Ecco la tv laica di Martini di Curzio Maltese
Ecco la tv laica di Martini Ieri l'esordio del cardinale, e don Gelmini conduce Rock Café Ecco la tv laica di Martini SI può raccontare l'Italia con due colpi di telecomando? Proviamo. Da ieri il notista politico e l'esperto di rock di RaiDue, rete laica e socialista, sono rispettivamente l'arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, e don Piero Gelmini, un sacerdote che lavora da anni per il recupero dei tossicodipendenti. Gelmini condurrà da febbraio «Rock Café». Martini ha già cominciato, ogni giorno alle 13,50, in coda al tg2 e a «Diogene», quando l'ascolto è ancora di 4-5 milioni di spettatori. Quindici riflessioni della durata di uno spot lungo, alla Fellini per intenderci: due-tre minuti. Poi il microfono passerà direttamente al Papa, secondo nuovo rito di santa romana RaiDue. Non è la prima volta che l'arcivescovo di Milano sottopone al giudizio dell'Auditel il suo mito di grande comunicatore. Martini era Uno dei testimoni dell'ultima campagna antidroga promossa dal ministero della Sanità, con Rita Levi Montalcini e l'inevitabile Di Pietro. Dei tre messaggi, il suo era parso il meno imbacuccato e polveroso. Aveva raccontato la parabola di un carceriere prima gentile e poi sempre più feroce. Senza mai citare parole come Dio, fede, Cristo, religione, cattolicesimo. Così ha fatto pure ieri, presentando il suo «Viaggio nel vocabolario dell'etica pubblica». Un voler ritornare su «parole chiave come etica, bene comune, responsabilità, diritto; sempre più spesso usate come sigle, senza capirne più bene il significato» «m questi tempi di transizione» e, ca va sans dire, di Tangentopoli. Il tutto nello stile loico, pragmatico, divulgativo che ha reso Martini Un celebre autore di best sellers (oltre un milione di copie per la lettera pastorale «Il lembo del mantello»), un culto della disastrata Milano laica e infine il bersaglio preferito delle ire di Giovanni Testori («Mi colpisce la sua sconcertante non profondità»). La prima puntata delle «Riflessioni» è scivolata sullo schermo come un «prossimamente». Da domani le opinioni, destinate come tutto ciò che passa in tv, a «far discutere». E' già divertente il gioco del telecomando. «Contro» l'arcivescovo di RaiDue, le reti Fininvest schierano la rubrìca di Vittorio Sgarbi, impegnato ieri e ogni giorno a insultare i magistrati milanesi e a difendere i tangentomani. Per la buona ragione che tutti siamo colpevoli, corrotti, abbiamo peccato ecc. Un vescovo che parla con gli accenti di Gobetti, un parlamentare liberale che invoca le indulgenze. E' il primo paradosso di un nuovo promettente anno tv. Curzio Maltese
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