E Roosevelt non Kennedy

Clinton visto da vicino Clinton visto da vicino E' Roosevelt non Kennedy L mondo è ancora sorpreso per la vittoria di IBill Clinton e si domanda quale sia il significato della svolta dell'America Troppe sono le incognite di un personaggio arrivato quasi all'improvviso al vertice degli Stati Uniti. Ma il fenomeno Clinton, visto dall'interno degli Stati Uniti, ha tutta una serie di motivazioni che fanno del nuovo Presidente un personaggio molto diverso da quell'oggetto misterioso che può apparire. Della decifrazione del fenomeno si occupa con molta efficacia un saggio essenziale di Ennio Caretto e Maria Giovanna Maglie: Presidente Clinton (Ed. Marsilio). I due autori - corrispondenti da New York, lui di Repubblica, lei del Tg2 - ricostruiscono la vita e la carriera di Clinton fino all'irresistibile ascesa che in novembre l'ha portato alla vittoria elettorale. Tutto questo sullo sfondo dell'America in crisi, con la sua economia stagnante, il declino di Bush e del reaganismo, fino a ieri imperante, le esitazioni della superpotenza rimasta sola a fare il gendarme del mondo. Si è detto che la vittoria di Bill Clinton si spiega soltanto come una scelta, quasi disperata, per allontanare dalla Casa Bianca un presidente, George Bush, incapace di capire i problemi interni degli Stati Uniti, preoccupato soltanto di salvare la sua immagine di protagonista del momento storico che ha segnato la fine della potenza sovietica e della guerra fredda. Ma Clinton, argomentano gli autori, non è soltanto la fuga dal reaganismo, dalle sue conseguenze negative sull'occupazione, sulla prosperità e sull'assetto sociale americano. Il giovane governatore dell'Arkansas ha saputo interpretare i sentimenti più profondi degli americani che vogliono il cambiamento, ha catturato la simpatia delle giovani generazioni comportandosi durante la campagna elettorale come uno di loro. Il maggior successo Bill Clinton l'ha avuto alla tv, quando ha partecipato a una trasmissione suonando il sassofono e cantic- chiando canzoni di successo. E nei discorsi alla gente nessun richiamo alla retorica della superpotenza, ma un continuo riferimento ai problemi concreti dell'economia, della lotta alla povertà, che è diventato un fenomeno diffuso da far pensare al grande dramma degli Anni Trenta. In questo senso, sottolinea il libro, Bill Clinton si pone oggi all'attenzione e all'aspettativa degli americani come un nuovo Roosevelt, più che come un nuovo Kennedy. E' visto come l'uomo del New Deal degli Anni Novanta. E a sostegno di questa immagine contribuisce fortemente la moglie Hillary, brillante avvocato che è stato elemento determinante per far superare al futuro Presidente le insidiose strettoie, e le trappole preparate dagli avversari repubblicani durante la campagna elettorale. Gli americani sembrano ora avere dimenticato tutte le ombre sul passato del loro Presidente, dalle avventure extraconiugali all'«imboscamento» per evitare alla fine degli Anni Sessanta l'arruolamento per il Vietnam. La campagna elettorale per le primarie cominciò con un Clinton che girava gli Stati Uniti con un aereo noleggiato, l'«Express One» in compagnia di giovani collaboratori malvestiti, chiassosi rappresentanti di quella grande area di «Fobs» (Friends of Bill) che sono stati un supporto irresistibile del futuro Presidente; la corsa si è conclusa con una vittoria netta, che ha smentito le previsioni di molti secondo cui il risultato finale sarebbe stato determinato da un fotofinish deciso da una manciata di voti in bilico tra i due contendenti. Ma se tante sono le speranze accese nella grande massa degli americani colpiti dalla crisi interna, misurarsi da presidente con gli enormi problemi che gli stanno di fronte sarà per Clinton la prova decisiva delle sue reali capacità. Lo spazio del mandato, quattro anni, appare oggi molto breve. Gianfranco Romaneilo Bill Clinton in una caricatura di David Levine [COPYRIGHT •THE NEW YORK REVlEWOFBOOKS>. ILPA E PER L'ITALIA •LA STAMPA»]