Stato-padrone in vetrina a Londra di Roberto Ippolito

Scompare il ministero, nascono le Spa Il ministro Barucci illustra le privatizzazioni alla City: porte aperte agli stranieri Stato-padrone in vetrina u Londra E Amato liquida le Ppss LONDRA DAL NOSTRO INVIATO Consigli per gli acquisti. Un po' di pubblicità serve sempre. Anche per le privatizzazioni. Per propagandarle, il ministro del Tesoro Piero Barucci, vicino alla de, si è catapultato nel cuore uella City, il quartiere di Londra teatro delle grandi operazioni finanziarie. Ha rassicurato sulla bontà del prodotto (le aziende da cedere) ma soprattutto sulle buone intenzioni: «Le privatizzazioni sono una scelta definitiva del governo». Indietro non si torna: lo Stato ridurrà sempre più la presenza nell'economia. Quattrocentocinquanta signori della City (qualche banchiere, molti analisti, alcuni investitori accanto a tanti ambasciatori di società italiane) hanno ascoltato e preso nota, al convegno «Le privatizzazioni in Italia» promosso dal quotidiano «Il sole 24 ore» e dalla Dewe Rogerson, agenzia specializzata in materia. Barucci ha impegnato la giornata di ieri per dimostrare che il governo è credibile. Pubblicità, ma anche garanzie. Assicura che chiunque, anche uno straniero, può comprare un'azienda italiana. Un esempio? Il Credit, messo in vendita dall'Ili: «La maggioranza può essere straniera» proclama Barucci. Tra tele antiche che rappresentano potenti lord di un tempo e pareti in legno della Merchant Taylor's Hall (il palazzo-monumento sede del convegno) si consuma la rivoluzione: il ministro del Tesoro è nella City per vendere pezzi d'Italia. Osserva Michele Tedeschi, amministratore delegato dell'Ili: «Molte società dell'Ili hanno investito e stanno investendo all'estero. Da parte dell'Ili non ci può essere alcuna obiezione al fatto che società estere investano in Italia». Nessun dubbio: «Non abbiamo preclusioni verso acquisizioni dall'estero» proclama Tedeschi. Barucci intende persuadere i mercati internazionali. Smentisce che il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi ponga veti all'arrivo degli stranieri nel Credit. Lo descrive «seccato» perché viene inserito a torto fra i contrari: «Il governatore non può porre vincoli». A due passi dalla Borsa di Lon¬ dra e dalla Banca d'Inghilterra, Barucci parla come mai ha fatto in oltre sei mesi di governo: due discorsi e due conferenze stampa in diciassette ore. Deve anche far dimenticare un gesto mai digerito dalla City: il congelamento dei debiti dell'Efim, l'ente in liquidazione delle partecipazioni statali. «E' tornato in quest'aula lo spettro dell'Efim» ammette Barucci. Anche in questo caso una promessa: «Il governo onorerà i debiti». Le banche straniere recupereranno i soldi, ma lo spettro non fa riposare il ministro: «Si dorme male, l'Efim è un costo rilevante». Barucci vuole consegnare lo stato-padrone alla storia. «Non ci sarà più alcuna posizione di controllo nel Credito italiano, nella Nuovo Pignone, nella Sme e nell'Ina». Si privatizza per incassare ma anche per sostenere altre aziende. Annuncia Franco Bernabò, amministratore delegato dell'Eni: «Riduriremo la diversificazione, concentrandoci nell'energia e nella chimica; migliorerà la struttura patrimoniale del gruppo nonostante il consistente piano di investimenti». La scelta di vendere non viene presentata come un fatto ideologico. «L'attuale situazione dell'Ili fa presente Tedeschi - rende le privatizzazioni il mezzo appropriato per conferire, risorse non onerose necessarie per il risanamento di alcuni settori e lo sviluppo di altri: privatizzare è quindi nel nostro interesse». Un'operazione può essere la premessa di altre. Vendendo il Credit, l'Iri trova i soldi per risanare l'Iri- tecna e l'Uva puntando a «un rapido ritorno alla redditività, finalizzato alla privatizzazione». L'Ina vuole rinunciare agli immobili o alla quota della Bnl nelle sue mani, come annuncia il presidente Lorenzo Pallesi. La compagnia si potrà poi aprire ai privati, dopo aver però proceduto «ad una netta separazione delle funzioni pubbliche dall'attività di impresa». Pallesi parla di «due settori» che «devono far capo a due distinte società». A Londra Barucci si mostra fiducioso sui risultati: «Ci sono compratori». Si parla anche di quotazioni in borsa. Si deve decidere se portare al listino l'Eni o le caposettore Agip e Snam. «Non ci sono pregiudiziali» dice Barucci. Bernabò afferma che la scelta va ancora studiata, ma fa sapere: «Ben presto ci rivedremo a Londra» che può tenere a battesimo la quotazione. L'Eni ha avviato tante privatizzazioni medie e piccole oltre la Pignone. L'Enichem diventerà più smilza «per avere dimensioni compatibili con un gruppo petrolifero». Bernabò elenca ì settori cedibili: chimica inorganica, abrasivi, cemento, carbone. Si vendono «60-70 entità fra società e rami di attività». La Savio è divisa in tre società: due avranno presto nuovi padroni. Si entra nel vivo delle varie operazioni. Gli analisti chiedono chiarimenti. Tedeschi assicura che la Sme è tutta in vendita. Barucci sogna una Finmeccanica in cui lo Stato abbia meno del 51% («Magari») ma ammette che è prematuro. Il ministro vorrebbe vendere azioni dell'Enel dopo aver rivisto il sistema tariffario. Pallesi disegna per l'Ina un «processo di creazione di azionariato diffuso» per arrivare a «una vera e propria public company». Per collocare le azioni si dovrebbe «iniziare dagli assicurati Ina». Poi si può coinvolgere dipendenti e venditori. Barucci annuncia che venerdì il consiglio dei ministri varerà il disegno di legge con incentivi fiscali alla borsa. Un articolo riguarderà le golden share, le azioni speciali che riservano particolari diritti allo Stato anche se in minoranza (come la nomina dei manager). «Se ne farà un uso lieve, limitato a pochi servizi pubblici». Roberto Ippolito • Ori Il ministro del Tesoro Barucci Ieri a Londra ha illustrato le privatizzazioni italiane

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