Tradite e abbandonate è l'ora della vendetta di Ferdinando Camon

il caso. Fra «Beautiful» e Buckingham Palace il caso. Fra «Beautiful» e Buckingham Palace Tradite e abbandonate è l'ora della vendetta il N amore dura quattro anni, dice una psicologa americana: quindi in ogni famiglia c'è una donna disamata, perché già quando finisce la luna di miele la passione comincia a declinare. Col primo figlio, è svanita. Guardate gli artisti, attori, registi, professionisti dello sport, insomma coloro che guadagnano così tanto da potersi permettere di variare la vita col variare dei sentimenti; si amano un anno liberamente, si sposano, fanno un figlio, stanno insieme un altro anno e poi ognuno per il suo destino. E' il cammino della coppia laica, in cui ognuno è legato all'altro. Nella coppia cattolica le cose cambiano: i due partner non sono legati tra loro, ma ciascuno è legato a un terzo polo, esterno e fisso, che non muta mai: è questo non-mutamento che rende possibile la concezione dell'indissolubilità del matrimonio. Il matrimonio non è indissolubile perché i due si amano sempre, ma perché il fatto che non si amino più non ha alcuna importanza. Se si tradiscono non occorre che se lo confessino, perché la confessione aprirebbe uno squarcio nella solidità della famiglia, l'unica cosa che conti. I giornali, in gran parte a gestione maschile, han lasciato cadere abbastanza presto la notizia della durata quadriennale dell'amore, ma le donne, e specialmente le psicologhe, ci han costruito sopra dibattiti e convegni. La morte dell'amore, il tradimento coniugale, il divorzio e quel che segue, è il grande tema della psicologia femminile. Un tema che ha conosciuto una soluzione americana (il matrimonio è un affare, il divorzio dev'essere un super-affare: quando ha accumulato due-tre divorzi, la donna possiede una tale montagna di dollari da poter fondare una dinastia), una soluzione europea (il matrimonio è per la vita, chi lo rompe deve uscire distrutto). Impossibile, e tutta letteraria, la soluzione tollerante: lei che sa tutto, fa finta di niente e collabora alla tresca. La raccomandava Svevo, nella Coscienza di Zeno. Più frequente la soluzione punitiva: lei che usa i figli come proiettili da sparare sul marito. La conosceva già Tolstoj, nella Sonata a Kreutzer. Basta che il marito alzi la voce, lei urla: «Bambini, vostro padre mi picchia!», e da quel momento il padre ha perso i figli. Recentissime e più praticate altre soluzioni: lei scopre tutto all'improvviso («Che sorpresa mi hai fatto!») e scappa («Che sorpresa ti faccio!»), o ne approfitta per ripescare un amante respinto («Il matrimonio è una prigione: se apri la porta, scappo anch'io»), o per costruire una coppia sghemba (con lo psicoanalista, che le darà amore e sesso verbali). La cronaca presenta due donne, in questi giorni, che incarnano il ruolo della tradita: Stephanie, protagonista di Beautiful, e Lady Diana. Hanno reazioni diversissime. Stephanie attua la reazione autodistruttiva: altissi- ma borghese, straricca, gelida, bionda con occhi blu, pareva una dominatrice, padrona della propria vita e delle vite altrui, destinata a restare sempre al vertice. Ma la telenovela adotta ormai la soluzione dei gialli: e conclude con i finali più inaspettati. Chi segue Beautiful ha visto ieri sera Stephanie finire, smemorata, come barbona: povera, sola, raminga, abbandonata da tutti e disprezzata da se stessa. Il marito l'ha lasciata per sposare fulmineamente la ragazza che doveva essere sposata dal figlio: un ratto familiare. Il fascino perverso di Beautiful sta nell'intreccio di incesti realizzati, sognati o mancati: il suo universo è la famiglia come fomite del sesso, tutti desiderano tutte, e la famiglia esplode. La famiglia, dice Darwin, è nata dalla repressione e dai tabù: prima dei tabù non poteva fissarsi. Beautiful rompe i tabù, reinventa l'eros libero, senza leggi, puro istinto: sveglia in ogni madre, figlia, moglie la donna naturale, pre-culturale, de-repressa. Per questo se ogni personaggio di Beautiful è peccatore, nessuna spettatrice è innocente. Nella morale del libero incesto, l'unica non-incestuosa, la madre Stephanie, è una perdente-nata, destinata a riversare su di sé il disprezzo che dovrebbe scaricare sul mondo in cui vive. Ma è una soluzione anomala, anzi arcaica: sempre più rara nel mondo femminile di oggi. Più apprezzata la soluzione alla Lady Diana. Man mano che si va precisando, la biografia di Diana appare tagliata in due parti: la mite, timida, dagli occhi bassi e dal sorriso spaventato, neo-sposina del candidato al trono più potente della Terra, e la tradita solitaria, inaccessibile, spietata, che escogita una vendetta al giorno, sbalordendo la stampa, gettando nella costernazione la famiglia reale, e nello spavento l'introverso marito traditore. Per anni Diana è stata sentita dalle donne come un personaggio che spariva nel sogno: sposava un principe, gli dava dei figli, viveva intoccabile nel fuoristoria dei palazzi reali. Aveva tutto, e anche di più. La cultura europea ha inventato il superuomo: questa era una superdonna. Adesso è un personaggio che scende dal mito nella vita: s'incarna, conosce le miserie, il pianto, la vergogna: ha meno di tutte, è una sotto-donna. Il momento più basso della sua parabola, e non c'è donna che non l'abbia avvertito, è stato quel dialoghetto col marito raccontato da testimoni: «Mi hai mai amato?», «Mai». Il «mai» racchiude il massimo della sua umiliazione. Perché lei era stata messa incinta, e dunque era stata amata e resa madre da un uomo che neanche in quel momento la desiderava, nemmeno la pensava, pensava a un'altra, Sulla donna messa incinta da un uomo che pensa a un'altra la letteratura femminile ha imbastito indagini interessanti. Una psicologa, Maria Acciaro, anni fa ha raccolto una serie di. sogni di donne incinte, le incinte-tradite o abbandonate sognano spesso di generare un serpente. Il serpente è la forma che assume nel ventre della donna il seme del traditore. La donna che nutre un serpente ha orrore di sé, che è la restitu zione dell'orrore che ha di lei, del suo corpo, il maschio-traditore E' il massimo dell'offesa, che esige il massimo della vendetta. Nei sogni delle incinte matura spesso, attraverso una simbologia scoperta, il progetto dell'aborto; hai messo incinta me ma amavi un'altra, questo seme non è mio, non lo voglio. O il furto del figlio: questo figlio è solo mio, se tu ami un'altra dovrai fartene uno con lei. Ma quasi sempre la vendetta va oltre: e nel caso di Diana assume un'importanza storica. Perché preparando il divorzio, Diana toglie al marito il trono, e lo cancella dalla storia per entrarci lei. In questo modo incarna al massimo grado il sogno non più della felicità femminile, ma della potenza femminile. Come un'eroina di Strindberg, usando le armi della fecondità e della maternità la sotto-donna diventa più potente del superuomo. E rientra nel mito. Ferdinando Camon La bionda Stephanie del serial televisivo si autodistrugge. Opposta la reazione di Lady D. E la sotto-donna batte il super-uomo Susan Flannery (Stephanie) in Beautiful. A destra disegno di J. Hallen

Persone citate: Diana, Maria Acciaro, Strindberg, Susan Flannery, Svevo, Tolstoj