Non può decidere la condanna chi ha pranzato con Breznev di Sergio Romano

La giustizia tedesca rinuncia al leader della Ddr: è troppo malato E' GIUSTO Non può decidere la condanna chi ha pranzato con Breznev EA liberazione di Honecker è certamente un atto di umanità. E' anche un atto di giustizia? E' giusto archiviare il processo di un uomo che si è presumibilmente macchiato di gravi reati contro l'umanità? E' giusto scarcerare un leader politico che ha ordinato alla polizia di sparare a vista contro i propri connazionali? Molti sosterranno che il caso Honecker è una di quelle intricate vicende umane in cui l'umanità fa a pugni con la giustizia. E qualcuno forse sosterrà che la motivazione con cui la Corte costituzionale di Berlino ha interrotto il procedimento giudiziario contro il vecchio leader della Repubblica Democratica Tedesca è insincera e pretestuosa. Come i suicidi dei militanti della Rote Armee Fraktion parvero a una parte vero a una parte dell'opinione pubblica un mezzo sbrigativo per decapitare il vertice dell'organizzazione terroristica, così il proscioglimento di Honecker sembrerà a molti un comodo stratagemma per tagliar corto a un processo imbarazzante. Si dirà che la Germania ha ipocritamente preferito seppellire il caso sotto le false lacrime di una decisione umanitaria per evitareuna infinita ca- tena di processi e polemiche. e polemiche. . A me sembra che l'ipocrisia, in questo caso, abbia permesso il migliore dei risultati possibili. Il processo era mostruoso e inammissibile per due ragioni che cercherò di spiegare brevemente. In primo luogo non credo che sia possibile separare le responsabilità di Honecker da quelle dell'intero gruppo dirigente della Repubblica Democratica Tedesca o da quelle del blocco politico e ideologico a cui il regime apparteneva. Isolare un reato - l'ordine di sparare contro i tedeschi che cercavano di attraversare il Muro - e addossarne la responsabilità su un solo individuo, significa falsificare la storia e creare nella pubblica opinione un falso sentimento di giustizia. Il Muro non era soltanto la frontiera berlinese della Repubblica Democratica Tedesca. Era il confine avanzato del blocco sovietico, la materiale incarnazione del sipario di ferro. Se Honecker è responsabile della morte di coloro che hanno cercato di attraversarlo, altrettanto responsabili sono i leader sovietici che hanno incarcerato e soppresso con mezzi diversi i loro connazionali dissidenti. Se nei loro confronti abbiamo adottato per tanti anni un atteggiamento «politico», se abbiamo accettato di pranzare con Breznev, di fare colazione con Ceausescu e di andare a caccia con Novotny o con Husak, non possiamo improvvisamente rovesciare su un solo uomo i sentimenti della nostra collera e farne il capro espiatorio della nostra indignazione. Non possiamo adottare a seconda delle convenienze i criteri della politica e quelli della giustizia. Allorché Churchill e Roosevelt si allearono con Stalin per sconfiggere Hitler sapevano perfettamente di quali reati si fosse macchiato negli anni precedenti il dittatore sovietico. Con quali giustificazioni avrebbero potuto processarlo per quelle colpe se egli fosse caduto nelle loro mani durante i primi anni della guerra fredda? Quando uno Svetonio del l'Europa centroorientale scriverà la vita dei Cesari che hanno governato i Paesi comunisti da quando il sipario di ferro ha diviso l'Europa, Erich Honecker non farà probabilmente la figura peggiore. Fu un uomo duro, impietoso, ma certamente convinto delle ragioni ideali su cui la Ddr venne fondata nel 1949. Se il socialismo reale fu un reato contro l'umanità non comprendo perché Honecker avrebbe dovuto sedere da solo sul banco degli imputati. Il processo mi era parso inammissibile per una seconda ragione: perché rischiava di ripetere su diversa scala l'errore che gli alleati commisero a Norimberga dopo la fine della seconda guerra mondiale. I vincitori hanno il diritto di sopprimere l'avversario ma non quello di processarlo perché la vittoria non conferisce a nessuno il diritto di impartire giustizia in nome dell'umanità. A Norimberga un giudice veramente imparziale avrebbe probabilmente contestato agli alleati i bombardamenti di Dresda e Hiroshima, il massacro degli ustascia e quello dei russi bianchi che gli inglesi e gli americani «restituirono» a Tito e a Stalin dopo la fine delle ostilità. Parleremo di giustizia internazionale soltanto quando il tribunale non sarà parte in causa e non applicherà all'avversario un codice necessariamente parziale. Sino ad allora una scarcerazione per ragioni umanitarie può rivelarsi più giusta in ultima analisi di un processo in cui il giudice è stato sino al giorno prima l'avversario e l'interlocutore politico dell'imputato. Sergio Romano Leonid Breznev