Cossiga, il Palazzo non mi vuole alla Treccani di Andrea Di Robilant

Cossiga, il Palazzo non mi vuole alla Treccani Doveva presiedere l'Enciclopedia: «Hanno mandato a dire che la mia nomina non era opportuna» Cossiga, il Palazzo non mi vuole alla Treccani / retroscena di un dietrofront in polemica con Scalfaro e Amato y^i ROMA I ' OSSIGA ha detto no: tutI to era pronto per la sua I i nomina alla presidenza \À\ dell'Enciclopedia Treccani, quando è arrivato il gran rifiuto: ieri mattina l'ex Presidente della Repubblica ha diffuso un comunicato per spiegare il suo dietrofront: «Non ricorrendo le condizioni per la nomina di un ex Presidente della Repubblica a presidente dell'Istituto per la enciclopedia italiana, detta nomina è definitivamente da escludersi». II comunicato, abbastanza contorto, nasconde un giallo, e anche un ultimo «sassolino» che Cossiga ha voluto togliersi dalle scarpe, come quando era al Quirinale. Quali sono le «condizioni» che non ricorrono? Cossiga non le spiega e lo statuto non ne parla. Alla Treccani cadono dalle nuvole e subito cominciano a circolare le congetture più diverse. Il no di Cossiga arriva proprio mentre escono gli aggiornamenti dell'Enciclopedia, ai cui io Stampa ha parlato proprio ieri: tra le nuove voci, scrivevamo, vi è anche quella sull'ex Presidente. Che abbia rinunciato perché non gli piaceva il testo su di lui? A fine giornata è lo stesso Cossiga a sciogliere l'enigma. «Io non ho affatto rinunciato», spiega. «La verità è che non mi vogliono fare presidente: da Palazzo Chigi mi hanno mandato a dire che la mia nomina non era opportuna». La nomina del presidente della Treccani viene fatta dal Presidente della Repubblica su propo¬ sta del presidente del Consiglio. Amato, dunque, non avrebbe avanzato il nome di Cossiga. Ma è più probabile che il dissenso sull'eventuale nomina dell'ex capo dello Stato sia venuto dal Quirinale: Scalfaro, si sa, è stato l'«anti-picconatore» per eccellenza durante gli ultimi due anni del settennato cossighiano. Eppure alla Treccani lo volevano ardentemente. Per fargli posto, l'anziano senatore Giuseppe Alessi, presidente sin dal 1972, si era fatto da parte «per dovere e per decoro». Alessi - va ricordato - era sceso in campo in difesa di Cossiga anche in una circostanza più spinosa: per scagionarlo quando fu accusato di aver manomesso i nastri del Piano Solo. La nomina, che pure godeva di ampi consensi in Parlamento, ha avuto però un cammino molto lento, e l'irritazione dell'ex Presidente ha avuto modo di accentuarsi. ((Amato - ci dice - non comunicava con me direttamente. E' strano: quando.ero Presidente i nostri telefoni funzionavano bene, ora che lui è diventato presidente del Consiglio funzionano malissimo». Il punto di rottura è venuto due sere fa. «Mi hanno fatto sapere che se ci tenevo molto, se proprio volevo assumere la presidenza della Treccani, l'avrei avuta. Allora li ho mandati a quel paese. E se il mio comunicato di oggi era contorto è perché in Italia non si può mandare a quel paese con chiarezza. Ma il senso era quello». Il sospetto, che Cossiga non articola fino in fondo, è che all'interno della de la sua nomina, per un incarico a vita, non era vista con favore. «I laici invece mi volevano» assicura. Rimpianti? «Questa vicenda la piglio ridendo. Ho saputo un mese fa dalla Corte dei conti che al presidente della Treccani tocca uno stipendio di 140 milioni. Ma non me ne importa proprio niente di aver perso quei soldi: io non chiedo niente a nessuno. Anzi, adesso sono più sereno perché non avrò motivi di gratitudine nei confronti del Presidente e del presidente del Consiglio». Alla Treccani, invece, sono sinceramente dispiaciuti per la mancata nomina di Cossiga. A cominciare dal direttore generale Vincenzo Cappelletti, amico di lunga data dell'ex Presidente, ma informato solo due sere fa «delle sue oscillazioni». E Caterina Cancellieri, capo ufficio stampa e pubblicità in forza all'Enciclo¬ pedia Italiana da 25 anni, già rimpiange un Cossiga che avrebbe sicuramente movimentato l'istituto «finora molto in ombra». Togliendosi quest'ultimo sassolino proprio sull'uscio della Treccani, Cossiga è riuscito a movimentarla comunque. Anzi, dopo decenni di vita tranquilla, «la più grande organizzazione culturale di ricerca italiana» - la definizione è del New York Times - rischia di essere trascinata in un polverone per la prima volta dalla sua fondazione nel 1925: allora Giovanni Treccani, industriale e banchiere, rivendicò con fermezza l'autonomia della sua impresa: «La politica - disse - qui non c'entra né deve entrare». Andrea di Robilant «Se ci avessi tenuto molto mi avrebbero accontentato ma li ho mandati a quel paese» L'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga

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