«Prima voglio aiuti per Platì, poi giurerò»

«Prima voglio aiuti per Piatì/ poi giurerò» Francesco Mittiga, area de: non possiamo rimanere il paese dei sequestri, mancano strutture «Prima voglio aiuti per Piatì/ poi giurerò» L'ultimatum del sindaco eletto dopo quattro consultazioni a vuoto PIATI'. Il fatto che, dopo quattro tentativi andati a vuoto, a Piatì si sia riusciti ad eleggere il nuovo Consiglio comunale e, con esso la nuova giunta, non sembra avere mutato nulla nella vita di tutti i giorni di questo che è uno dei paesi più poveri della poverissima Calabria. Piatì resta lontana anni luce dal resto del Paese; una lontananza che si misura nella pressoché assoluta mancanza dei servizi, anche dei più elementari. Il nuovo sindaco, a tutto questo, non ci sta, non vuole che continui la parabola discendente che, se non sarà fermata, porterà all'annientamento anche amministrativo di una cittadina che nemmeno un commissario prefettizio dotato cioè d'ogni potere - ha saputo allontanare dal dramma della quotidianità, dove tutto è emarginazione. Per questo il sindaco non giurerà. Francesco Mittiga, nuovo primo cittadino di Piatì, ha 55 anni, molti dei quali spesi in politica, ed è di estrazione democristiana. Medico, è conosciuto da tutti e stimato da molti. Qualcuno, però, pensa che forse non ce la farà dove hanno fallito coloro che l'hanno preceduto (anche perché lui stesso ha fatto parte di altre giunte comunali), non per mancanza di volontà, quanto perché non ha gli strumenti necessari per affrontare quest'emergenza. E allora lui ha deciso che non adempirà a quello che è il primo, necessario atto di coloro che vengono eletti alla guida di una giunta comunale, il giuramento davanti al prefetto. Una decisione che è provocatoria finché si vuole, ma che, dice Mittiga, è una scelta obbligata se si vuole fronteggiare il dramma di Piatì, con possibilità di riuscita. Mittiga non è uno sprovveduto della politica, la sua vecchia militanza lo ha esposto a molti, anche durissimi, attacchi personali. Come quello di Silvano Vinceti, presidente nazionale di Kronos 1991, candidatosi, lui che calabrese non è, a Piatì per scardinare la spirale delle elezioni annullate. Vinceti parla di Mittiga come di persona inaffidabile per avere fatto parte egli di quella giunta comunale che, tre anni fa, sulla spinta della rivolta delle «donne in nero» (le donne di Piatì che occuparono il Comune per protestare contro il degrado del paese) fu costretta a dimettersi. Ma oggi Francesco Mittiga (che l'impegno politico non ha allontanato dalla professione medica: ogni pomeriggio è in giro dai suoi pazienti) non accetta paragoni con il passato. «Non giurerò sino a quando Regione e Provincia di Reggio Calabria, nella persona dei rispettivi presidenti, non garantiranno - con la firma di un protocollo - l'esecuzione di un piano di interventi per questa cittadina. La loro firma dovrà comparire accanto a quella di un autorevole rappresentante del governo. Piatì per rinascere neces¬ sità di interventi al massimo livello e al massimo dell'impegno». Nella decisione di non giurare e quindi di non sanare la «vacatio» operativa dei poteri amministrativi, Mittiga ha avuto il consenso della gente che, in due assemblee popolari, lo ha invitato a proseguire su questa che, nata come una provocazione, sta diventando un caso anche burocratico, oltre che politico. Piatì, dice Mittiga, non può restare, come sostiene qualcuno, il «paese dei sequestri». Oggi è invece il simbolo della latitanza dello Stato. E' la strada giusta? C'è chi dice di no, come Salvatore Zoccali, capogruppo del pri in Consiglio regionale e che ha capeggiato una lista alternativa a quella guidata da Mittiga. «Chi si candida lo fa per governare. La scelta di non giurare? Solo una fuga ragionata dalle proprie responsabilità». Diego Minuti

Luoghi citati: Calabria, Reggio Calabria