In Russia solo la musica è rimasta comunista di Cesare Martinetti

In Russia solo la musica è rimasta comuniste MOSCA Il governo di Eltsin, a sorpresa, emana una legge egualitaria e la Filarmonica scende in sciopero In Russia solo la musica è rimasta comuniste Stipendi uguali per tutti, dall'impiegato al direttore d'orchestra MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Yuri Temirkanov, direttore dell'orchestra filarmonica di Pietroburgo, ricorda bene quegli anni in cui la sua città si chiamava Leningrado e i suoi colleghi musicisti e danzatori cercavano di rimanere «al di là della cortina» ogni volta che andavano in Occidente. Temirkanov racconta che una volta, seccato della situazione, venne il primo segretario del partito comunista della città a parlare con il direttore del teatro: «Perché ti fai scappare i musicisti?». E il direttore rispose: «Scappano da te non da me». Non sono passati molti anni, sono cambiate molte cose, non la voglia di scappare dei musicisti di Pietroburgo. Adesso, scherza amaro Temirkanov, sembra che dal governo ci dicano: «Che state a fare ancora qui? Ormai avete il permesso di espa¬ trio». L'ultimo sgarbo, infatti, viene proprio dal governo post comunista, con una decisione che sembra presa nel più puro stile «egualitario» dei tempi della Rivoluzione: stipendi uguali per tutti gli «operatori della cultura», dall'impiegato, al direttore dell'orchestra filarmonica. E così Temirkanov è sceso in sciopero con il «collettivo» dei suoi professoii: non suoneranno fino a che il governo non ci ripenserà: «Nel grande Paese dove è nata la frase "la bellezza salverà il mondo", la bellezza continua ad essere umiliata». Ma com'è possibile una perequazione così spinta in un Paese che ha proclama riforme, privatizzazzioni e libero mercato? La rivoluzione degli stipendi nel pubblico impiego in realtà non è ancora stata ufficialmente pubblicata e pertanto non la si conosce fino in fondo. Si sa che sono state stabilite numerose fasce di retribuzione, ordinate però per amministrazione e non per mansioni, con lo scopo di riallineare i salari più bassi, ma con l'effetto di bloccare quelli più alti. L'abbandono e la crisi riguarda tutte le istituzioni culturali russe, ma la musica in particolare. Temirkanov dice che nelle orchestre di New York, Los Angeles e Boston suonano circa ottanta musicisti russi, ma guadagnano grosso modo cento volte il suo stipendio: cento dollari al giorno contro uno. «Eppure noi abbiamo scelto di tenere bassi i prezzi dei biglietti: assistere a un nostro concerto oggi costa come un caffè (35-40 rubli, grosso modo cento-cento venti lire). Ci sono musicisti di tutto il mondo che vengono a Pietroburgo ad esibirsi gratis solo per il piacere di suonare con noi. Ora però non si può più andare avanti». E se a Pietroburgo si piange, certo a Mosca non si ride. Prima di partire per gli Stati Uniti per una tournee di un mese, Mikhail Pletniov, direttore dell'orchestra sinfonica nazionale russa ha confessato tutta la sua delusione alle Rossiskie Vesti. Dopo due anni di vita dell'orchestra, successi ed applausi in tutto il mondo, Pletniov e i suoi uomini non sono ancora riusciti ad ottenere una sala per provare. Continuano a suonare in un salone inadatto alla musica solò grazie alla cortesia dell'agenzia giornalistica Novosti. «Abbiamo sponsor che ci aiutano, ma i burocrati non ci danno i permessi. Prima dell'ultima tournée in Giappone, abbiamo passato alcune ore davanti all'ingresso dell'ufficio del ministro della Cultura Sidorov: non ci ha ricevuti. Quando siamo scesi dall'aereo a Tokyo, gli organizzatori del concerto avevano preparato un dépliant sull'orchestra in cui si leggeva anche un giudizio molto elogiativo del ministro». Cesare Martinetti

Persone citate: Eltsin, Mikhail Pletniov, Pletniov, Temirkanov, Yuri Temirkanov