Il giudice seppellisce la leggenda dei Gambino

Processo a New York ai boss mafiosi Giovanni e Giuseppe, gli ultimi capi clan Processo a New York ai boss mafiosi Giovanni e Giuseppe, gli ultimi capi clan Il giudice seppellisce la leggenda dei Gambino NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Un'altra saga mafiosa è appena cominciata a New York. Nell'aula 318 dell'edificio di Foley Square, un'aula ormai storica per avere ospitato tanti processi ai boss delle «famiglie» di New York, sono ritornate ad apparire facce note come quella di Bruce Cutler, il «mago della legge» che per anni era riuscito a trovare buchi nella rete della giustizia attraverso cui far passare John Gotti (l'ultima volta gli è stato impedito di difenderlo, e infatti Gotti è finito con una condanna a cinque ergastoli); nomi illustri come quelli di Giovanni e Giuseppe Gambino; testimoni che ormai appartengono alla galleria dei «grandi traditori» come Sam Gravano, prima chiamato «Sammy the Bull», Sammy il toro, e poi, dopo il suo pentimento, «Sammy the Rat», il topo, ed anche Francesco Marino Mannoia, consacrato dalle cronache italiane. Si parlerà anche di un signore di nome Michele Sindona. Questo è ciò che rende il nuovo processo abbastanza speciale per l'Italia, ma dal punto di vista americano la sua specialità sta nel fatto che dovrebbe costituire il «colpo decisivo» alla famiglia Gambino. Sì, è vero, sono anni che ogni volta che un boss viene condannato si parla di colpo decisivo e dopo un po' ci si ritrova a processare qualcun altro. Ma stavolta, dicono quelli che hanno preparato l'accusa, ci siamo davvero. A prescindere da come andranno le cose e dai nuovi «assetti» che la famiglia saprà trovare, è un fatto che il suo potere immenso, quello che seppe creare il capostipite Carlos Gambino, è ormai al tramonto, smantellato dalle condanne a ri- petizione e dalle stesse vicende famigliari, non nel senso della famiglia mafiosa ma in quello della consanguineità. Già perché i due Gambino sotto processo ora non sono parenti del «grande» Carlos, che a suo tempo, chissà perché, decise di spagnolizzare il suo nome. Sono solo degli omonimi. Forse hanno approfittato del fatto che portano quel cognome, ma «chi doveva sapere sapeva». Perché è importante questa distinzione fra Gambino «veri» e gli omonimi? Perché il destino dei Gambino veri, cioè di Thomas e John, figl: di Carlos, si è già compiuto l'an no scorso, in un modo abbastan za imprevedibile: in pratica, due hanno firmato la resa con la giustizia in cambio di una vecchiaia tranquilla. E' cioè accaduto che, messi alle strette per le varie leggi violate nel controllo che esercitavano sullo smaltimento dei rifiuti di New York (un'attività che comporta un giro di miliardi), loro hanno accettato di dichiararsi colpevoli e di pagarne il prezzo. Ma prima era stato loro assicurato che quel prezzo sarebbe consistito in una multa, sia pure salata. Se è vero che nel frattempo la famiglia aveva trovato altri capi, come Paul Castellano prima e John Gotti poi, è anche vero che la presenza di Thomas e John Gambino aveva un peso straordinario. Forse non è un caso che il loro baratto con la giustizia sia avvenuto poco prima che avesse luogo il processo contro John Gotti, il cui capo d'imputazione maggiore era proprio l'assassinio di John Castellano, il «premier» del clan. Se per gli inquirenti si trattava solo di dimostrare la sua colpevolezza, per l'«acqua» mafiosa in cui lui nuotava era importante e significa¬ tiva la scena di uno che ammazza il primo ministro per prendere il suo posto, mentre gli eredi della corona si consegnano al nemico per puro tornaconto personale. Se quindi di fine della famiglia Gambino si può parlare, il suo momento essenziale è lì, nel momento della resa di Thomas e John seguita a ruota dalla condanna di Gotti, le cui gesta ora, ha annunciato un editore della California, finiranno nientemeno che in una storia a fumetti. Ora, con il processo ai «falsi» Gambino, questa fine dovrebbe trovare una sorta di sanzione definitiva. Loro, in fondo, sembrano proprio il prodotto di ciò che si va dicendo da un pezzo, e cioè che il nemico principale della mafia è la sua difficoltà di «ricambio». Da anni, i capi che seguono sono sempre un po' meno in gamba di quelli che precedono. Questi Gambino che non fanno in tempo a'sostituire Gotti che già finiscono sotto processo, non valgono certo il loro omonimo di un tempo. Franco Pantarelli Saranno difesi dall'avvocato di John Gotti Si parlerà anche del caso Sindona A sinistra John Gotti, «premier» del clan Gambino A destra John Gambino figlio di Carlos, il capostipite

Luoghi citati: California, Italia, New York