IL SONNO D'OCCIDENTE

IL SONNO D'OCCIDENTE IL SONNO D'OCCIDENTE NON so se i politici d'Europa siano ancora in grado di ascoltare le parole del Papa, sordi come sono - e ciechi - di fronte a quel che accade in Bosnia-Erzegovina. Duecentomila morti, ventimila donne violentate, milioni di profughi: un popolo soffre il genocidio, Troia brucia di fronte a noi, l'aggressore prende ancora una volta Andromaca e le troiane, ancora una volta ingravida le spose dei vinti perché si spenga l'odiata stirpe nemica, e i politici d'Europa non stanno neppure più a guardare: dormono, mentre gli assassini purificano le razze e le etnie, il sonno dell'indifferenza. L'allarme di Giovanni Paolo II è un grido nel deserto, da molti mesi. «Fermate la mano che uccide», cominciò col dire in agosto, e ad Assisi in questi giorni ha ripetuto l'appello, quasi disperato ormai. Come si spiega l'indifferenza, come il sonno degli occidentali «di fronte a simile tragedia»? Come potrà l'Europa digerire tanta morte, senza sprofondare essa stessa nella morte? Per la prima volta il Pontefice prega non solo per la «ricostruzione del Vecchio Continente», ma per la sua «sopravvivenza». E' come se dicesse, ai Barbara Spinoli! CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Giovanni Paolo Ii

Luoghi citati: Assisi, Bosnia-erzegovina, Europa, Troia, Vecchio Continente