallois nella banlieue parigina, operazione, ripresa. Il Metropolitan gli offre la bacchetta per «Romeo e Giulietta» di Prokofiev in maggio. «Bisogna che vinca la sfida, lo rimetteremo in piedi», giura l'equipe medica. E Nureyev ce la fa. Non voleva un'infermiera al seguito («troppo cara»), rompe con Canesi, infine si rassegna: «Scusa, dille che venga». Di ritorno, rifiuta il ricovero per una vacanza nella sua isola italiana. «Rischi la vita», lo minaccia il medico. «E allora?». L'8 ottobre la Francia lo vede smagrito e pallidissimo ricevere l'omaggio di Jack Lang per «La Bayadera». Qualche giorno ai Caraibi poi - il 20 novembre - ricovero definitivo. Canesi ha pudore, non racconta gli ultimi giorni. Spiega solo che è morto senza soffrire. «L'hanno sepolto in tenuta da soirée, con il suo berretto favorito. Il viso era ancora molto bello». Enrico Benedetto «Negli ultimi tempi il suo carattere si faceva più dolce Era Petrouchka una marionetta rotta e infelice» Scoprì di essere sieropositivo nell'84 con l'estate VI cominciò il declino Nureyev ormai devastato dall'Aids. E' stato sepolto in abito da sera Nureyev scopri di essere sieropositivo mentre viveva all'Opera de Paris trionfali successi Non fu turbato. All'epoca si pensava che la malattia si sviluppasse in un caso su I0

Luoghi citati: Crimea, Francia, Milano, Parigi, San Pietroburgo, Washington