Dio è infinitamente giusto perciò difendo l'inferno

18 discussioni. Buttiglione risponde a Delumeau Dio è infinitamente giusto perciò difendo l'inferno JEAN Delumeau se la prende, sulla Stampa del 7 gennaio, con una versione tetra e cupa del cristianesimo e in particolare del cristianesimo cattolico, che ha posto l'accento sul peccato originale e più in generale sul peccato dell'uomo, fino al punto di oscurare l'immagine del Dio «infinitamente buono» che è propria del cristianesimo. Come non essere d'accordo con lui? In tutti gli italiani che hanno più di quarant'anni ristagna il ricordo del moralismo soffocante di una Chiesa pronta a promettere l'inferno per mille piccole mancanze e a condizionare la salvezza eterna alla lunghezza delle maniche o dell'orlo delle gonne delle ragazze. E tuttavia se riusciamo a riemergere dai nostri traumi e dalle nostre nevrosi infantili e a ragionare come adulti che hanno una qualche esperienza della vita, il consenso alle tesi di Delumeau sfuma ed egli piuttosto ci sembra complice di quella generale e terribile banalizzazione dell'esistenza che costituisce, dentro e fuori della Chiesa cattolica, la vera grande eresia del nostro tempo. Una eresia, si badi bene, rivolta insieme e indissolubilmente contro Dio e contro l'uomo. Possiamo indicare questa eresia con l'espressione umanitarismo. Per essa Dio deve essere infinitamente buono, ma non anche giusto; del peccato è meglio non parlare; il diavolo va espulso dall'immaginario collettivo e così anche l'idea di crimine e di pena. Tutto deve essere sdrammatizzato come nei giochi da bambini o nelle farse in cui alla fine i morti si rialzano dalla polvere e ringraziano insieme con i loro uccisori il pubblico che applaude. Chi ha vissuto davvero sa invece che esistono nella vita individuale e nella storia collettiva delle nazioni colpe che non si possono così facilmente né perdonare né espiare perché chi muore muore davvero e per sempre e il male fatto è irrevocabile. L'ebreo che a distanza di tanti anni non vuole sentire parlare di perdono per chi ha fatto passare i suoi cari per il camino, il genitore del bambino violentato e assassinato che si rifiuta di chiedere grazia per l'assassino, l'uomo tradito da chi ha sinceramente amato e consegnato al carnefice dalla sua donna o dai suoi amici conoscono un'altra verità. Le vittime conoscono un male che non può essere ridimensionato da nessuna analisi sociopsicologica, che non può (umanamente) essere perdonato. La stessa verità conoscono il carnefice, il traditore, colui che per il piacere di un giorno ha travolto e distrutto la vita dell'altro. La stessa verità sa ognuno di noi che, almeno una volta nella vita, è stato vittima ed è stato carnefice. f Per questo Dio non può essere infinitamente buono se non è anche infinitamente giusto, e la sua misericordia è infinitamente (Ufficile da spiegare e da comprendere. Per questo essa è un mistero. Per questo ha una sua profonda razionalità anche l'idea cristiana del diavolo. Il diavolo è il mentitore, colui che inganna. L'idea del perdono diventa più facile quando posso pensare che colui che mi ha tradito lo ha fatto perché a sua volta tratto in inganno da un più grande potere del male e che, se fosse stato in se stesso, se avesse davvero capi- to ciò che stava facendo, mille volte avrebbe preferito morire. Otello senza Jago sarebbe rigorosamente imperdonabile. Ma alla fine, quando tutto sarà chiaro, potremo ritrovare l'amore che il tradimento aveva distrutto ma che in realtà non aveva mai cessato di vivere nel segreto dei cuori. In questo consiste la grazia misteriosa del perdono che non è la amnistia burocratica di un Dio la cui infinita bontà si spiegherebbe solo con la sua lontananza dalla concreta sofferenza dei perseguitati. Possiamo, con Hans Urs von Balthazar, sperare che l'inferno sia vuoto. Non possiamo negare l'evidenza che quanto meno è bene che ci sia. Se conosciamo il mondo, infatti, abbiamo certo incontrato più di qualcuno che merita di andarci e se conosciamo noi stessi sappiamo di meritare di andarci anche noi. Se chiudiamo gli occhi su questa realtà del male e della disperazione dell'uomo per rifugiarci in un mondo da soap opera in cui tutto alla fine si aggiusta non ci allontaniamo soltanto dalla nozione cristiana di Dio ma perdiamo anche il gusto aspro della vita vera e il senso del dramma umano. Ci riduciamo a essere uno del branco degli ignavi che, per non aver avuto il coraggio di vivere da uomini, non meritano neppure di andare all'inferno. Rocco Buttiglione Chiudere gli occhi davanti al male vuol dire rifugiarsi in un mondo da soap opera. E' l'umanitarismo la vera eresia di oggi Cacciari e, alla sinistra, Buttiglione. Sopra, l'inferno visto da Bosch

Persone citate: Buttiglione, Cacciari, Delumeau, Hans Urs, Jago, Rocco Buttiglione