Il pds di Varese cambia le carte di Renato Rizzo

Il pds di Varese cambia le carie Rete e pri trattavano per entrare in giunta, ora gli uomini di Bossi devono ridiscutere tutto Il pds di Varese cambia le carie «Appoggio esterno solo a un monocolore, leghista» TANTI OSTACOLI SULLA VIA DEL CARROCCIO VARESE DAL NOSTRO INVIATO Doveva essere un abbraccio spettacolare; sarà, invece, una stretta di mano a suggello d'una amicizia estemporanea ma, comunque, eccezionale. Tra la Lega Nord ed il pds di Varese l'amore è nato e sfiorito in fretta: pareva un coup de foudre in grado di portare, per la prima volta in Italia, i due partiti, insieme, al governo di un'amministrazione pubblica. E Varese, «città dei primati perduti», sembrava poter, finalmente, vantare un nuovo record trasformandosi in una sorta di laboratorio politico nazionale. Il pds, invece, ha detto «no» ad un patto organico con gli uomini di Bossi che, qui, vantano il 37% dei voti. Ma non ha voltato loro le spalle: è disposto a dare il proprio appoggio esterno al governo cittadino sempre che la Lega rinunci a designare come sindaco il senatore Leoni e si impegni a rispettare alcune «condizioni minime»: dalla difesa dell'ambiente alla gestione dei servizi attraverso società pubbliche o private, dalla promo¬ zione di opere di solidarietà all'accoglienza a nuovi cittadini. «Solo in questo caso - ha spiegato il responsabile degli Enti locali e membro della segreteria nazionale del pds, Elio Quercini consentiremo alle giunte leghiste di Varese e Monza di nascere, pur mantenendo la nostra piena autonomia sulle scelte che, di volta in volta, l'amministrazione dovesse prendere». Si tratterebbe d'una soluzione «obbligatoria e transitoria» perché il pds rimane contrario alla formazione di giunte organiche con la Lega. La quale Lega, senza batter ciglio, in serata ha comunicato di accettare le «condizioni minime» dettate da Quercini. Una risposta che in qualche modo ha però spiazzato il pds varesino, evidentemente non in perfetta sintonia con Roma. La direzione provinciale, a tarda sera, al termine di una estenuante maratona ha deciso di interpretare a proprio modo le indicazionei della segreteria nazionale: con un solo voto contrario e 35 a favore ha stabilito di dare il sostegno esterno a un monocolore leghista, senza la parte¬ cipazione di Rete e pri. Ed eccoci alla stretta di mano suggerita da Roma e ostaggiata a Varese che, nelle prossime ore, dovrebbe essere il surrogato di un abbraccio impossibile: per amministrare la città occorre un minimo di 21 voti e la Lega ne ha 17 che, aggiunti ai 2 della Rete e all'unico del pri, toccherebbero quota 20. Con i tre consiglieri del pds si sarebbe ottenuto una maggioranza solida, ma ora, di fronte alla scelta della direzione provinciale, Bossi e i suoi dovranno ritessere accordi e appoggi. Roberto Maroni, ammiraglio di Bossi a Varese, non sa, però, nascondere del tutto il tono angosciato di chi ha appena scoperto l'esistenza di una legge zoologicopolitica: quando certi topi abbandonano la nave, altri chiedono doppia razione di formaggio per non andarsene. E, così, in queste ore deve prendere in considerazione «l'eventuale prezzo» che Rete e pri potrebbero fargli pagare per restare in giunta o per dargli un appoggio dall'esterno: impallinamento del sindaco designato, richieste sugli assessorati, mutamenti nel programma. A questa recita, che rischia comunque di diventare una sorta di prima nazionale, Varese assiste preoccupata. I suoi problemi si trascinano da anni e si chiamano disoccupazione, cassa integrazio ne, chiusura di aziende. Sabato scorso in mille hanno manifestato perché «si sta dissolvendo» quel polo aeronautico rappresentato dall'Aermacchi, passata in due anni da 2750 a 1500 occupati. La crisi è generalizzata: le fabbriche, lo scorso anno, hanno tagliato 4000 posti di lavoro. Forse per questo il presidente dell'Unione Industriale dice di «non guardare con sfavore a tentativi di mutamento sostanziale nella guida della città». E il sindacato, per bocca del segretario della Cgil, Poggi, ribadisce che «più delle formule contano i contenuti in una città dove il vero nodo è governare». Il Comune è alla bancarotta: spende ogni anno 126 miliardi per gestire se stesso e ne ha solo 25 per far fronte alle esigenze di 86 mila abitanti. Renato Rizzo Umberto Bossi Nelle città dove ha avuto successo elettorale la Lega stenta a trovare accordi per governare

Persone citate: Bossi, Elio Quercini, Leoni, Quercini, Roberto Maroni, Umberto Bossi