Gianluca hai visto che era un errore? di Marco Ansaldo
U Gianluca, hai visto che era un errore? TRA AFFETTO E NOSTALGIA U GENOVA NA belinata». Ti introduci nella Genova di Vialli e ti imbatti nel giudizio lapidario con cui si liquidano in queste terre le scelte sballate. Eh sì, il popolo della Samp non ha dubbi. Il Gianlucaccio, che arriva da avversario, non doveva andarsene da qui: non avrebbe vinto nulla, esattamente come sta facendo neDa Juve, ma avrebbe mantenuto le abitudini più care. «Cosa ha guadagnato nel cambio? Ha perso il posto in Nazionale e lo hanno sbattuto lontano dal gol, la prossima volta lo faranno giocare terzino. Sta pagando ima situazione grottesca», osserva Enzo Tirotta, il capo degli ultras. Tirotta è un testimone particolare. Nessun tribunale lo accetterebbe a deporre su Vialli, che ' uno dei suoi amici più stretti. Ma per tutti il distacco è fresco, i ricordi pure. «E' sempre stato un perfezionista, persino nei rapporti con la medicina - rivela il medico, il dott. Vassallo -. Prima dei Mondiali volle che lo sottoponessi ai test sull'intolleranza alimentare: scoprimmo ad esempio che la soia e l'aglio riducevano la sua capacità di reggere allo sforzo. Credo che non abbia più toccato un cibo che li contenesse». «E con gli anni ha sviluppato una massa muscolare impensabile - aggiunge il preparatore atletico Focardi -. Senza culturismo. Solo con il lavoro». In città si avverte la febbre curiosa dell'evento. Il ritorno è il ritorno, con il suo rituale di lacrime e di applausi, di cose banali e straordinarie, di lenzuola stese in curva, come il giorno dello scudetto, e di un pallone a forma di cuore, alto dieci metri, che resterà appeso nella gradinata. Ma, sotto sotto, il Gianlucaccio troverà un rimprovero bonario: «Te l'avevamo detto, lascia perdere, rimani». La storia di Vialli è in fondo la lezione della vita: si può essere molto felici, però manca sempre qualcosa per esserlo completamente. Nella Samp lui vedeva i difetti di una società esclusa dallo scontro stellare tra il Milan e la Juve, fatto di investimenti, di risorse, di televisioni, di potere. «Oggi - dicono gli amici - forse baratterebbe tutto questo con le piccole cose che ha perso». Si racconta di lunghissime telefonate e di fughe genovesi anche nelle ore più impensate. «Fino a qualche tempo fa piombava da me anche due volte la settimana per una pizza e una partita a carte», confida Carmine Vaccaro, il proprietario del ristorante Piedigrotta. Fu qui che si festeggiò lo scudetto, dopo la vittoria a S. Siro contro l'Inter, con un poker-strip che lasciò Vialli come l'ha fatto mamma. E, davanti a una pizza margherita, il Gianlucaccio salutò la compagnia il giorno della firma con la Juve. «Piangeva come un vitello, gli altri clienti si fermavano a guardarlo», racconta chi c'era. Le visite, negli ultimi tempi, si sono rarefatte. Vialli viene a Genova ima, al massimo due volte al mese, dorme a casa di Bonetti. Giovedì prossimo ci tornerà perché da «Edilio», il ristorante proprio a fianco di Marassi, si ritroveranno Biancaneve e i sette nani, cioè i membri del club più esclusivo del mondo: otto persone, compreso Vialli, Mancini e Paolo Borea, d.s. della Samp. Si scambieranno i doni di fine anno. Povere cose: statuette di legno, spille, distintivi. «Gianluca ci ha regalato un accappatoio con il nostro simbolo. Niente di importante ma era un bel modo di stare insieme e di vivere». E di studiare le trame del mercato della Samp, aggiungono i maligni. Ora nel club i nani sono sei. «Non l'abbiamo voluto sostituire, lui sa che quando vuole è ancora dei nostri», spiega Borea. Certo, fa sorridere che un ragazzo famoso, coccolato, ricchissimo, resti avvinto a delle goliardate. «Eppure ci siamo divertiti molto - racconta Claudio Bosotin, il magazziniere, ex leader del popolo tifoso - inventando le acconciature dopo le vittorie, le foto in costume, i tatuaggi blucerchiati. Abbiamo comprato anche due Cadillac. La sua, bianca e azzurra, del '63, è ancora in garage a Quinto. Volevamo prenderci anche due Harley Da¬ vidson, ma come si fa? Lui è partito e a Torino fa freddo, mica si va in moto». La distanza sbiadisce i progetti. «Dovevamo cominciare un corso di paracadutismo, non se n'è fatto nulla. Ma non dispero», insiste Bosotin. Ma il Vialli avversario impaurisce, oppure no? C'è chi teme che l'emozione finirà per bloccare i blucerchiati, anche se Vierchowod si dichiara pronto a tirargli due calcioni, se servono, e Mancini, con affettuosa ironia, chiama l'ex gemello «Zeffirelli». Tutti alla Samp sorridono all'idea che la Juve ne voglia fare un regista. Ma molti temono il suo carisma di leader nelle occasioni che contano. «A Sofia, con la Stella Rossa - racconta Borea temevamo un altro Heysel, con mogli e amici in tribuna. Gianluca chiamò i compagni e li obbligò a cantare gli inni della Samp: la paura svanì e giocammo la partita più straordinaria che abbia mai visto». Chissà se nel frattempo ha imparato pure le canzoni della Juve. Marco Ansaldo «Nella Juventus paga una situazione folle» Giovedì grande festa coni vecchi amici Il presidente della Samp Mantovani oggi non sarà in tribuna a Marassi
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