Ci troveremo Biscardi ad allenare in serie A

r- TV E SPORT Ci troveremo Biscardi ad allenare in serie A DI battute in battute, Agroppi ne ha rimediata una, bruttissima, sul campo di Udine. Il Corriere si diverte: «Agroppi passa a rete 4». Lui pure. I giornalisti lo rincorrono negli spogliatoi di Udine al grido del vecchio avanspettacolo: facce ride. «Una battuta, Aldo, una battuta». E lui, puntuale: «Facciamo che i gol appartengano ancora alla gestione Radice». Benino. A questo punto però tanto valeva che i Cecchi Gori assumessero Roberto Benigni. Forse sarebbe costato anche meno. Comunque, è assai più divertente. Che l'allenatore sia diventato un mestiere televisivo è ormai una considerazione ovvia. I presidenti: ricchi, scemi e ora pure teledipendenti. Meno ovvio è notare come gli allenatori più bravi siano quelli meno telegenici. Il torvo Bagnoli, Iosbrigativo Mazzone, il taciturno Zeman, l'insopportabile Ottavio Bianchi, Capello rappresenta un'eccezione parziale: per essere l'allenatore del Milan e il pupillo di Berlusconi, in tv ci va pochissimo. Al contrario, ogni passaggio tvpanchina si è rivelato un disastro: Castagner, De Sisti, Boniek, Suarez, l'ultimo Liedholm. Un caso particolare è quello di Giovanni Trapattoni. Una volta era un grande allenatore, ma in tv non ci sapeva proprio fare. Ora è quasi uno showman, dopo il lancio promozionale della Gialappa's. Se ne inventa una al giorno (Vialli regista, Marocchi terzino, Torricelli calciatore) e poi illustra, argomenta, dibatte davanti alle telecamere. Monta la panna delle parole. A proposito di Di Canio, spiega (?) a Novantesimo minuto: «In certe circostanze è opportuno allargare un giocatore che ha la caratteristica di giocare largo». Avanti così e a fine stagione un posto di opinionista tv non glielo toglie nessuno. Un altro maturo per la cattedra catodica è Gigi Maifre-Boniek, dalla alla serie C di. E' appena tornato a galleggiare, dopo i tonfi juventini e bolognesi, e già fa il giro delle sette chiese televisive, sparandole ogni volta più grosse. «Tacconi? Con lui si va in serie B». «Il nostro modulo? Giocavo così anche con l'Orceana». «Io ho una grande stima di me stesso». Chissà se la soluzione giusta è il silenzio stampa, tornato di gran moda: Juve, Lazio, Brescia. E il buon Vujadin Boskov, a mesi alterni eletto genio o cretino. Che in televisione ci vadano i mediocri, i rissaioli e i bisognosi (di un posto). Come già succede nella musica. Avete mai visto Paolo Conte a un talk show? De Gregori ospite del telegiornale? Battiato al Gioco dei Nove? Le case discografiche ci mandano le mezze calzette, i passati di moda. Un'altra soluzione, assai più complicata, è costruire trasmissioni un po' più decenti. Ogni tanto se ne vede qualcuna. Per esempio, Dribbling di sabato scorso. Tema: gli allenatori. Ospiti in studio, il vero Cecchi Gori (Mario) e Claudio Ranieri. Ne è uscito fuori un programma che era l'esatto rovescio del becero Processo del lunedì precedente. Il vero Cecchi Gori, incomparabilmente più simpatico della discendenza, ha dimostrato come la vicenda Radice potesse essere liquidata con un minimo di stile senza farne una gigantesca bischerata. Ranieri ha ammesso che se il sistema è isterico le colpe sono anche della sua avida categoria. Insomma, la ricetta è semplice: Mario Cecchi Gori invece di Vittorio, Ranieri al posto di Radice, De Laurentiis e la divertente scheda di Valeri («stavolta arguto» ha notato Antonella Clerici) al posto di Biscardi e Nesti. E gli ascolti? Quasi cinque milioni di spettatori. Ma non ditelo in giro. Altrimenti va a finire che licenziano Biscardi e ce lo ritroviamo ad allenare in serie A. Curzio Maltese jg I Boniek, dalla tv alla serie C

Luoghi citati: Brescia, Lazio, Udine