Siate tutti Don Chisciotte

Ritrovato il «manuale» di Unamuno Ritrovato il «manuale» di Unamuno Siate tutti Don Chisciotte EL maggio del 1928 Miguel de Unamuno annunciava di stare lavorando a uno studio sul «chisciottismo» nel quale, scriveva, «farò il possibile per mettere in chiaro la differenza che corre tra stare, essere ed esistere». Di quell'opera che sarebbe stata assai gradita ai critici, che spesso videro in Unamuno «il cavaliere sedentario», una specie di replica intellettuale e moderna del cervantino Don Chisciotte, non si seppe più nulla. Fino a oggi. Perché dagli archivi che Unamuno lasciò all'università di Salamanca di cui fu rettore, è emerso un inedito che si intitola proprio «Manuale del chisciottismo». Fa parte dei cospicui fondi inediti di Unamuno tra cui si trovano scritti minori di filosofia, un'autobiografia intitolata «Nuovo mondo», saggi di pensiero sociale e molti articoli, alcuni dei quali scritti persino dal fronte italiano nel 1917. Ma è il «Manuale del chisciottismo» il ritrovamento più allettante. Scritto dopo il 1929, «è una sintesi del suo pensiero, e una revisione delle sue tre opere maggiori: "Vita di Don Chisciotte e di Sancio", "Il sentimento tragico della vita" e "L'agonia del cristianésimo"», spiega dalla casamuseo di Unamuno a Salamanca il professor Laureano Robles, che ne curerà la pubblicazione. Che sia proprio nel segno del chisciottismo che Unamuno rivede se stesso e la sua opera, verso la fine della vita (morirà nel 1936 a Salamanca) non stupisce. Se Cervantes nacque per scrivere il Don Chisciotte, lui stesso amava dire, «io sono nato per commentarlo». Mentre definiva l'esilio a cui lo costringeva la dittatura di Miguel de Unam uno Primo de Rivera «un'esperienza chisciottesca di quattro anni di espatrio fuori dalla mia povera Spagna ridotta in schiavitù». Ma il suo dialogo con il Chisciotte, metteva subito in guardia Unamuno, era molto intimo, e in nulla una faccenda da specialisti o professori. Non esitava anzi, nella prefazione a «Vita di Don Chisciotte e Sancio», a prenderne in giro uno, un tal professor Homer P. Earle dell'università di California. Questi, traduttore della sua opera in inglese, faceva notare a Unamuno come in un certo brano egli avesse messo in bocca a Sancio parole che nel testo cervantino spettavano a Sansone Carrasco. E gli domandava anche che intendesse fare per mettersi al riparo dai futuri critici. Si ricorderà che il Cervantes finge di aver trovato il racconto della vita del Chisciotte tra le carte arabe di un tale Cide Hamete Benengeli. Ebbene «questo testo io lo posseggo», scrive Unamuno «e, sebbene mi sia ormai dimenticato il pochissimo arabo insegnatomi lo leggo correntemente, e in quel testo ho visto che, nel brano a cui alludeva il prof. Earle fu il Cervantes a legger male, dimodoché la mia interpretazione e non la sua è quella fedele». Per Unamuno insomma, che scrisse tra l'altro un romanzo, «Nebbia», il cui protagonista si ribella all'autore e si rifiuta di morire, l'esistenza di Don Chisciotte e di Sancio è un fatto del tutto indipendente dal Cervantes. E il Chisciotte, e insieme quella sottile differenza tra «stare, essere, ed esistere», meritano almeno uno studio: «Il manuale del chisciottismo», appunto. Anna Radino Miguel de Unamu

Luoghi citati: California, Salamanca, Spagna