Droga Sos dalle comunità di Pier Paolo Luciano
Polemiche dopo il decreto sulla depenalizzazione. Gli antiproibizionisti: il referendum va avanti Polemiche dopo il decreto sulla depenalizzazione. Gli antiproibizionisti: il referendum va avanti Drogo, Sos dulie comunità «Liberi5000 reclusi, sarà il caos» ROMA. Aa appena 24 ore dal decreto che modifica la legge sugli stupefacenti, il pianeta-droga si interroga e si divide. Da Torino, don Ciotti, dubbioso, annuncia le dimissioni dal Comitato nazionale per la droga, accusando il governo di ambiguità e opportunismo politico. Da Milano don Mazzi, un altro prete in prima linea sul fronte dell'emarginazione, chiede «nuove strutture che aiutino i cinquemila drogati che stanno per lasciare il carcere». Altrimenti, ammonisce, sarà il caos. Gli antiproibizionisti, come i verdi, sono moderatamente soddisfatti, ma precisano che la battaglia per il referundum va avanti: «Il meccanismo della dose media giornaliera deve essere abolito, non semplicemente modificato» spiega Roberto Miglio, consigliere nazionale del Coordinamento radicale antiproibizionista. Il movimento sociale, invece, spara a zero contro il governo: «Meglio bucarsi che viaggiare a 170 chilometri l'ora. E' uno dei paradossi all'italiana che emerge a pochi giorni dall'entrata in vigore del nuovo codice della strada e a poche ore dal decreto che ha depenalizzato il consumo degli stupefacenti» si legge in un corsivo de «Il Secolo d'Italia». Eppure Guido Bertolaso, capo dipartimento del ministero degli Affari sociali, è convinto che «anche chi, senza aver letto il testo del provvedimento, si è dichiarato contrario dovrà rivedere le proprie posizioni». E riassume in due parole il suo giudizio: c'è più tolleranza. «Per i tossicodipendenti "puri" è sparita la minaccia del carcere - precisa Bertolaso -. E' sparita la norma che prevedeva per i tossicodipendenti irriducibili, che si erano sottratti a tutte le sanzioni e al percorso terapeutico, la condanna a tre mesi di carcere o l'ammenda di cinque milioni». E aggiunge: «L'aumento della quantità di droga considerata dose media non è automatico. Il tossicodipendente trovato con una quantità fino a tre volte quella consentita dovrà dimostrare, attraverso accertamenti medici, di aver bisogno di una dose maggiore». Ma dal pianeta-droga arriva più di un'osservazione al decreto legge. Comincia don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele: «Dietro le mie dimissioni c'è un problema politico: le scelte non vengono mai compiute sulla base di un confronto serio tra gli operatori e gli amministratori. E io sono stanco di essere preso in giro. Le modifiche fanno trasparire un'ambiguità di fondo del governo, sulla droga come sull'Aids, e una non conoscenza della realtà giovanile, dei problemi e dei connotati reali del mondo del disagio. Non bisogna illudersi, i servizi pubblici e privati sono insufficienti per far fronte al problema. Eppoi, con questa legge, non tutti quelli finiti in carcere per piccoli reati connessi all'uso di stupefacenti usciranno: occorre trovare proposte alternative alla detenzione». Don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus di Milano, lancia un allarme: «Occorre creare strutture più elastiche per fronteggiare le uscite dal carcere. Le comunità non sono in grado, né disposte ad accogliere queste persone. E neppure servirebbe loro». La soluzione? «Creare centri dove non si debba necessariamente rimanere per tre anni e ci si debba sottoporre a colloqui infiniti. Strutture, insomma, che accettino i ragazzi con problemi di droga così come sono». Don Mario Picchi, romano, creatore del Centro italiano di solidarietà, boccia le sanzioni amministrative che rimangono nel nuovo decreto pubblicato ie¬ ri dalla Gazzetta ufficiale. E avanza una proposta: «Che oltre ad aprire il carcere, si offra ai drogati la possibilità di programmi terapeutici, non soltanto in comunità». E chiede uno sforzo delle istituzioni, a cominciare dalle prefetture che «dovrebbero orientare i consumatori di droga non solo verso gli ambulatori dove il metadone la fa da padrone o le comunità residenziali, ma verso percorsi terapeutici alternativi». Ferdinando Aiuti, immunologo, applaude alla depenalizzazione anche se precisa di essere contrario a ogni «deregulation»: «Drogarsi non è mai lecito spiega -. Tuttavia il decreto consentirà di liberare le carceri, che stanno scoppiando. E molti detenuti sono tossicodipendenti, con una quota rilevante di sieropositivi. Una situazione insostenibile». : a Pier Paolo Luciano
Persone citate: Bertolaso, Da Milano, Don Antonio Mazzi, Drogo, Ferdinando Aiuti, Guido Bertolaso, Mario Picchi, Mazzi, Roberto Miglio
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