La Camera boccia il giudice Di Pietro

La Camera boccia il giudice Pi Pietro La Camera boccia il giudice Pi Pietro Voto a sorpresa, non sarà processato il de Borra ROMA. La Camera «para» un rigore a Di Pietro. A sorpresa, per la prima volta da quando è iniziato il tormentone di Tangentopoli, e proprio nel giorno in cui a Montecitorio arrivavano le «carte» su Craxi, i deputati hanno respinto una richiesta di autorizzazione a procedere contro il democristiano Giancarlo Borra, firmata dal magistrato più popolare d'Italia. Vittoria risicata, ma significativa dei «no»: 180 a 169, il destino di Borra si è deciso sul filo. Applausi, alla fine, dai banchi della de; stupore e indignazione da quelli dell'opposizione, mentre anche il presidente della Camera, il pidiessino Giorgio Napolitano, criticava lo svolgimento indubbiamente curioso della vicenda. Nel respingere la richiesta, infatti, i deputati non hanno contraddetto soltanto Di Pietro, ma anche la giunta per le autorizzazioni a procedere e lo stes¬ so politico indagato. Entrambi si erano espressi per la concessione. La giunta aveva dato il «via libera» all'unanimità. Quanto a Borra, era addirittura intervenuto in aula prima del voto, per chiedere ai colleghi di non interrompere l'«iter» giudiziario. Borra si era pubblicamente difeso dalle imputazioni di Di Pietro, che gli contesta il reato di ricettazione continuata e aggravata: in pratica lo accusa di aver intascato due tangenti di 75 e 20 milioni dall'imprenditore Giorgio Schiavi per fargli vincere un appalto agli Ospedali Riuniti di Bergamo. Davanti alla Camera schierata, Borra ha proclamato la sua innocenza. Conosceva Schiavi «solo di vista» e non ha «mai preso contatti con nessuno per favorirlo nell'appalto». Malgrado ciò, il deputato e medico democristiano ha chiesto alla Camera di concedere a Di Pietro l'autorizzazione a procedere. E invece, colpo di scena: vincono i «no», i de esultano e Napolitano si arrabbia. Con garbo, ma si arrabbia: «Penso che tutti i deputati debbano riflettere seriamente prima di votare contro una proposta della giunta per le autorizzazioni a procedere», rileva il presidente. E aggiunge: «L'assemblea è libera e sovrana nelle sue determinazioni, così come libero è il giudizio dei partiti e dell'opinione pubblica su tali determinazioni». Napolitano conclude il suo intervento lamentando i molti vuoti fra gli scranni della Camera, al momento di «votazioni così delicate e significative». Anche i Verdi denunciano «la disattenzione e le numerose assenze tra le file dell'opposizione». Un'opposizione che, comunque, ha reagito con durezza all'esito del voto e ai successivi applausi democristiani. Il capo¬ gruppo del pds D'Alema ha attaccato i deputati della de, appellandosi a Martinazzoli affinché «inviti i parlamentari del suo partito ad un atteggiamento coerente e responsabile». «Una vicenda penosa», aggiunge sprezzante un altro pidiessino, Chicco Testa. «Lo testimonia il compiacimento manifestato in aula per lo scampato pericolo». Per la Rete di Leoluca Orlando «è iniziata l'offensiva palese del regime contro l'opera dei magistrati». E l'indagato Borra, adesso che farà? Se vuole andare fino in fondo, come aveva garantito agli onorevoli colleghi prima del voto, non gli resta che una strada: dimettersi. Dicono i verdi Crippa e Pecoraro: «Si deve decidere: o salva la faccia oppure la poltróna». Sono i grandi dilemmi dell'anno nuovo. Massimo Gramolimi

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