Da Torino la pista giusta di Angelo Conti

Da Torino la pista giusta Da Torino la pista giusta Dopo l'arresto di Salvatore Romano TORINO. Totò Riina ha lasciato tracce in Piemonte, e proprio da quelle tracce è partita l'operazione che ha portato alla sua cattura. Alle parziali notizie trapelate ieri pomeriggio, nel corso della conferenza stampa a Palermo, si sono aggiunte indirette conferme anche dal comando provinciale di Torino, dove il col. Cirese ha confermato che il boss «era stato segnalato nella zona di Torino», pur senza volersi addentrare sulla reale consistenza di queste indicazioni. L'alto ufficiale ha poi aggiunto che «dall'arresto di Salvatore Romano, effettuato ad ottobre nell'hinterland Nord della città, erano arrivate utili indicazioni». I carabinieri piemontesi non vogliono aggiungere di più, anche se a Palermo, da tre giorni, si trova il vicecomandante della Regione, il col. Emo Tassi, considerato anche il massimo esperto dell'Arma nel settore dell'Informatica. Sul fatto che Riina sia stato a Torino ci sono indizi, ma nessuna conferma. Numerose segnalazioni sarebbero state comun¬ que raccolte negli ultimi sei mesi. Una, i primi giorni di dicembre, arrivò anche a La Stampa: un lettore, che lasciò nome e cognome, raccontò di averlo notato a bordo di una Fiat Croma grigia, di cui aveva rilevato la targa, in corso Vittorio angolo via Lagrange. Ci fu un immediato intervento dei carabinieri del Nucleo Operativo, ufficialmente senza esito. E' meno avventato, invece, ipotizzare un collegamento fra l'arresto di Riina e quello di Gaetano Salvatore Romano, 26 anni, originario di Gela, molto vicino alla cosca dei Madonia. Nascosto in un alberghetto del quartiere Falcherà, fu sorpreso all'inizio di ottobre dai militari della sezione catturandi del Nucleo Operativo. Era colpito da un ordine di custodia cautelare della Procura della Repubblica di Firenze (dove si era trasferita tutta la sua famiglia) per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Secondo gli investigatori l'uomo stava per lasciare Torino, diretto ad una località che fu mantenuta segreta. Quella che appariva una cattura di basso profilo, era stata però caratterizzata da notevole chiusura da parte dei carabinieri, che non fornirono alcun particolare, nemmeno i più banali. Ora si può ipotizzare che Romano fosse in viaggio per conto del boss, forse con l'obiettivo di raggiungerlo. Recentemente proprio i carabinieri del Ros hanno portato duri colpi ad organizzazioni mafiose in Piemonte: dallo smantellamento della cosca Zicchitella di Trapani, a quello recentissimo (in collaborazione col Sisde) del gruppo legato ai Badalamenti che si era persino introdotto nell'alta finanza romana, attingendo prestiti dalla Safim, l'ex finanziaria E firn. Il Piemonte è stato in passato una delle zone preferite dai mafiosi, costretti per i più svariati motivi a lasciare Palermo. A Chianocco, in Val di Susa, meno di un mese fa c'è stato un arresto eccellente: quello di Francesco Davi, 51 anni, imprenditore edile, indicato come apparte- nente alla cosca di Resuttano del quartiere Noce di Palermo, giunto 14 anni fa in Piemonte in soggiorno obbligato. Due pentiti lo hanno indicato quale presunto assassino del presidente della Regione siciliana Pier Santi Mazzarella, assassinato nel gennaio dell'80. Davi doveva conoscere molto bene Riina, ed esserne probabilmente uomo di fiducia. Anche la sua cattura potrebbe avere indebolito le forze del boss. Angelo Conti Un uomo telefonò anche a La Stampa «E' in città l'ho visto su un'auto» Salvatore Romano, legato alla cosca dei Madonia, fu arrestato lo scorso ottobre Forse era in viaggio per conto del boss dei boss, Riina