I NOSTRI SOLDI di Mario Salvatorelli

r r I NOSTRI SOLDI Immobili, affari a medio termine "i ON sono laureato o diplomato in economia, ma è materia che mi ha sempre affascinato», scrive il signor C.G., di Torino, illustrandomi, poi, i suoi successi finanziari che giustificano ampiamente questo suo «incantamento». Infine, conclude, «qui viene la domanda: adesso che ho raggiunto un discreto capitale, sarei propenso ad acquistare un immobile, alloggio o locale-laboratorio, ma mi conviene con i prezzi così alti ? Tenga presente che la casa ce l'ho, e anche qualche altro immobile». Mi pare, dunque, di capire che il lettore vorrebbe acquistare un immobile per investimento. E, allora, gli rispondo che, anche e soprattutto a questo scopo, il momento, a mio giudizio, non potrebbe essere migliore, perché il mercato è completamente fermo, nessuno compra e, per conseguenza, nessuno vende e i prezzi sono quasi ovunque bloccati, se non, addirittura, in calo. E, questo, sia per le abitazioni (che tra l'altro, neppure si costruiscono), sia, e ancor più, per i locali adibiti o da adibire, a laboratorio, dato il ristagno, per qualche settore la vera e propria recessione, dell'economia. Questo ristagno, blocco o recessione che siano, dipendono, almeno in buona parte, dalle incertezze sul futuro, di chissà che cosa può succedere, e non solo in campo fiscale. Questa è la «sindrome da aspettative che sta attanagliando il nostro sistema economico», come scriveva l'altro giorno Alfredo Recanatesi, e alla quale finalmente, anche gli economisti più «togati», più allineati con i testi universitari, nei quali, almeno fino a ieri, le «aspettative» non figuravano, oggi concedono l'onore del riconoscimento. Ma non è che questa «sindrome» abbia cancellato possibilità e ambizioni della gente; le ha solo temporaneamente congelate o, se preferite, ipnotizzate. Domani, pertanto (un «domani» in senso storico che può corrispondere a un domani effettivo, di calendario, come a sei mesi, un anno dopo), quando il Paese uscirà da questa ipnosi, si accorgerà che, nel frattempo, le case per rispondere al desiderio di «star meglio» della popolazione, e all'inarrestabile tendenza a costituire nuclei familiari indipendenti (con l'ultimo censimento il numero medio dei componenti ogni nucleo è sceso al 2,9, cioè a meno di 3), sono diventate scarse, e che anche i locali da adibire a laboratorio non saranno sufficienti à rispondere alla ripresa economica. Così, com'è già successo in passato, al periodo di stasi, seguirà un vivace risveglio dei prezzi. E chi avrà acquistato oggi l'alloggio o il locale-laboratorio, potrà sveg I acqi I loca stropicciarsi le mani per la soddisfazione. «Ho avuto una vivace discussione con un mio amico, perché sosteneva che i Bot hanno gl'interessi anticipati, mentre io ricordavo un suo articolo sulla Stampa, dove lei affermava di no. Anche perché quando si prenotano in banca 10 milioni di Bot, a 12 mesi, per esempio, la banca preleva dal nostro c/c una somma inferiore, corrispondente al prezzo che, di volta in volta, viene stabilito all'asta dei titoli. Di conseguenza, forse ha ragione il mio amico. La ringraziamo se può chiarirci il quesito». Al lettore Pasquale Triolo, di Venaria Reale (Torino), rispondo con una lettera del prof. Pascal Dupont, del Dipartimento di Matematica dell'Università di Torino, che mi scrive per sottopormi una sua «risoluzione del problema (interessi dei Bot: anticipati o posticipati), che potrebbe essere considerata una puntualizzazione necessaria. Nella rubrica del 14 dicembre, io sostenevo la tesi della doppia verità (tesi che ho ribadito nella rubrica del 4 gennaio, successiva a questa lettera, datata 22 dicembre). Il professor Pascal Dupont afferma che «siamo di fronte a due interpretazioni, piuttosto che a due verità. Prima interpretazione: oggi spendo 9 milioni, fra un anno mi vengono dati 10 milioni, quindi mi vien dato un milione di interesse. Dico, perciò, che avrò l'interesse posticipato dell' 11,1% su 9 milioni. Seconda interpretazione: con una finzione matematica, dico che ho speso 10 milioni, e mi vien dato subito l'interesse di 1 milione. Dico che ho l'interesse anticipato del 10% su 10 milioni (metto cifre non aderenti alla realtà per semplificare i calcoli). S'impone, dunque, in ognuna delle due interpretazioni, la precisazione del tasso d'interesse e del capitale sul quale viene applicato». Fin qui la lettera del professore, che, in fondo, mi permetto dire che mi dà ragione. Infatti, io ricordavo che le stesse autorità monetarie, quando emettono i comunicati sull'andamento delle aste e sui relativi interessi dei Bot emessi, calcolano gl'interessi sulle somme effettivamente spese, come nella «prima interpretazione» di Pascal Dupont. Forse, in questa occasione almeno, Tesoro e Banca d'Italia rifuggono dalle «finzioni matematiche». Mario Salvatorelli

Persone citate: Alfredo Recanatesi, Pascal Dupont, Triolo

Luoghi citati: Torino, Venaria Reale