lo sfratto su duemila famiglie di Maria Teresa Martinengo
In via Guala pronti 90 appartamenti ma non hanno ancora l'abitabilità In via Guala pronti 90 appartamenti ma non hanno ancora l'abitabilità lo sfratto su duemila famiglie Dal sindacato inquilini grido d'allarme al Commissario «Serve subito un nuovo bando, in città edilizia bloccata» Duemila sfrattati. Tante sono le famiglie torinesi con reddito inferiore ai 29 milioni annui invitate dai rispettivi proprietari a lasciare l'alloggio libero. Un invito perentorio, al quale sono seguite, a norma di legge, periodiche visite di ufficiali giudiziari: sino a sette, dopo la prima richiesta che in termini giuridici è definita «moratoria». «Tra proroghe e difficoltà di notifica - commenta Andrea Parvopasso, segretario del Sunia (sindacato inquilini) - sinora abbiamo limitato i danni. Ma il 1993, se il problema non sarà "governato", rischia di trasformarsi in un anno terribile»: Un grido d'allarme che Parvopasso ha inviato al Comune, con una nota riassuntiva per far sapere al Commissario ed ai suoi collaboratori quanto la situazione sia esplosiva. Tanto più che il numero delle duemila potenziali famiglie senza tetto è calcolato senza tener conto delle 300 sistemazioni già avvenute nelle nuove case popolari di via Cossa. A giudizio del Sunia, dopo la sanatoria degli occupanti abusivi di alloggi pubblici fatta dalla Regione alla fine dello scorso anno, adesso il Commissario dovrebbe dare avvio ad un bando generale che manca da 11 anni. «Consentirebbe - osserva Parvopasso - di far domanda per l'edilizia pubblica anche a chi non è sfrattato, ponendo fi¬ ne ad una paralisi abitativa che fa di Torino un caso limite». Il Sunia spera ancora in qualche soluzione, offerta dalle cosiddette «case di risulta». Ossia alloggi che Comune e Istituto case popolari tengono per l'emergenza. «Oggi - dicono al Sunia - in assenza della giunta municipale, la situazione è pesante. E' bene che il Commissario lo sappia». In piazza San Giovanni, negli uffici del Palazzone dei Lavori pubblici municipali, sino a qualche settimana fa i funzionari addetti alla casa speravano di risolvere i problemi più urgenti assegnando almeno parte dei 90 alloggi costruiti e pronti in via Guala e in via Sidoli. Una quarantina di famiglie sfrattate e ormai senza tetto erano quasi sulla porta. Ma nelle otto scale del complesso, disegnato dall'architetto Todros, sinora non è entrato nessuno. Gli sfrattati, nella migliore delle ipotesi, rimangono «accampati» presso parenti. Non possono occupare quelle abitazioni, anche se ci sono già le cassette delle lettere, il numero civico sul cancello, le plafoniere lungo le scale. Mancano i certificati di abitabilità. L'ispezione è stata fatta il 10 dicembre. Ma la commissione, anche su segnalazione dell'Usi, ha scoperto alcune irregolarità (parte delle ringhiere sono di 20 centimetri più basse del dovuto, mancano garanzie per l'ac- qua potabile, la ventilazione forzata degli antibagni è stata collegata alla luce delle scale e così via). Di qui niente nulla osta per l'ingresso degli inquilini. «Il 22 dicembre abbiamo espresso parere favorevole spiega il dottor Mario Braja, responsabile del Servizio d'Igiene Pubblica nell'Usi numero uno ma subordinato alla sistemazione delle disfunzioni». Inconvenienti che, sommati ai collaudi non realizzati (sugli ascensori) ed agli allacciamenti (gas ed elettricità) non ancora realizzati in un paio di scale, potrebbero far penare a lungo i senza tetto che presidiano a turno i portoni del complesso nel timore che arrivino gli «abusivi». Una guerra fra poveri, tra gente che è ad un passo dalla sistemazione e famiglie che premono. Che rimarranno esercito (1900 almeno) anche quando l'edificio tra via Guala e via Sidoli sarà dichiarato abitabile. Se ne rendono conto gli aspiranti ad ognuno dei 90 alloggi, i quali ogni giorno tempestano l'Ufficio movimentazione inquilini (Umi) di piazza della Repubblica per conoscere il proprio destino. Un caso per tutti. Racconta Rosetta Caruana, marito e tre figli; «Siamo stati sgomberati dall'ufficiale giudiziario il 15 dicembre scorso. Non ci hanno concesso proroghe perché, in teoria, c'era la soluzione di via Guala. Dovevamo entrare. Pochi giorni e avrete l'allòggio, ci avevano promesso. Invece, siamo in una situazione incredibile. Mio marito ed io dormiamo da mia cognata. I figli sono da altri parenti, in tre posti diversi. Da quindici giorni non vedo il più grande. Un disastro». Alcune decine sono i casi come quello dei Caruana, e su altrettante famiglie incombe la stessa sorte. Dal Sunia fanno eco: «Siamo al dramma». Maria Teresa Martinengo Giuseppe Sangiorgio E nel timore degli abusivi gli assegnatari ora presidiano i portoni La facciata della casa di edilizia popolare in via Guala angolo via Sidoli che non ha ancora ottenuto il permesso di abitabilità
Persone citate: Andrea Parvopasso, Caruana, Giuseppe Sangiorgio, Mario Braja, Parvopasso, Rosetta Caruana, Todros
Luoghi citati: Torino
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