E Fede dà un buco al Pentagono di Curzio MaltesePaolo Frajese

IL BLITZ VISTO DAL TG E Fede dà un buco al Pentagono La «Tempestino» annunciata in tv prima del via TELEVISIONE IL BLITZ VISTO DAL TG OLTRE tutto dovranno trovargli un nome, non credi Emilio? L'altra volta l'hanno chiamata Tempesta del deserto...». «Stavolta la chiameranno, che so, Tempestine del deserto, visto ch'è durata poco». Divertente, vero? Erano Silvia Kramar ed Emilio Fede. I Valenti-tenda della tv di guerra. Sono tornati da mercoledì, con i filmati di repertorio, gli infrarossi su Baghdad, il portavoce Fitzwater, l'ultimo ultimatum anzi penultimo, i Top Gun in fase di decollo, le terribili armi irachene, il giro fisso dei collegamenti (New York-Tel Aviv-Londra-Parigi-New York) dove «fonti non ufficiose precisano che...» J naturalmente le altre coppie di caratteristi in assetto bellico. Le fini dicitrici Lasorella-Maglie (Tg2) e i ragazzi irresistibili del Tgl Frajese-Lugato («Giuseppe, mi senti?». «Sì, Paolo, perfettamente». «Lugato non sente...». «Ma come no?». «E allora parla!»). Tutti bravissimi, consumati rttori. Tratti tesi, to- ni di circostanza, sospiri, pause, scrollar di capo, voci concitate, ritmi ansiogeni. Non sono mancati i malintesi via satellite (una moderna metafora dell'incomunicabilità). Sono invece mancate come sempre le immagini. Stavolta anche la Cnn, il rinomato fast food dell'informazione dal quale di norma ci serviamo, era rimasta senza merce. Non sapremmo davvero come chiamarla questa replica del Desert Storm. Già è difficile trovare un nome a uno come Emilio Fede che «si addentra con gioia nel dolore altrui» (Giuliano Ferrara). Ha lanciato per primo, al solito, il suo grido di guerra: «Silvia, Silvia!» (Kramar, ndr). Significa che hanno attaccato. Sono le 18,32. Il bombardamento comincia alle 19,15. Fede ha dato un «buco» al Pentagono. E' uno dei tanti misteri di questa strana guerra lampo. Va e viene dallo schermo, come un vecchio film buono per tappare i buchi del palinsesto. Si «vede» prima che si compia oppure molto più tardi, nei telegiornali della notte. Scompare dalla prima serata. Paradosso straordinario: i milioni di italiani che accendono il televisore intorno alle 20,30 - tra la coda dei tg e l'inizio dei programmi - non si accorgono di nulla. A quell'ora gli F-14 non sono ancora tornati alla base. Ma l'Italia televisiva è già ripiombata nello stupidario quotidiano. Rete per rete, ciascuna con la propria ossessione. Il filinone nazional popolare su Raiuno («Banana Joe») - appena ritardato per motivi bellici - con un Bud Spencer impegnato ad aiutare a suon di ceffoni i piccoli poveri indigeni dell'Amazzonia (ci ricorda qualcuno?). Raidue ammannisce il solito polpettone riccastro e leccatissimo («La Ragnatela»), pieno di aeroporti, fotografi di moda, modelle seminude, spie e latitanti miliardari (socialisti?). Su Raitre il tribuno del popolo consumista Lubrano è alle prese col grave tema delle tette al silicone. Il menù Fininvest prevede su Canale 5 un film per bambini (come dimenticare i piccoli, cari clienti di merendine?), la scemenza canterina del Karaoke e l'inevitabile telenovela. Lungo i mille talk show della notte, non una parola sull'Iraq. E dire che sarebbero tante le cose da spiegare. I famosi missili, per esempio. Due anni fa ci hanno raccontato che Saddam aveva le armi atomiche, chimiche e batteriologiche. Ora gli facciamo guerra per una batteria di missili d'annata (1957), obsoleti come il raggio della morte dei fumetti. Sky news ospita sul tema un dibattito. Da noi c'è Marzullo che chiede: «Dove va il mondo?». Sarà questa la fine? Verrà l'Apocalisse e ci sorprenderà a guardare Frizzi. Nel lontano 2050, un turista in gita nella Pompei del Duemila ci troverà ancora così, col telecomando in una mano e il Parmacotto nell'altra: sorridenti. Curzio Maltese Emilio Fede ha dato per primo la notizia della «Tempestina» nel deserto Alla sua sinistra il conduttore del Tgl ' Paolo Frajese

Luoghi citati: Baghdad, Iraq, Italia, Londra, New York, Parigi, Pompei, Tel Aviv