«Solo i clan dietro la morte di Mattarella» di Giovanni Bianconi

Le rivelazioni di un collaboratore scagionerebbero Fioravanti: mafiosi i mandanti e il killer Le rivelazioni di un collaboratore scagionerebbero Fioravanti: mafiosi i mandanti e il killer «Solo i clan dietro la morte di Mattarella» «Nessun patto con i neofascisti» ROMA. Mafiosi i mandanti, mafiosi i killer. Non ci fu alcun «patto scellerato» tra Cosa Nostra e i terroristi neofascisti per uccidere Piersanti Mattarella, il presidente della Regione siciliana ammazzato a Palermo il 6 gennaio 1980. Mentre i neofascisti del Nar Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini sono sotto processo per quel delitto, un mafioso pentito ha fatto il nome di quello che potrebbe essere il vero assassino dell'esponente democristiano A dare la notizia, che gli uomini della Direzione investigativa antimafia avrebbero preferito rimasse riservata, è il settimanale Avvenimenti, che del mafioso accusato fa solo il cognome. «Si tratterebbe di un certo Davi - si legge nell'articolo - un insospettabile colletto bianco di Genova, da tempo privo di legami apparenti con Palermo. Un assassino pendolare, insomma, utilizzato dai corleonesi solo in occasioni importanti e subito rispedito alla sua attività di copertura in Liguria». La rivista attribuisce la paternità delle rivelazioni all'ultimo mafioso «pentito», Giovanni Drago, killer dei corleonesi. Ma si dovrà verificare se è proprio questa (o solo questa) la «fonte» degli investigatori. Per ora si sa che Francesco Davi, 51 anni, «uomo d'onore» della «famiglia» di Resuttana, è stato arrestato un mese fa a Bar- donecchia, dai giudici di Palermo in seguito alle indagini svolte dalla Dia. Per adesso l'accusa contro questa persona è di associazione mafiosa, articolo 416 bis del codice penale. Ma gli investigatori stanno lavorando e cercando riscontri anche sul suo coinvolgimento nell'omicidio Mattarella. Le indagini vanno avanti, chi le dirige cerca di mantenerle nella massina riservatezza, e ci vorrà del tempo per completare il lavoro. Questa novità è comunque destinata a sovvertire le conclusioni dell'istruttoria sui «delitti politici», quella che ha portato al rinvio a giudizio di Fioravanti e Cavallini come esecutori materiali del delitto Mattarella. Resterebbe fermo invece l'impianto accusatorio contro i mandanti, e cioè i componenti della vecchia «cupola» mafiosa: Michele Greco, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Pippo Calò e Francesco Madonia. Le rivelazioni del «pentito» rappresentano comunque un bivio: o fu depistaggio quello che portò all'accusa dei terroristi «neri» o è un depistaggio questo. Avvenimenti parla anche di un possibile inquinamento delle in- dagini sul delitto Mattarella effettuato dal funzionario del Sisde Contrada, arrestato alla vigilia di Natale, ma quella vicenda non c'entra con l'inchiesta che ha portato il questore in carcere. Il 16 novembre scorso, davanti alla commissione parlamentare Antimafia, fu Tommaso Buscetta a mettere in dubbio l'autenticità della «pista nera» per l'omicidio del presidente della Regione siciliana. Ad un senatore che gli chiedeva un parere sul coinvolgimento dei neo-fascisti in quel delitto, il «pentito» rispose: «A me dispiace che non potrò vedere la fine di questo processo negli anni, perché sono già abbastanza vecchio, ma le garantisco che i fascisti in questo omicidio non c'entrano, Quei due sono innocenti, glielo garantisco. E chi vivrà, vedrà». Dopo quella dichiarazione Buscetta è stato chiamato a testimoniare dalla Corte d'assise che sta celebrando il processo per i «delitti politici» di Cosa Nostra, ma «don Masino», irritato per la pubblicità data alla sua prevista presenza in aula, scelse di non testimoniare ed è tornato negli Usa. Buscetta dovrà comunque essere interrogato dai giudici della Corte d'assise, ed è probabile che dovrà essere ascoltato anche chi ora fa il nome del presunto killer di Mattarella, ma finora la corte non ha ricevuto alcuna comunicazione delle nuove rivelazioni. Agli atti del processo compare il nome di un Davi, ma si tratta di Salvatore e non di Francesco, indiziato di appartenenza alla «famiglia» mafiosa di Partan Mondello, amico del neofascista siciliano Alberto Volo. Ma il suo ruolo nel delitto Mattarella è risultato ininfluente. Giovanni Bianconi E'già in carcere il presunto sicario del presidente della Regione Missione omicida da Bardonecchia Di fianco il corpo di Piersanti Mattarella, ucciso in un agguato il 6 gennaio dell'80, A destra Valerio Fioravanti

Luoghi citati: Bardonecchia, Genova, Liguria, Palermo, Roma, Usa