Carlo e Diana spie dei giornali

Regina e governo nella bufera: sapevano da un anno che le «rivelazioni» erano pilotate Darvi Hannah Regina e governo nella bufera: sapevano da un anno che le «rivelazioni» erano pilotate - ■ • ■ « « Curio e Diana spie dei giornali Manipolavano le notizie sulla loro crisi LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' guerra aperta, ormai, fra la stampa e l'establishment inglese, ossia la corte e la classe politica. Perché a un progetto governativo mirante a imbavagliare i giornali imponendo severe multe ai tabloid più indiscreti sulla «privacy dei Vip», ieri il «quarto potere» ha risposto con una clamorosa rivelazione: sono stati proprio i principi di Galles, Carlo e Diana, a «manipolare» per mesi la stampa scandalistica fornendo versioni interessate sulla loro crisi matrimoniale. E' chiaro che a questo punto, come hanno subito percepito numerosi deputati d'opposizione, si è aggiunto un nuovo motivo di crisi per la credibilità e l'immagine della famiglia reale che si era ripetutamente lamentata per «le criminali intrusioni» dei giornali popolari nella loro vita privata, accusandoli in pratica di essere stati loro i responsabili dei fallimenti matrimoniali dei figli della regina, Carlo e Andrea. Ma non basta, perché nel mirino è finito anche il governo Major, in quanto secondo questa denuncia il premier e numerosi altri ministri conoscevano la realtà delle manipolazioni di fonte reale. E ciò nonostante hanno messo egualmente la stampa sul banco degli accusati studiando nuove norme per rendere i quotidiani inglesi più riverenti verso l'establishment. A far scoppiare con un gran botto questa crisi clamorosa è stato un personaggio al di sopra di ogni sospetto: Lord MacGregor, presidente della «Commissione reclami della stampa». Secondo quanto ha rivelato ieri il «Guardian», Lord MacGregor era stato informato già un anno fa da Lord Rothermere proprietario della catena editoriale che fa capo al «Mail» tradizionalmente vicino al partito conservatore, che «il principe e la principessa di Galles avevano ciascuno per proprio conto reclutato alcuni quotidiani nazionali rivali per fornire le loro rispettive versioni interessate sulle loro disavventure matrimoniali». Di questa situazione erano stati messi al corrente anche il premier John Major, l'allora ministro degli Interni Baker, il leader della Camera dei Lord Wakheman e il Lord Cancelliere MacKey. La lettera pubblicata dal «Guardian» precisa anche che il segretario privato della regina, sir Robert Fellows, cognato di Diana avendone sposato la sorella, aveva ingannato la Commissione disciplinare della stampa quando aveva negato che Lady D fosse implicata in qualche modo nelle rivelazioni dei segreti matrimoniali. Il custode del «quarto potere» inglese aveva anche informato di queste clamorose rivelazioni il giurista incaricato dal governo Major di studiare una nuova normativa tendente a tutelare la vita privata dei personaggi pubblici, sia di corte che della politica. Malgrado questi avvertimenti, sir David Calcutt, ha stilato invece una serie di proposte per il governo che prevedono multe pesantissime per i giornali che violino la privacy dei vip, riducono fortemente l'uso di registratori o lenti a lunga portata per i fotoreporter, istituiscono uno specifico tribunale per esaminare articoli «a rischio», imporre scuse o smentite. Di fronte a questo pericolo di censura camuffata, sono insorti tutti i giornali. E il siluro più micidiale al piano governativo l'ha sparato il Guardian rivelando i colpevoli «maneggi» di Carlo e Diana, attuati mediante le rivelazioni teleguidate dei loro amici, fonti delle confidenze di cui sono ingordi i tabloid popolari. E la più intraprendente in queste mosse di «disinformazione» sembra sia stata proprio la principessa Diana. Paolo Paini no — 1 Carlo e Diana d'Inghilterra: accusavano i giornali britannici di mettere in piazza le loro disavventure matrimoniali; ora un documento dimostra che erano i principi stessi, con l'aiuto dei loro amici, a far pervenire le informazioni ai tabloid

Persone citate: Baker, David Calcutt, Diana D'inghilterra, John Major, Lord Macgregor, Mackey, Paolo Paini, Robert Fellows

Luoghi citati: Galles, Londra