L'ideologia

L'ideologia L'ideologia Storia di una stupidaggine teorizzata più volte ESISTONO tre questioni. Il nazismo ha fatto un uso ideologico della scienza? La scienza si presta ad essere usata ideologicamente? Le ideologie influiscono sulla scienza? La risposta alla prima questione è: sì, il nazismo è, ad esempio, colpevole di aver fatto una distinzione tra fisica ariana e fisica giudaica. Ci sono stati fisici tedeschi che si sono opposti alla teoria della relatività solo perché introdotta da un fisico di credo ebraico (anche se Einstein dichiava di appartenere alla «religione dell'umanità»). Era una stupidaggine; e però una stupidaggine commessa più volte. Il riferimento va non solo al caso Lyssenko, di cui lo stalinismo abbracciò le idee sbagliate nel campo della genetica, ma riguarda tutti i regimi e le ideologie totalitarie. Dove la verità è una, stabilita da una fonte, consacrata nei suoi testi e tramandata dai suoi interpreti, ogni altra verità apparentemente incompatibile deve esserle subordinata o soppressa. La stessa logica sottostà a certe dichiarazioni sessantottesche secondo cui la teoria della relatività è vera perché imposta dal Pentagono. O, per venire ad esempi più seri, al caso Galileo. Come il nazismo non sopporta la relatività, la Chiesa cattolica non ha tollerato Galileo. Certo, Bellarmino non è Gòbbels, ma nei riguardi della scienza ragiona con una logica di intolleranza. La risposta alla seconda questione è più complicata. E' difficile usare la fisica ideologicamente, ma lo è meno usare la biologia, l'etologia, la sociobiologia. Quando una scienza tocca questioni che riguardano caratteri di popolazioni (e presume, ad esempio, di provare che certi gruppi o razze sono più intelligenti o più miti) rischia contaminazioni ideològiche. Qui il confine fra giudizi di fatto e surrettizi giudizi di valore è più labile. Ne seppe qualcosa Konrad Lorenz, di cui alcuni contributi scientifici furono sospettati di simpatie naziste. E, più di recente, ne ha saputo qualcosa la sociobiologia di E. Wilson. La terza questione è aperta. Non si può negare che un certo clima culturale influisca sulla scienza. Ci sono studi seri che mettono in relazione la teoria di Copernico con il culto rinascimentale del Sole, la teoria di Darwin con l'epoca vittoriana, la teoria dei quanti con l'epoca di Weimar. Il problema delicato è di stabilire fino a che punto si spinga questa influenza. La cultura circostante semplicemente sollecita la scienza oppure la condiziona? Le due vedute sono diametralmente opposte. Portate all'estremo, e drammatizzando un po', l'una sostiene che arbitro delle nostre teorie è il mondo esterno, l'altra afferma invece che l'arbitro è la cultura della comunità scientifica o la cultura assorbita dalla comunità scientifica. Nel primo caso, si guadagna la verità ma si perde la comprensione del progresso della scienza; nel secondo, si guadagna la storicità della scienza ma si perde molto della sua pretesa di stabilire la verità e si rischia di farla precipitare in una ideologia. La virtù, come al solito, dovrebbe stare nel mezzo. Ma su quale sia il mezzo i filosofi si accapigliano ancora. Marcello Pera

Persone citate: Bellarmino, Copernico, E. Wilson, Einstein, Konrad Lorenz, Marcello Pera

Luoghi citati: Weimar