Escono gli aggiornamenti dentro Bocca Gassman De Benedetti fuori Kim Basinger Curcio Armani

///////"///S / Escono gli aggiornamenti: dentro Bocca, Gassman, De Benedetti, fuori Kim Basinger, Curcio, Armani EPPURE esiste ancora, in Italia, un luogo dove un farmacologo scozzese conta più di Mike Bongiorno e un poeta lituano trova lo spazio negato a Raffaella Carrà. E' la «Treccani», il grande monumento costruito da Giovanni Gentile negli Anni Trenta e sul quale i successori non si stancano di aggiungere nuovi mattoni. La storia cambia, ma il pantheon resta e apre adagio le sue porte, attento a non fare confusioni fra i suoi preziosi ospiti. Enzo Biagi può passare, Giuliano Ferrara no. Gassman è dentro, Celentano fuori. Craxi si è conquistato uno spazio sicuro, Altissimo deve ancora trovarlo. Sono appena usciti i due primi volumi della quinta Appendice, che aggiornano la grande Enciclopedia, con gli avvenimenti dal 1978 al 1991. Anni prima di piombo e poi di fuoco, in cui è cambiato tutto nel mondo: ma la Treccani ne dà notizia cercando di scavare sotto la superficie, con l'occhio dei tempi lunghi. Per ogni volume, oltre ottocento pagine di movimenti, fenomeni storici, scoperte scientifiche, e una folla di personaggi: quelli che contano davvero, e non sempre coincidono con i nomi che appaiono nelle cronache. Entrare nella Treccani significa avere superato il vaglio della storia, anche poche righe sono una consacrazione, e i responsabili dell'impresa usano la misura stretta. Nel campo del cinema, per esempio, Alain Delon può considerarsi fortunato per aver ottenuto 25 righe (e di Lietta Tornabuoni), anche se battuto da Robert De Niro, con 37. Ma Depardieu è stato escluso, come Kim Basinger, nonostante tutte le colonne di stampa conquistate con Nove settimane e mezzo. In còmpenI so c'è una lunga voce «Cinematografia» dove il lettore meno distratto potrà scoprire notizie succosissime sui film del Terzo Mondo, dal Burundi allo Zimbabwe. «Sulle scelte che facciamo non crediamo di poter essere discussi. Possiamo essere discutibili sulle omissioni», ci dice Tullio Gregory, lo storico della filosofia che dirige l'opera, con l'apporto dei maggiori specialisti italiani. «L'importante è che quanto noi mettiamo non sia stupido. Per le cose che mancano verremo scusa ti». E chi decide quali personaggi possono entrare e quali no? Esistono criteri oggettivi per stabilire l'importanza di un no me? «Noi ci vantiamo di non essere lottizzati. I direttori delle varie sezioni fanno le loro scelte, poi ne discutiamo insieme. Nessuno mi ha detto quali sono gli industriali o i politici da mettere. Decido io». Gli industriali sono rari, i po litici italiani che hanno una vo ce personale nei primi due volumi non arrivano a dieci. Ma proprio per questo la selezione è più interessante. Ritorna, dalla Appendice del 1961, dove aveva poche righe, Giovanni Agnelli; entrano, per la prima volta, Benetton, Berlusconi, Carlo De Benedetti, il gruppo Ferruzzi; e, in campo finanzia rio, Enrico Cuccia. Hanno una voce a sé Berlinguer e Cossiga, De Mita e Forlani, Craxi e Ingrao; per la seconda volta Andreotti. Ma sono fuori la maggior parte degli uomini di partito e quasi tutti i ministri. «Per il fatto di essere ministro non si acquisisce il diritto a entrare nella Treccani», dice Gregory, con un non nascosto compiacimento. Per i ministri ci saranno gli elenchi da stato civile dei vari governi, sotto la voce «Italia, storia»; giù tutti in fila, nomine tantum, còme i vincitori delle Olimpiadi. Il primo volume dell'Appendice non ha fatto in tempo ad acchiappare Umberto Bossi, che forse, sulla porta del sacrario, qualche ministro avrebbe potuto batterlo. E nemmeno la voce Lega sarà presente, nel terzo volume («non c'è Lega come non c'è pei», avverte il direttore). Il senatur dovrà aspettare il volume quarto, fra due anni, per vedere come si parlerà del suo movimento nella voce «Partiti politici». Non dovrà attendere Giuseppe Dossetti, che da questo mondo si è staccato quarant'anni fa e recupera oggi un riconoscimento negato a tanti protagonisti della piazza. Più numerosi dei politici sono i personaggi dell'arte: gli urbanisti e gli architetti («avevamo un grosso buco da colmare», ammette Gregory), i pittori, da Carla Accardi a Guttuso, i registi, da Bellocchio a Liliana Cavani, i musicisti, da Salvatore Accardo a Gaslini. La letteratura italiana non sembra brillare eccessivamente, in questi tredici anni, e la Trecca¬ ni non può che riflettere lo stato delle cose. Ma qualche nome nuovo, nei due volumi, c'è. Insieme con Bufalino e Chiara, d'Arrigo e Consolo, entrano Bonaviri e Cassieri, Compagnone e Tonino Guerra, Giudici e Fortini; entrano, forzatamente a braccetto, Pietro Citati e Umberto Eco. Sono fuori molti premi Strega, Viareggio, Campiello, titoli che la Treccani non considera sufficienti. Il solo riconoscimento ritenuto sicuro, qui, è il Nobel. Passano, ma con estrema parsimonia, alcuni giornalisti, da Giorgio Bocca a Oriana Fallaci; quasi tutti gli altri sono esclusi. Non entrano, e può sembrare strano a un osservatore, i protagonisti dei nostri anni più cupi. Niente Curcio, niente Moretti, non c'è nemmeno la voce Brigate rosse. «Noi dobbiamo fermarci a livelli medioalti - spiega Gregory -. E questi personaggi, individualmente, non fanno storia. La fanno come gruppo». Per tutti loro, insieme, è prevista la voce «Terrorismo». Il solo personaggio che si stacca con una voce a sé stante è una vittima, Vittorio Bachelet. Praticamente assenti i protagonisti della moda. Armani può essere King George sulla copertina di Time, ma sull'enciclopedia del suo Paese non c'è. E così quelli dello sport. Nelle prime Appendici della Treccani apparivano Coppi e Bartali, uomini che, sulle due ruote, facevano storia. Oggi gli Abbagnale e i Baggio, i Bugno e i Tomba devono limitarsi a guardare i loro successi sulle pagine sportive. Assenti del tutto i divi della televisione. Baudo e Alba Panetti possono fare audience, non enciclopedia. Alla voce Gruber troviamo Klaus, il regista teatrale, così come alla voce Cardinale nessuno speri di trovare Claudia. Entrano, fra gli stranieri, vari personaggi della musica leggera, dai Beatles a Bob Dylan, da Jimi Hendrix a Billie Holiday, nell'attesa di Presley e dei Rolling Stones. Nessun italiano. Niente Dalla, niente De Gregori, o Battisti o Battiato. Non ci sarà neppure Mina, nel terzo volume. Non basta, qui, avere superato il milione di dischi. Bisogna avere i «livelli medio-alti»: riconosciuti solo ad alcuni cantanti della lirica, dà Cappuccini a B ras on. E' una specie di vendetta contro l'effimero, la rivincita della gloria dimenticata. Gli enciclopedisti setacciano con un aristocratico senso delle distanze, nel palazzo cinquecentesco di piazza Paganica, che evoca memorie rinascimentali, spogliano anche giornali e riviste, oltre che bollettini accademici, ma si tengono lontani dalla mischia. I personaggi che entrano in queste pagine potranno saperlo soltanto a pubblicazione avvenuta. «Se venissero avvertiti prima entreremmo in una spirale non scientifica», dice Gregory; che si può tradurre: dobbiamo fuggire le pressioni degli interessati. «Se c'è il tale, devo esserci anch'io», è la frase più temuta fra queste mura. I veri protagonisti non sono in realtà i singoli, ma gli avvenimenti, i fenomeni, che consentono uno sguardo più ampio sul mondo. Sono stati ripresi, dalla prima edizione della Treccani, fascismo e comunismo, «perché è cambiata tutta la storia, da allora». E fra le nuove voci che gli enciclopedisti hanno dovuto registrare ci sono Qualità della vita e Inquinamento, Intelligenza artificiale e Ingegneria genetica, Fondi comuni. di investimento e Privatizzazione, Andrologia e Divismo, Aids e Mafia. Ma ci sono anche segni più curiosi, come Giocattolo e Orologio, due voci a cui gli enciclopedisti tengono in modo particolare, perché sono la spia del nostro cambiamento attraverso gli oggetti. «La nostra ambizione è fare l'enciclopedia del Duemila», sostiene il responsabile dell'opera. «E i risultati mi danno ragione. Abbiamo già 40 mila copie prenotate, un fatturato di 40 miliardi». Dalla voce Lira, nel terzo volume, non si attendono notizie allegre. Ma per la Treccani il milione sembrano trovarlo in tanti. Giorgio Calcagno / beati e i dannati della Treccani fin ////""" ""/"//// /////""/ //'/////✓/, /✓////// /////////y ^N^/// /i//ft//i/„ ///*////////// /t ////*/////„;/ ✓//////////✓/ ////,'' ////✓////✓✓// ////( ///////"///S / ///////✓//// ///✓///////✓ #,,,'/''' ,/,//,'/"'/ '/„„'('' ///////////// "**/iéffff ////////// Zi////'"/' /'/////////

Luoghi citati: Burundi, Italia, Viareggio