Arafat: Italia, intervieni per i deportati

Aratati Italia, intervieni per i deportali MEDIO ORIENTE KNMHNNNNNMH Parte al Cairo il summit straordinario della Lega araba sulla questione degli espulsi da Israele Aratati Italia, intervieni per i deportali Un messaggio dall'Olp, Colombo è «pronto a dare un contributo» ROMA. Yasser Arafat appoggia il tentativo della diplomazia italiana di facilitare una soluzione al problema degli oltre 400 palestinesi deportati dal governo israeliano il 17 dicembre scorso. Il leader palestinese ha scritto una lettera in tal senso all'ambasciatore italiano a Beirut Giuseppe de Michelis de Slonghello, che ha fatto consegnare dal suo rappresentante personale in Libano Zeid Wehbeh proprio alla vigilia dell'arrivo di Emilio Colombo nella capitale libanese. Il ministro degli Esteri era ieri ad Amman, dove ha ribadito la sua disponibilità a favorire una risoluzione di una crisi che altrimenti rischia di compromettere una ripresa dei negoziati. Una soluzione definitiva non appare imminente. Ma per Colombo, che non ha voluto commentare la richiesta di Arafat di una mediazione italiana, una soluzione «graduale» permetterebbe per lo meno di sbloccare lo stallo sui negoziati di pace. Il ministro degli Esteri ha suggerito che si cerchi di risolvere immediatamente gli aspetti umanitari della vicenda, per poi concentrarsi su quelli politico-diplomatici. «Altrimenti - ha detto - un clima già difficile rischia di deteriorarsi». Le prospettive del negoziato sono state al centro della discussione che Colombo ha avuto con Re Hussein, per il quale «siamo ormai all'undicesima ora». Più si lascia passare il tempo, ha spiegato il monarca hascemita, più si avvantaggiano gli estremisti contrari alle trattative. «Questa - ha concluso - è forse l'ultima opportunità che abbiamo» per non farle morire. Del resto lo stesso Arafat ha chiesto il sostegno dell'Italia per risolvere la crisi dei deportati proprio mentre la sua linea di moderata apertura verso Israele viene duramente contestata dalle componenti palestinesi più radicali che non vogliono una ripresa dei negoziati. E non soltanto palestinesi: la crisi dei deportati sta fornendo un pretesto agli estremisti in tutto il mondo arabo per ostacolare una ripresa dei negoziati. Ieri al Cairo è cominciato il summit straordinario della Lega araba chiesto da Arafat e mentre i leader si riunivano migliaia di studenti sfilavano per le strade della capitale gridando slogan contro Israele. Il governo italiano è comunque convinto di poter svolgere un'utile mediazione in questa fase. E già prima di partire per il Medio Oriente aveva offerto a Gerusalemme «un proprio contributo» a una soluzione della crisi dei deportati, facendo valere «quei supporti di natura politica che sono nelle sue pos¬ sibilità». Le visite di Colombo ad Amman e Beirut fanno parte di un'ampia ricognizione in Medio Oriente che ha già portato il ministro a Gerusalemme, al Cairo e a Damasco e che riflette il desiderio dell'Italia di assumere un più alto profilo diplomatico in quell'area. Ieri ad Amman il portavoce della Farnesina Bruno Cabras ha tra l'altro confermato che la terza sessione dei colloqui multilaterali nell'ambito del processo di pace in Medio Oriente si terrà a Roma il 9 e il 10 febbraio. Alla riunione dovrebbero partecipare fino a 44 delegazioni. Ma Siria e Libano, che finora non hanno partecipato ad alcuna fase dei «multilaterali», probabilmente continueranno a rimanere assenti. Fra i palestinesi figureranno anche esponenti della diaspora, ma non quelli residenti a Gerusalemme e quelli affiliati all'Olp. I lavori saranno diretti dai danesi, che hanno la presidenza di turno della Cee. L'Italia sarà al tavolo della presidenza assieme a Stati Uniti, Russia, Giappone e Banca mondiale. Andrea di RobUant Re Hussein: «Siamo all'undicesima ora E' l'ultima occasione per salvare il processo di pace» Qui a fianco il leader dell'Olp Yasser Arafat e nella foto piccola il ministro degli Esteri Colombo [foto epa-afp)

Persone citate: Arafat, Bruno Cabras, Emilio Colombo, Re Hussein, Yasser Arafat, Zeid