D H Lawrence schiavo contento

IfJna studiosa americana: rileggiamolo con compassione IfJna studiosa americana: rileggiamolo con compassione D. H. Lawrence schiavo contento Lo scrittore dell'eros tradito dalla moglie PLONDRA OVERO D.H. Lawrence. Proprio a lui, fiero assertore della superiorità fallica, doveva capitare una moglie che gli spaccava i piatti ii} testa. Non gli riuscì di dominare la signora, la tempestosa Ffieda, né in cucina, né a letto: lei si dava pena di cornificarlo, lai le restò fedele fino alla fine. Lautore de L'amante di Lady Ùiatterley glorificò la gagliardi] della sessualità maschile soltanto sulla carta. Nella vitajebbe sempre bisogno di una figura materna e dominante, se lon prevaricatrice. Violentemente vituperato per aver proclamato che la sottomissione è destino e appagamenti supremo del sesso femmina e, lo scrittore va oggi riletto «c|n compassione»: è questo l'invio che Elaine Feinstein, celebre studiosa americana, esprme nel suo ultimo saggio Le dorine di Lawrence, appena pubblicato da HarperCollins. , >Ilprimo (e fatale) archetipo muliebre fu la madre Lydia, orgogio adamantino e polso, ferraci Dopo la morte del maggiore e più amato figlio Ernest, l'emotivtà predatoria della donna si riv|rsò sul fragile David Herbert. Le feroci liti tra i genitori si impressero nella psiche del giovane come l'unico modello possibile di relazione tra i sessi. Incline a considerare suo padre come un rozzo orco, Lawrence ebbe a dire una volta di averlo odiato fin dalla nascita. Il rapporto con Lydia fu ossessivo a tal segno che lo scrittore si vanterà con un amico: «L'amore tra me e mia madre è stato quasi come quello tra marito e moglie». Al momento di lasciare Jessie Chambers, la donna che l'aveva incoraggiato ad aver fede nel suo talento (e che, quando aveva manifestato la velleità di diventare scrittrice, era stata ripagata con la sprezzante frase: «Non ne verrebbe del bene. Non sai comunicare») le disse: «Non ti ho mai voluto bene, perché mi sono sempre sentito l'amante di mia madre». Lawrence finirà per riprodurre il suo ruolo di figlio-amante parafrasando con esistenziale lettera 1 ita il titolo di uno dei suoi più celebri romanzi, Figli e amanti - con Frieda von Richtofen, sposata, tre figli e parecchi anni più di lui. Con le donne che la precedettero, lo scrittore ebbe soltanto storie fugaci. La bella e corvina Louie Burrows era di una fastidiosa trasparenza. Fu lui a rompere il fidanzamento, e a giustificarsi così: «Non sarà mai capace di immergere le mani nel mio sangue e di tastare la mia anima». Jessie Chambers era troppo dolce e ansiosa di compiacerlo, e Lawrence premiò la sua sottomissione trattandola con crudeltà. La verginità di lui se là prese un'esuberante impiegata dell'ufficio postale, Alice Dax. Ma quando arrivò Frieda, nessun'altra si dimostrò in grado di tenere la scena. Acutamente, Elaine Feinstein mette in evidenza le affinità della dònna con Emma Bovary. Vulcanica, insoddisfatta, la signora si vide costretta a lasciare gli adorati bambini in custodia al marito, furente per la sua relazione con Lawrence. Da quel momento fece dello scrittore - consenziente - il proprio figlio adottivo. E se lo sposò. C'è da chiedersi come abbia fatto la loro unione a durare diciotto anni. Pur innamorati alla follia, poco mancava che D.H. e Frieda si scambiassero quotidianamente colpi di pistola. Un amico della còppia fu testimone di una scena grottesca: lei, in preda all'ira, schiantò un piatto sulla testa di'lui che lavava mansueto le stoviglie. In altre occasioni era lo'scrittore a coprirla di contumelie. Un testimone riferì: «Non ho mai visto nessuna persona.civile pronunciare una tale sequela di insulti osceni all'indirizzo della propria moglie, in presenza di estranei». E pensare che il trepidante artista aveva scritto: «Il matrimonio mi mantiene in diretta comunicazione con l'ignoto, nel quale altrimenti mi sento un po' sperduto». Alle separazioni periodiche seguivano tregue e ritorni che sapevano di rassegnazione. Lawrence dovette scoprire, umiliato, di dipendere da Frieda più di quanto Frieda dipendesse da lui. Il cantore del potere del fallo si ritrovò a chiedere consigli su come soddisfare l'esigente moglie, che lo tradiva allegramente. Un giorno le mise le mani intorno al collo e cercò di strangolarla: «Sono io il padrone», le urlò stravolto. La matronale, esplosiva signora annotò: «Credo che, sotto sotto, Lawrence odi le donne. Ha sempre sentito che alla fine sono più potenti degli uomini». Eppure, mette in rilievo la Feinstein, lo scrittore si dimostrò sempre abilissimo ad accattivarsi il favore e l'affetto di dame influenti, Lady Ottoline Morrell e Cynthia Asquith in testa. Ma, a onor del vero, non approfittò mai del loro debole per lui, e rimase ostinatamente monogamico. Una costanza commovente: «Se muoio - disse a Frieda quando la tubercolosi stava per sopraffarlo - sappi che nella mia vita hai contato solo tu». Maria Chiara Bonazzi Amava Frieda alla follia e la insultava in pubblico. Ma da lei accettò anche le peggiori umiliazioni u Silvia Kristel e Nicholas Clay in una scena del film «L'amante di Lady Chatterley». A destra, «Lotta con un'amazzone», uno dei dipinti di Lawrence che hanno scandalizzato l'Inghilterra David Herbert Lawrence con la moglie Frieda. La donna considerò lo scrittore quasi come un figlio adottivo

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