I gialli della strage 12 anni di depistaggi di Vincenzo Tessandori
I I gialli della strage 12 anni di depistaggi DOSSIER I DEL DC9 COME la zizzania i dubbi vennero seminati non appena fu chiaro che quel Dc9, sul quale viaggiavano 81 persone, era precipitato nel cielo di Ustica non per un accidente di volo ma perché qualcuno lo aveva abbattuto, probabilmente con un missile, di quelli a carica limitata, da allenamento, chiamiamolo così: altrimenti, si disse, il jet non avrebbe potuto cadere in mare quasi integro. Ma chi era il responsabile? E per quale ragione era stata decisa una strage simile? Ma poi, era stata veramente voluta, quella mattanza? Dopo aver proclamato che quell'aereo vecchio, malandato, soprattutto liso, era venuto giù per i fatti suoi, quando apparve chiaro che la tesi del¬ l'incidente era insostenibile, cominciò una ricerca convulsa. Fu così che all'orizzonte dell'inchiesta apparve l'ombra misteriosa di un Mig libico. Pareva il «colpevole» fatto su misura. Si sostenne che avrebbe dovuto abbattere l'apparecchio sul quale volava Muammar Gheddafi. Qualcosa nell'attentato non sarebbe andato per il verso giusto, il fuoco del Mig avrebbe centrato l'aereo Itavia e il caccia si era schiantato sui monti di Calabria. Il corpo del pilota fu ritrovato più tardi di quel maledetto 27 giugno 1980. Una tesi suggestiva, quella, rassicurante. Ma che non resse: l'autonomia del Mig, per esempio, non era tale da consentirgli un'azione così lontano dalle sue basi. Ma poi, che cosa era accaduto in quella sesta sera d'estate in quella zona del Mar Tirreno? Un triangolo, vengono a sapere a poco a poco i giudici, e con enorme fatica, trafficato più o meno come un'arteria a grande scorrimento. E gli onnipresenti occhi dei radar non potevano non aver visto tutto. Ma quando i giudici cercarono di avere lumi e conferme, dovettero leggere increduli una lunga teoria di dinieghi o un'ancor più lunga e irritante serie di risposte incerte, contraddittorie, qualcuna sicuramente menzognera. I costosissimi radar, diceva una di queste risposte, avevano fatto fiasco. Non fu uno spettacolo edificante vedere inquisiti alti ufficiali dell'Aeronautica i quali parevano avere in comune soprattutto una cosa: la scarsa memoria. Fra i più rigidi in quel genere di difesa passiva, il generale Zeno Tascio, che di recente ha chiuso con la carriera. Non c'era il Dc9, ormai sepolto in fondo al mare, e senza non sarebbe stato possibile portare avanti l'inchiesta. E il giudice Rosario Priore allora ne ordinò il recupero. E l'operazione venne affidata a una ditta specializzata francese. E oltre alla fusoliera e al resto del jet il mare in quei giorni restituì il serbatoio di un aereo militare statunitense e un casco da pilota americano. Ma che nesso c'era? Forse nessuno, ma non era chiaro e non lo è neppure adesso che cosa accadde non soltanto in cielo, ma anche in mare. Qualcuno disse che un qualche apparecchio poteva esser decollato dalla portaerei francese Clemenceau ma, dopo aver mostrato tutto il loro fastidio per queste insinuazioni, i francesi dichiararono che la loro nave era rimasta sottocosta in Provenza. E allora? Allora bisognava cercare altrove. Intanto gli anni passavano. Qualche personaggio in qualche modo però legato alla vicenda e magari definito «minore» era già morto, magari suicida. Passavano gli Einni, con il rischio che tutto venisse insabbiato. Ma Priore ha insistito, un decreto firmato da Claudio Martelli aveva allungato di 14 mesi i tempi dell'inchiesta. Dopo la Clemenceau, all'orizzonte sono apparsi un Phantom, Usa, e un FI04. Poi fu la volta della portaerei americana Saratoga, una città galleggiante a propulsione nucleare, in quel periodo ancorata nel porto di Napoli. Quella sera era rimasta alla fonda nel golfo o aveva preso il mare? Il libro di bordo pareva in qualche modo contraffatto, così i giudici italiani sono corsi a New York per interrogare gli ufficiali della nave. Più volte gli americani avevano dichiarato la loro estraneità. «Ma comunque collaboreremo anche se non sono coinvolti nostri aerei», ha dichiarato il portavoce di Dick Cheney, segretario per la Difesa. Ma davvero è necessario andar a cercare tanto lontano? Vincenzo Tessandori A fianco da sinistra: Libero Gualtieri già presidente della Commissione stragi e il generale Tascio
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