«Camerati, qui ci vogliono far fuori» di Fabio Martini

«Camerati, qui ci vogliono far fuori» «Camerati, qui ci vogliono far fuori» Fini: siamo pronti a tutto, scateneremo le piazze LO SPETTRO DELLA FINE TROMA RA i «fascisti» italiani, da qualche giorno, è tornato lo spettro dell'8 settembre, la paura di finire ((tutti a casa». La legge elettorale maggioritaria che sta lievitando in Parlamento cancellerebbe dallo scenario politico l'msi e per questo Gianfranco Fini sta preparando l'artiglieria più pesante mai utilizzata dal 1947 in poi. Sabato è convocata, «a porte chiuse», una direzione del partito che il portavoce missino Storace definisce «storica». Per la prima volta da quando è segretario, Fini sta preparando una relazione scritta, ogni parola sarà ben pesata e in cantiere ci sono almeno tre iniziative destinate a pesare: il preannuncio di un referendum abrogativo su qualsiasi legge elettorale maggioritaria che dovesse essere approvata dalle Camere, un ostruzionismo parlamentare durissimo, lo scatenamento della piazza. «Certo - dice Teodoro Buontempo, deputato missino amico dei naziskin e protagonista ieri dello scontro alla Camera - se ci vogliono cancellare, invece dei centomila di Roma, avranno in piazza un milione di missini». La bandiera che i dirigenti della fiammella sventoleranno, per quanto possa apparire paradossale, è quella del pluralismo: «Martinazzoli e Martelli - dice il direttore del Secolo Maurizio Gasparri - si sbagliano di grosso se pensano di poter cancellare con un tratto di penna un partito votato da 2 milioni e mezzo di elet¬ tori, un partito che è ormai un dato storico nella realtà politica italiana, un partito che ha permesso, di incanalare anche forze di contestazione radicale al sistema». E l'arma più insidiosa, il deterrente che fa più paura è proprio quello della piazza: cancellando l'msi si finirebbe per comprimere forze potenzialmente eversive: «Credo non sia un mistero dice Buontempo - che l'msi in questi anni sia stato lo strumento per la legalizzazione, la canalizzazione dei fascisti italiani. E ora bisogna stare attenti, perché se ci sono oltre due milioni di elettori missini e il partito che li rappresenta non c'è più, rischiamo di creare da un giorno all'altro diecimila clandestini». Gianfranco Fini fino a sabato ha deciso di non parlare, ma il gruppo dirigente missino ha già in testa un'escalation. Il primo passo potrebbe essere il boicottaggio della Bicamerale, con le dimissioni dei membri missini, dimissioni a catena che farebbero mancare il plenum alla commissione e dunque la vanificherebbero. «Non abbiamo intenzione di calpestare il regolamento del Parlamento - dice Gasparri ma escludiamo forme estreme di protesta». E la scaramuccia di ieri alla Camera è soltanto un aperitivo. E se si dovesse andare verso il referendum elettorale, i missini sono pronti a schierarsi per il no, puntando ad una sconfitta onorevole del no (puntano ad un 30- 35%) che potrebbe aprire la strada ad una trattativa sul sistema elettorale da adottare alla Camera, visto che il referendum-Segni riguarda soltanto il Senato. E la stessa tattica è stata già decisa dai comunisti di Rifondazione, l'altro partito che rischierebbe di essere cancellato da una riforma elettorale maggioritaria. E come extrema ratio i capi missini hanno un'ultima carta: un referendum abrogativo della legge che il Parlamentro dovrà comunque fare dopo il referendum. Il segretario Fini, prima di sabato, non vuole parlare. Dice soltanto: ((Alzeremo il livello dello scontro». Che vuole dire? «Vuole dire tutto». Fabio Martini

Persone citate: Buontempo, Gasparri, Gianfranco Fini, Martinazzoli, Maurizio Gasparri, Teodoro Buontempo

Luoghi citati: Roma