Paracelso l'ultima magia

Medico, alchimista, astronomo A cinquecento anni dalla nascita, una notizia clamorosa Paracelso, l'ultima magia Ma era davvero un ermafrodito? P VIENNA OCHI personaggi sono così ammantati di leggenda come Paracelso. Il suo vero nome era Filippo Bombasi, ma egli, più tardi, se ne volle dare uno più lungo e altisonante: Filippo Aureolo Teofrasto Paracelso. Per il rumore che suscitò intorno a sé, il nome che però più gli si attagliava era certamente quello di Bombast. Nato 500 anni fa, il 10 novembre del 1493 ad Einsiedeln, in Svizzera, morì il 23 settembre del 1541 a Salisburgo. La sua tomba, nel bel cimitero di San Sebastiano, che i salisburghesi chiamano «camposanto» perché arieggia un po' quello di Pisa, reca un'epigrafe del tutto degna di un mago o di un taumaturgo: «Anno MDXLI, die XXIII septembris, vitam cum morte mutavit». E' un'epigrafe che potrebbe fare il paio con quella di Leopoldo Fregoli, il quale dettò per la propria tomba quéste parole: «Ultima trasformazione di Fregoli». Ma a Paracelso fu attribuita anche la facoltà di mutare la morte con la vita, in quanto, come medico, era capace di operare guarigioni prodigiose. Riuscì anche a cambiare il proprio sesso da maschile in femminile o da femminile in maschile? Tutti abbiamo sempre pensato che egli fosse un uomo, e, come tale appare nei ritratti, fra cui uno attribuito a Tintoretto. Ma ora ecco la notizia sensazionale: alcuni ricercatori dell'Università di Vienna, l'antropologo Herbert Kritscher e i professori di medicina legale Georg Bauer e Johann Szimvassy, sostengono che Paracelso, in realtà, era una donna o, quantomeno, un ginandro. Già in passato le spoglie di Paracelso erano state riesumate e fatte oggetto di curiosità scientifica e non. Ma questa volta gli studiosi, in occasione del cinquecentesimo anniversario della nascita del celebre alchimista, medico, mago, astrologo, astronomo e filoso¬ fo, hanno voluto vederci più chiaro. Ed hanno sottoposto i resti mortali, che attualmente si trovano nel Naturhistorisches Museum di Vienna, a un esame più approfondito. I risultati saranno pubblicati in una monografia, ma già ora se ne sa abbastanza per mettere a rumore il mondo della cultura. Lo scheletro, dicono i ricercatori, appartiene a una persona di circa 50 anni. E Paracelso ne aveva 48 quando morì. L'altezza del corpo era di 160 centimetri. L'esame chimico ha rivelato nelle ossa valori molto alti di mercurio e, a quanto pare, Paracelso si «trattava» un ascesso proprio con preparati a base di mercurio. I danni allo scheletro non provano che sia stato ucciso, ma piuttosto devono essere stati causati dagli arnesi usati nella riesumazione del corpo. La conformazione del capo è tipicamente femminile: fessure poco pronunciate nelle orbite e sotto l'osso nasale, arcus supraciliaris poco sviluppato, rigonfiamenti del cercine irideo, come purè foramina parietalia notevol mente scarsi. Anche nella vi appaiono caratteri tipicamente femminei e i ricercatori parlano di una innata «sindrome adrenogenitale». Insomma, ci si troverebbe dinanzi a una rara forma di ermafroditismo o di ginandrofismo. Chi è affetto da questa malformazione genetica difficilmente supera il metro e 60 di altezza. Inoltre, nel terzo decennio di vita, si evidenzia la formazione di una notevole bozza frontale. Chi possiede tale morfologia dimostra spesso una intelligenza superiore alla media e tende all'iracondia. Qualità che i biografi riscontrano proprio in Paracelso. Ad avvalorare la tesi che fosse un ginandro, c'è anche il fatto che non ebbe mai a che fare con una donna. Del resto, passò la vita viaggiando da una parte all'altra dell'Europa e del vicino Oriente. Fu un ve- ro globetrotter dello spirito: aveva bisogno, come i lupi, di fare almeno due o tre decine di chilometri al giorno. Se è vero quello che dice Aristotele, cioè che la vita consiste nel movimento, Paracelso incarnò addirittura il moto perpetuo. Dove poi trovasse il tempo per scrivere i suoi libri, così profondi e premonitori, lo sa il Cielo. Aveva più tentacoli di un polipo e li tendeva in ogni direzione alla ricerca della verità: nella medicina come nella biologia, nell'alchìmia come nell'astrologia, nella filosofia come nell'astronomia. Intuì il carattere metafisico dell'eros, anticipando per qualche verso Schopenhauer che lo cita espressamente nella sua celebre Metafisica dell'amore sessuale. La sua morte, come del resto la sua vita, presenta molti lati oscuri. Scartata l'ipotesi dell'omicidio, che pure sarebbe stato possibile con tutti i nemici che si era procurato, specialmente nell'ambito accademico, i ricercatori pensano a un avvelenamento involontario, come dimostrerebbero gli alti valori di mercurio e di «concentrazioni tossiche ritrovati. Va anche detto che Paracelso, nelle settimane prima della morte, perse «gli ultimi sette denti della mandibola». La leggenda vuole che egli abbia dato a un suo allievo l'incarico di tagliuzzare il proprio corpo, di cospargerlo con una certa polvere e, nove mesi dopo, di riaprire la cassa: dentro ci avrebbe trovato un embrione. Gli scienziati di Vienna invece hanno trovato una «donna». Una metamorfosi così non se la sarebbe aspettata nessuno. E se qualche donna, di soppiatto, fosse stata infilata nella sua tomba? Un misogino come lui l'avrebbe meritato. Non volle donne in vita? Bene, che il destino provvedesse allora a fargliene sopportare una per l'eternità. Gli studiosi dicono però che lo scheletro è proprio quello di Paracelso: cade quindi l'ipotesi di una sostituzione di corpi. La notizia di Paracelso-donria ha subito trovato vasta eco nei giornali austriaci. Il Kurier, per esempio, titola a grandi caratteri: «Paracelso era una donna». Più prudente il più autorevole Die Presse, che pone maggiormente l'accento sulle manifestazioni che si stanno preparando per commemorare degnamente il quinto centenario della nascita del grande umanista. In modo particolare a Villach, dove Paracelso trascorse l'infanzia e dove il padre esercitava la professione di medico. Là c'è ancora la sua Casa, visitata ogni anno da un buon numero di turisti. E questo, forse, agli oculati austriaci importa ancor più della sua memoria. Quanto agli studiosi, aspettano con impazienza la relazione scritta di quelli che hanno esaminato lo scheletro. Per prudenza sarà bene rammentare che anche gli antropologi possono rivelarsi dei ciarlatani. Ricordiamo anche qualche pensiero di Paracelso, considerato il simbolo della ricerca e dell'aspirazione a una cultura universale ma anche il padre della medicina alternativa e l'ispiratore di certe teorie pedagogiche. Odiava a morte gli accademici e la cultura istituzionalizzata. E odiava anche i medici cattedratici o luminari, come si direbbe oggi, chiamandoli di volta in volta «flagello di Dio», «leccapiatti» e «imbroglioni». Lui pensava solo a curare e a guarire i pazienti. Anacleto Verrecchia Omicidio, suicidio, incidente: 3 ipotesi su una morte oscura Medico, alchimista, astronomo efilosofo, era ritenuto capace di guarigioni prodigiose e del capo è tipicamente femminile: fessure poco pronuniate nelle orbite e sotto l'osso nasale, arcus supraciliaris poo sviluppato, rigonfiamenti del cercine irideo, come purè oramina parietalia notevol mente scarsi. Anche nella vi appaiono caatteri tipicamente femminei e i ricercaori parlano di una innata sindrome adrenogenitae». Insomma, ci si troverebbe dinanzi a una • ••ni*, O Udì, , Paracelso in due incisioni antiche Sotto, un disegno di Rockwell Kent

Luoghi citati: Einsiedeln, Europa, Salisburgo, Svizzera, Vienna